Giornate fredde e senza sole: nei mesi invernali si riducono drasticamente le scorte di vitamina D, fondamentale per il benessere delle ossa. La fonte principale di questa vitamina è infatti la luce solare (raggi UVB) e durante l’inverno la sintesi è minima e si riduce sempre più, soprattutto con l’avanzare dell’età, tant’è che nelle persone anziane è 4 volte inferiore rispetto ai giovani, con un rischio quadruplicato di malattie come l’osteoporosi. <La vitamina D infatti consente l’ottimizzazione della disponibilità del calcio, trasformandosi a livello epatico in calcifediolo che interviene nei processi di mineralizzazione dell’osso> conferma la professoressa Maria Luisa Brandi, docente di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo all’Università di Firenze e presidente della Fondazione FIRMO. <Poca vitamina D aumenta il rischio di osteoporosi che interessa nel nostro Paese ben 5 milioni di persone, soprattutto donne: dopo i 50 anni, una donna su tre e un uomo su cinque rischiano di vedere il loro scheletro sempre più fragile, rischio che per le donne supera quello del tumore mammario, ovarico e uterino messi insieme e per gli uomini è più elevato del cancro alla prostata. Per prevenire questa malattia, è indispensabile un’adeguata disponibilità di vitamina D che assicuri il controllo giornaliero del metabolismo osseo. Se la produzione di questa vitamina nella cute si riduce drasticamente durante l’inverno, a causa della scarsa esposizione al sole e i cibi che la contengono (soprattutto salmone e sgombri) dovrebbero essere assunti a dosi troppo elevate (almeno tre volte a settimana), si rende necessaria un’integrazione con calcifediolo>. A tal proposito sono state pubblicate anche in Italia le prime Linee guida per la prevenzione e il trattamento delle carenze da vitamina D che suggeriscono, in accordo con le raccomandazione dell’International Osteoporosis Foundation (www.iof.it), un apporto di 600 UI nei soggetti da 1 a 70 anni e di 800-1000 UI dopo i 70 anni, per ridurre il rischio di caduta e di frattura.
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