COME SI VIVE DOPO UN TUMORE AL SENO?

Oggi sopravvivere a un tumore al seno non è più un problema: dopo 5 anni dall’intervento, l’87% delle donne operate vive e sta bene. Ma quali difficoltà devono affrontare queste donne? Quali conseguenze può lasciare un tumore come questo nella loro vita? Per quanto tempo devono continuare ad assumere le terapie per essere protette dalle recidive?

A questi interrogativi hanno risposto esperti di fama mondiale, riuniti in questi giorni al Congresso internazionale organizzato all’Ospedale Regina Elena di Roma.

<Tra le problematiche che deve affrontare una donna dopo un tumore al seno c’è il controllo dei sintomi da carenza estrogenica, causata da terapie come il tamoxifene che provoca la scomparsa delle mestruazioni> spiega la dottoressa Patrizia Vici, oncologa dell’Istituto Regina Elena e promotrice del Congresso. <In questi casi la paziente si trova a dover affrontare una menopausa precoce e improvvisa, con tutti i sintomi ad essa correlati (vampate, atrofia vaginale, rischio di osteoporosi)>. Come intervenire? <Non potendo prescrivere terapie ormonali sostitutive, che aumenterebbero il rischio di ricomparsa del tumore, occorre valutare di volta in volta quei farmaci adatti per i singoli sintomi> puntualizza il dottor Luciano Mariani, ginecologo oncologo dell’Istituto Regina Elena. <Per il controllo delle vampate si possono prescrivere, ad esempio, molecole che agiscono su alcuni neurotrasmettitori come la serotonina o, nei casi in cui il punto debole della donna sia l’osteoporosi, terapie specifiche come i bisfosfonati>.

A queste problematiche, che si ripercuotono sulla qualità di vita, si aggiunge il grosso rischio, provocato dalla chemioterapia, di compromettere la fertilità, considerando che il 20-30% delle donne colpite da tumore è ancora in età fertile. Dai dati presentati al Congresso solo il 3-7% delle donne operate riesce a portare avanti una gravidanza. <La valutazione della fertilità, prima e dopo i trattamenti chemioterapici, è un aspetto molto importante> sottolinea il dottor Enrico Vizza, responsabile della Ginecologia oncologica dell’Istituto Regina Elena e della Banca del Tessuto ovarico della Regione Lazio. <Nel nostro Istituto sono stati introdotti di recente due nuovi test ormonali (inibina B e ormone anti-Mulleriano) che consentono di valutare meglio la fertilità, prima e dopo il trattamento chemioterapico. In aggiunta, vengono proposte alla donna tecniche per la conservazione di ovociti e di tessuto ovarico che potranno offrire una sicurezza in più per una futura gravidanza>.

Paola Trombetta

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