CIAK SI GIRA… LA STORIA VERA DI UN TUMORE A LIETO FINE

Sono circa un’ottantina i film della cinematografia internazionale i cui protagonisti, colpiti da tumore, raccontano la loro malattia. Ma quasi sempre il finale è tragico. E l’emozione suscitata dal film rende ancora più toccante il vissuto di questi malati. Per dare un messaggio di speranza alle tante persone, in particolare donne, malate di tumore, in occasione del Festival del Cinema a Roma, l’Associazione Salute Donna Onlus e la Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO), con il sostegno di MSD, hanno lanciato il progetto ONCOMovies, per sensibilizzare i pazienti e i medici sulla qualità di vita dei malati oncologici che potranno diventare essi stessi protagonisti di un film. Dal 15 novembre al 30 gennaio 2013, i pazienti potranno inviare al sito: www.nonausea.it le loro testimonianze di malattia che diventeranno lo spunto per la realizzazione di un cortometraggio che verrà presentato il prossimo anno al Festival del Cinema di Roma.
<Chi è malato di cancro è spesso lasciato solo, nella gestione della malattia, soprattutto delle conseguenze sulla qualità di vita, come i devastanti effetti collaterali della chemioterapia>, fa notare Anna Maria Mancuso, presidente dell’Associazione Salute Donna Onlus (www.salutedonna.it) che da vent’anni si occupa delle donne che hanno un tumore. <A 32 anni ho scoperto di avere un cancro al seno e da allora ho sempre lottato per combatterlo, con interventi chirurgici spesso demolitivi, e devastanti sedute di chemioterapia che mi rendevano la vita impossibile, soprattutto a causa delle pesanti nausee di cui soffrivo. All’epoca avevo un bimbo piccolo e il mio ruolo di madre e di moglie è stato molto compromesso da improvvisi e continui attacchi di vomito che non mi davano tregua. Per fortuna oggi esistono farmaci efficaci che consentono di evitare queste incresciose situazioni. Il messaggio che vorrei comunicare a gran voce è questo: di cancro si può vivere e la qualità di vita deve essere assolutamente salvaguardata! Oggi esistono terapie sempre più mirate per sconfiggere i tumori ed anche farmaci che riducono gli effetti collaterali della chemioterapia: non dobbiamo avere preclusioni o ingiustificate paure. Di tumore, oggi, si può guarire!>.
Molte donne però sono ancora angosciate dalla diagnosi di tumore e dai possibili effetti collaterali della chemioterapia. Un’indagine condotta su 855 pazienti, “L’impatto dei trattamenti oncologici sulla qualità di vita dei pazienti”, promossa da Salute Donna e SIPO, ha confermato che la chemioterapia condiziona in modo rilevante la normale gestione delle attività domestiche (61,6%), l’attività lavorativa (63,9%) e la vita sessuale (63,7%). La nausea e il vomito sembrano essere gli effetti collaterali più sofferti e temuti (65,4%), addirittura più della caduta dei capelli (35,9%).
<Per questo è fondamentale il colloquio medico-paziente, non solo nella comunicazione della diagnosi, ma nella rassicurazione sulla qualità di vita>, puntualizza la dottoressa Anna Costantini, presidente della Società Italiana di Psico-Oncologia (www.siponazionale.it) e direttore dell’Unità Operativa di Psico-Oncologia dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma. <Uno degli aspetti spesso sottovalutati riguarda anche la ripresa della vita sessuale che, nelle donne con tumore, è particolarmente delicata, a causa di interventi chirurgici, spesso invalidanti che modificano l’immagine corporea. E per i pesanti effetti collaterali della chemioterapia, come nausea e vomito, che debilitano l’organismo>. Oggi esistono farmaci per ridurre questi effetti (aprepitant) che vengono raccomandati anche dalle Linee guida. <Purtroppo capita spesso che il medico non prescriva subito queste terapie efficaci e che le donne non osino richiederle, perché temono poi di dover sospendere le cure contro il tumore>, fa notare la dottoressa Domenica Lorusso, dell’Unità di Oncologia ginecologica dell’Istituto dei Tumori di Milano. <Non sempre inoltre sono prescritte le terapie consigliate dalle Linee guida: solo un paziente su tre riceve i farmaci efficaci>. Lo conferma lo studio prospettico PEER (Pan European Emesis Registry), condotto su 1128 pazienti in 8 Paesi europei, compresa l’Italia, dove addirittura si registra che solo nel 55% dei casi si prescrive una terapia anti-nausea corretta. Per questo ben vengano le iniziative, come il progetto ONCOMovies (www.oncovip.it) per incentivare la corretta presa in carico da parte del medico, non solo della malattia, ma della “persona” malata, salvaguardando però la qualità di vita.

di Paola Trombetta
 

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