Cistite interstiziale, che maledizione! Non passa e si protrae negli anni, anche dopo varie terapie antibiotiche. I sintomi che provoca (dolore al basso ventre con senso di pesantezza, urgenza e stimolo frequente a urinare, bruciori alla minzione), all’inizio appaiono molto simili a quelli di una comune cistite, ma poi aumentano di intensità arrivano a minare in modo pesante la qualità di vita. Un vero tormento, per lo più femminile (il rapporto con il sesso maschile è di 5 a 1), che nulla ha a che vedere con la cistite di origine batterica. Si tratta infatti di un’infiammazione cronica dolorosa della vescica, una patologia rara (riguarda in Italia circa 30mila persone), dall’origine ancora sconosciuta, seppure la ricerca sia in piena evoluzione, con avanzamenti che riguardano terapie mirate ad alleviare i sintomi e garantire una migliore qualità di vita al paziente.
Se ne è parlato di recente a una Conferenza mondiale a Roma, “Bladder pain syndrome/Interstitial cystitis: a new insight into a puzzle”, organizzata dalla Società Europea (Essic) che studia proprio questa patologia. Un’occasione scientifica straordinaria, che ha riunito i maggiori esperti internazionali, per fare il punto sulle più recenti acquisizioni in termini di diagnosi e terapia.
La ricerca italiana apre promettenti prospettive terapeutiche
«Alla base della cistite interstiziale, tra le varie ipotesi, si evidenzia l’alterazione del rivestimento della mucosa della vescica con una diminuzione dei suoi componenti (GlicosAminoGlicani GAG), l’iperproduzione di mastociti e l’infiammazione neurogena. Su questi punti si focalizzano le più recenti novità terapeutiche, frutto della ricerca italiana», spiega il professor Mauro Cervigni, presidente del Congresso, direttore dell’Unità operativa complessa di Uroginecologia, dell’Ospedale San Carlo IDI di Roma (Responsabile del Centro di riferimento per la cistite interstiziale dello stesso ospedale). «L’avanzamento terapeutico è rappresentato da due farmaci. Uno agisce sulla degranulazione dei mastociti – responsabili del dolore alla vescica – riducendo infiammazione e la sindrome dolorosa. Si tratta di una molecola a base di palmitoiletanolamide (PEA), a somministrazione orale. L’altro invece esercita la sua azione a livello locale sugli strati interni chiamati GlicosAminoGlicani (GAG) della mucosa vescicale, che in questi casi risulta assottigliata: si tratta di un derivato naturale dell’acido ialuronico più condroitin solfato che, istillato all’interno della vescica una volta la settimana, riesce a ripristinare i GAG assottigliati rendendo il disturbo meno grave. Entrambi i prodotti hanno una percentuale di risposta intorno al 60-70 per cento. Sono opzioni terapeutiche già disponibili, a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale».
I due farmaci sono supportati da diversi studi scientifici. E’ in corso un trial multicentrico nazionale coordinato dal S.Carlo-IDI per valutare l’efficacia e la validità dell’acido ialuronico più condroitin solfato nel trattamento della patologia. «Si tratta di una sperimentazione molto importante – dice Cervigni – la prima a livello nazionale e internazionale. Ha l’obiettivo di verificare l’efficacia di un farmaco che, secondo primi studi da noi condotti, era già risultato interamente potente nella cistite interstiziale». I risultati dello studio saranno presentati entro quest’anno.
La diagnosi tempestiva è fondamentale. Studi recenti dimostrano che, ancora oggi, per la diagnosi di cistite interstiziale passano in media dai 3 ai 5 anni e vengono consultati dai 5 ai 7 specialisti, dall’urologo al ginecologo, al chirurgo generale, il chirurgo del dolore, fino al neurologo. «In questo caso il professionista da consultare è l’uroginecologo o uno specialista che si interessa della patologia. E’ fondamentale arrivare in modo tempestivo a una diagnosi corretta, per evitare che la patologia evolva in complicanze». La cistite interstiziale è infatti associata a patologie, come la fibromialgia, la sindrome della stanchezza cronica, la sindrome dell’intestino irritabile, il morbo di Chron, la vulvodinia, l’emicrania, l’endometriosi, la sindrome di Sjogren, il Lupus eritematoso, le disfunzioni del pavimento pelvico.
«La cistite interstiziale è una malattia impegnativa, ma non ci si deve rassegnare. A supporto del paziente, ci sono oggi diversi Centri di riferimento, nonostante si tratti di una malattia rara. Sono disponibili terapie e indagini diagnostiche avanzate in grado di riconoscere la malattia tempestivamente e trattarla in maniera adeguata. Fino a circa 7-8 anni fa, disponevamo di pochi presidi. Con l’avanzamento delle conoscenze e della tecnologia, abbiamo raggiunto straordinari traguardi e nei prossimi 2-3 anni, raggiungeremo acquisizioni veramente importanti ».
L’elenco dei Centri di riferimento sul territorio nazionale, lo si può trovare sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (www.iss.it/cnmr/). Per i pazienti e famiglie, è inoltre attiva l’Associazione Italiana Cistite Interstiziale (AICI). Per informazioni: www.aicionlus.org.
di Luisa Romagnoni