PSORIASI: SE LA CONOSCI LA CURI

E’ un disagio per molti e rappresenta ancora uno stigma. Chi ha la psoriasi tende a nascondere le lesioni cutanee, più evidenti con l’arrivo della primavera. E chi vede queste lesioni, ha ancora il tabù che si tratti di una malattia contagiosa. «La parrucchiera si è addirittura rifiutata di lavarmi i capelli quando si è accorta che avevo delle squame rossastre sul cuoio capelluto», si rammarica Silvia, che da tre anni soffre di una forma di psoriasi moderata.

Per far conoscere la malattia ed evitare il pregiudizio, è partito in questi giorni lo spot “Hai la psoriasi? Non nasconderti!”, che sarà trasmesso fino al 10 aprile in 500 sale cinematografiche italiane, nell’ambito della Campagna d’informazione nazionale promossa da A.DI.PSO, l’Associazione per la difesa degli Psoriasici (www.adipso.org), con il patrocinio di due importanti società scientifiche, l’Associazione Dermatologi Ospedalieri (www.adoi.it) e la Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica e delle Malattie sessualmente trasmesse (www.sidemast.org) e il contributo di LEO Pharma. Testimonial dello spot (sul sito www.momentinfo.net) l’attrice Maria Grazia Cucinotta.

Perchè uno spot al cinema? «Le sale cinematografiche sono importanti luoghi di aggregazione dove è possibile veicolare al grande pubblico le problematiche legate alla psoriasi, una malattia a forte impatto sociale che colpisce circa 2 milioni e mezzo di persone, soprattutto donne», dichiara Mara Maccarone, Presidente dell’Associazione A.DI.PSO.

Nonostante siano disponibili diverse terapie topiche, e di recente anche nuove formulazioni in gel efficaci e pratiche, la forma più diffusa di psoriasi, quella lieve-moderata, è spesso sottovalutata dai pazienti e non adeguatamente trattata.

«All’inizio, quando ci si accorge delle lesioni cutanee, le persone sono portate a nascondere il problema, a sottostimarlo, sperando che prima o poi le chiazze possano scomparire da sole, chiedendo magari consigli ad amici e parenti: poi col passare dei mesi si rendono conto che è arrivato il momento di affrontare la questione e rivolgersi a un dermatologo», puntualizza la dottoressa Ornella De Pità, past President di ADOI.

Il disagio maggiore si riscontra nella vita quotidiana: le cure continue che richiedono molto tempo, la sfiducia nei confronti di trattamenti non del tutto soddisfacenti, le informazioni non sempre corrette sulle nuove terapie, la disaffezione verso il medico curante. Una vita difficile quella delle persone affette da psoriasi, che tendono a sottovalutare la malattia sia con se stessi sia con gli altri.

«Purtroppo questa malattia viene percepita dall’opinione pubblica in modo distorto, perché la maggior parte delle persone si fermano all’impatto negativo iniziale determinato solo da un problema estetico e non capiscono gli aspetti di natura psico-sociale che ne conseguono», spiega Maccarone. «Qualità di vita compromessa, problemi affettivi e relazionali, tabù e pregiudizi: con queste realtà devono fare i conti le persone affette da psoriasi, anche nella forma lieve-moderata. Il problema principale diventa il “confronto quotidiano” negli ambienti di lavoro, nelle scuole, in palestra, dal parrucchiere e d’estate soprattutto al mare e in piscina».

«Molte persone affette da psoriasi non sanno che la loro malattia oggi si può curare, anzi si “deve” curare», osserva il professor Andrea Peserico, presidente SIDeMaST. «Tanti pazienti sono stati delusi da precedenti terapie e sono scoraggiati: fino a poco tempo fa i trattamenti topici erano poco gradevoli, molto untuosi, complicati da usare, spesso più volte al giorno. E’ oggi disponibile una nuova formulazione in gel, associazione di un derivato della vitamina D (calcipotriolo) e di un cortisonico (betametasone), che facilita il trattamento, migliora l’aderenza alla terapia e i risultati. Ma è anche necessaria una concreta collaborazione tra paziente e dermatologo, il quale deve essere capace di andare oltre la diagnosi e la prescrizione dei farmaci, per entrare nella quotidianità della persona e creare quell’empatia necessaria alla buona riuscita dei trattamenti».

di Paola Trombetta 

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