VADEMECUM PER IL VIAGGIATORE ACCORTO

Le malattie non vanno in vacanza. Ma troppi italiani sembrano dimenticarsene: nei luoghi di villeggiatura abbassano la soglia di attenzione e precauzioni, normalmente adottata durante il resto dell’anno, sottovalutano i fattori di rischio e non seguono comportamenti corretti al contesto alimentare e igienico in cui soggiornano. E molti di loro finiscono col contrarre patologie e infezioni tipiche del viaggiatore, a volte anche importanti: diarrea, epatiti A o B, malattie sessualmente trasmesse, malaria nei paesi tropicali. Colpa della disattenzione o della sprovvedutezza a una adeguata profilassi o preparazione al viaggio che si intraprenderà. Invece partire in sicurezza e informati è garanzia di un periodo di relax trascorso in tranquillità.

«Oggi esistono fonti attendibili, come il sito del Ministero della Salute (www.viaggiaresicuri.it), nel quale reperire notizie sui luoghi, le situazioni sanitarie e gli eventi delle mete di destinazione, così come sulle vaccinazioni necessarie da effettuare per premunirsi da malattie specifiche al quale il nostro organismo non è immunizzato – spiega il professor Fabrizio Pregliasco, ricercatore al Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano. O, ancora, vi sono delle “app” per iPhone e iPad che tutelano il viaggiatore, soprattutto i lavoratori, in funzione sia della zona a rischio sia del tipo di soggiorno».

Fondamentali sono infatti sia la durata di permanenza che, più è prolungata più espone a maggiori probabilità di contrarre patologie tipiche del luogo, sia le condizioni igieniche. «Benché un hotel di buona categoria non giustifichi la mancata adozione di comportamenti corretti e di attenzione, maggiore allerta – continua il ricercatore – va prestata ai contesti rurali o tropicali in cui esistono rischi ambientali non trascurabili, come ad esempio le zanzare malariche che si sono abituate a vivere anche in zone cittadine». E così, persino un copertone abbandonato nel quale ristagna dell’acqua piovana può divenire un ottimo punto di replicazione per gli insetti, di cui il viaggiatore è spesso ignaro. Infatti l’acqua, anche da un punto di vista alimentare, insieme al cibo sono fra i maggiori ricettacoli di agenti infettivi di fronte ai quali non bisogna mai abbassare la guardia.

«Il cibo può non essere alterato da un punto di vista organolettico, dunque essere buono – aggiunge ancora Pregliasco – ma avere comunque una contaminazione batterica. Ecco la ragione per cui, quando non si conosce la qualità dei prodotti, per ridurre la probabilità di assunzione di agenti tossici, si consiglia di mangiare poco di tutto. Ma attenzione anche a ciò che si beve e soprattutto a come lo si rinfresca: non utilizzare mai ghiaccio prodotto localmente o acqua corrente per lavarsi i denti che veicolano germi e batteri». Ma essere attenti solo ai rischi esterni (oltre a quelli già citati si aggiungono anche gli sbalzi climatici o le abitudini sessuali) non basta: occorre analizzare anche il proprio profilo di viaggiatore. «I più a rischio per contrarre la malattia in vacanza – dichiara il ricercatore – sono i turisti “last minute” in quanto l’organizzazione di un soggiorno da un giorno all’altro non concede il tempo necessario a eseguire le vaccinazioni correlate a una malattia specifica ma anche a rafforzare quelle di ordine più generale, come il tetano o l’epatite B, che garantiscono una copertura a più largo spettro. Non meno problematici sono gli habitué che abbassano l’attenzione al fattore rischio, forti del fatto che a loro è sempre andata bene».

Le malattie e i loro rischi, dunque, non fanno distinzione di età e di genere: fatta eccezione forse per le seconde generazioni. Bambini che hanno un profilo immunitario acquisito in base al luogo di nascita, ma che diventano a rischio elevato se, in vacanza, vanno a trovare i nonni o se vengono portati ancora piccoli in paesi molto diversi e con caratteristiche sanitarie differenti da quelle di origine, dove possono sviluppare gli adeguati anticorpi ma anche soccombere ai malesseri contratti. «Fondamentale è il ruolo della donna-mamma, a cui più che un rischio personale è legata la responsabilità dei piccoli e di care-giver familiare».

La regola per tutti è dunque essere previdenti e in grado di tamponare almeno le prime emergenze. Per non farsi cogliere impreparato, il viaggiatore accorto dovrà sempre avere in valigia un termometro, antifebbrili e antidolorifici, disinfettanti anche in gel (in caso manchi l’acqua), cerotti, antidiarroici e antibiotici specifici (bimixina), un collirio per problemi di infiammazione oculare, pomate vaginali, se si è donna, per i più comuni disturbi che si accentuano in estate, repellenti per evitare le punture di insetti e stick per ridurre prurito e fastidio. A questo punto la vacanza (che si spera buona) può avere inizio.

 

Estate 2013 a rischio zecca

 

www.tickbite.it, curato dal Dott. Ruscio.

di Francesca Morelli

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