Chiazze arrossate diffuse su diverse parti del corpo, oltre a dolore, desquamazione e prurito continuo sono fonte di disagio, isolamento e difficoltà relazionali, soprattutto durante l’estate. Sono conseguenze della psoriasi, una malattia cutanea, infiammatoria, cronica, recidivante. Rende la vita difficile a chi ne soffre: quasi 2 milioni e mezzo di persone in Italia, di cui l’80 per cento circa, colpito nella forma lieve-moderata. Pazienti costretti, ancora oggi, a fare i conti con pregiudizi (la psoriasi non è infettiva, non è contagiosa) e con una serie di difficoltà nel quotidiano, compresa la gestione della terapia come quella topica. Creme o unguenti sono spesso scomodi nell’utilizzo, perché richiedono un’applicazione lunga e laboriosa, oltre a essere spesso, per via dell’untuosità e della viscosità, di ostacolo nella vita di relazione.
Il punto sulla malattia e sulla sua gestione clinica è stato fatto di recente a Parigi al IV Congresso mondiale del Psoriasis International Network. Più di 1500 i partecipanti, provenienti da oltre 90 Paesi. «Un Congresso centrato prevalentemente sul paziente», spiega Luigi Naldi, presidente del Congresso e responsabile dell’Ambulatorio psoriasi dell’Azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo, direttore Centro del Gruppo Italiano Studi Epidemiologici in Dermatologia (Gised). «Si è visto come sia necessario cambiare la prospettiva, passando dall’organo pelle, alla persona sofferente. Sappiamo bene come la cute influenzi notevolmente i rapporti, il benessere psicologico e le chance di vita di una persona. Le varie opzioni terapeutiche vanno viste all’interno di una strategia complessiva, che prevede un approccio olistico, dove hanno importanza i farmaci: e ce ne sono di efficaci, di nuovi e di promettenti per il futuro, ma non solo. Anche altri fattori (dieta, riduzione del peso, attività fisica), concorrono nel determinare la gravità della malattia. Si sa che circa il 50 per cento dei pazienti con psoriasi è in sovrappeso o obeso. Esiste una stretta relazione tra la gravità della sindrome metabolica, della malattia e la risposta ai farmaci. Soprattutto se il paziente è in sovrappeso o obeso, tende a rispondere di meno alle terapie, anche a quelle nuove biologiche. Una ragione in più per organizzare un approccio globale e non semplicemente puntato sulla malattia della pelle».
Un aiuto nel migliorare la qualità di vita dei pazienti arriva da un’interessante novità terapeutica, presentata in sede congressuale, relativa al trattamento topico delle forme di psoriasi lieve-moderata. Si tratta del primo cerotto medicato, a base di betametasone valerato 0.1%. Un sottile adesivo, pratico, efficace, che si applica in pochi secondi, su placche visibili e ben localizzate. E’ già disponibile in Italia.
Il prodotto (frutto dell’avanzamento tecnologico e dell’innovazione di IBSA Farmaceutici), all’efficacia terapeutica ben accertata di una molecola corticosteroidea (betametasone valerato, impiegato da molti anni in dermatologia), unisce un’importante innovazione tecnologica. Il cerotto medicato consente infatti di potenziare l’effetto curativo del farmaco, migliorandone la distribuzione sulla lesione e aumentandone l’assorbimento solo a livello delle lesioni. L’innovazione tecnologica più importante di questa terapia riguarda il rilascio controllato del principio attivo nelle 24 ore di applicazione consigliate al paziente. Il tutto a favore di una migliore aderenza alla terapia.
Numerosi studi clinici hanno dimostrato la superiorità di questa forma farmaceutica, rispetto al trattamento con betametasone valerato crema. In particolare, un recente studio, che ha coinvolto più di 300 pazienti con psoriasi a placche, presentato al Congresso di Parigi, ha messo in luce la comparabilità del cerotto di betametasone valerato 0.1% verso il prodotto di riferimento a elevata efficacia, a base di betametasone dipropionato + calcipotriolo in combinazione (unguento). «Nel breve termine, l’efficacia del plaster si è dimostrata abbastanza sovrapponibile all’associazione betametasone dipropionato + calcipotriolo», commenta Luigi Naldi. «Ma occorrerà verificare nel lungo termine. I dati presentati rivelano una tendenza a recidivare più rapidamente con la sospensione dell’associazione betametasone dipropionato + calcipotriolo che con il cerotto. Va sottolineato che questo studio è in linea con quanto chiede l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), vale a dire di confrontarsi non verso il placebo, ma verso il competitor. Una metodologia che andrebbe estesa anche ai trattamenti sistemici, dove invece ancora si fa raffronto con il placebo. Nel suo piccolo, la valutazione di questo farmaco ha indicato una via da seguire anche per le terapie sistemiche».
Alla luce dei benefici offerti, il prodotto oggi in Francia è rimborsato dal Sistema sanitario. Si auspica lo sia presto anche in Italia. «Il cerotto medicato è una soluzione innovativa e importante, soprattutto per il trattamento delle piccole lesioni», afferma Mara Maccarone, presidente dell’Associazione per la Difesa degli Psoriasici A.DI.PSO. «Ci auguriamo quanto prima possa essere mutuabile anche in Italia. A tutti gli effetti è un farmaco, perché contiene una percentuale di cortisone. E dunque, come tutti gli altri cortisonici, che sono in fascia gratuita, ci aspettiamo che anche questo trattamento possa diventare rimborsabile. Un’opportunità terapeutica della quale siamo molto contenti. Oltre a migliorare la qualità di vita, può anche indurre a un risparmio: basta un cerotto sulla lesione, rispetto all’uso di un tubetto di crema da 30 grammi circa».
di Luisa Romagnoni