LIVIA TURCO: «LE LEGGI DELLE DONNE HANNO CAMBIATO L’ITALIA»

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Ne abbiamo parlato con Livia Turco (ex ministro della Solidarietà sociale dal 1996 al 2001 e della Salute dal 2006 al 2008) e oggi presidente della Fondazione Nilde Iotti che lo ha presentato, assieme alle autrici, il 14 ottobre alla Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”.

Livia Turco, cosa pensa della nuova legge?
«E’ un importante passo avanti.  Sono introdotte più tutele per le vittime: da un lato nuove aggravanti quando il fatto è consumato ai danni del coniuge, anche divorziato o separato, o del partner pure se non convivente; per chi commette maltrattamenti, violenza sessuale e atti persecutori su donne incinte; per la violenza commessa alla presenza di minori di 18 anni e nuove misure a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica, ma dall’altro arrivano anche risorse  (10 milioni di euro) per finanziare un Piano d’azione straordinario antiviolenza. Più severa anche la disciplina contro gli stalker. È previsto l’arresto obbligatorio in caso di flagranza per reati di maltrattamento familiare e stalking. Ciò significa che le forze dell’ordine saranno obbligate al fermo di colui che viene sorpreso in un atto di violenza domestica o di stalking. Alle forze di polizia viene data anche la possibilità di buttare fuori di casa il coniuge (o compagno) violento se c’è un rischio per l’integrità fisica della donna. Viene così impedito a chi è violento in casa di avvicinarsi ai luoghi domestici. I destinatari di questo provvedimento potranno essere controllati attraverso il braccialetto elettronico. La querela sarà irrevocabile in presenza di gravi minacce ripetute. Si sottrae dunque la vittima al rischio di una nuova intimidazione tendente a farle ritirare la querela. Con questo decreto, i tribunali potranno adottare corsie preferenziali per i processi per femminicidio e per maltrattamenti. Le donne potranno avvalersi del gratuito patrocinio dello Stato.
ll femminicidio meritava la corsia preferenziale per una rapida conversione in legge. Unico neo forse è stato quello di inserire le misure in materia di femminicidio in un pacchetto sicurezza: è stata una scelta infelice, sia simbolicamente che metodologicamente. Il motivo: non mette al centro la promozione e la tutela dei diritti della persona offesa nell’ambito del processo penale, ma la percezione di insicurezza legata ai reati che colpiscono “soggetti deboli”. Sarebbe stato più opportuno un provvedimento ad hoc».

La differenza di genere fa le leggi? Ci può essere dunque una trasversalità di genere che diventa una preziosa ricchezza per la crescita culturale del nostro paese (così restio ai cambiamenti)?
«Questo libretto dice esattamente questo: sempre si sono ottenute leggi attraverso l’alleanza fra donne, è questa l’esperienza che ho fatto in parlamento e ho perseguito tenacemente: fare alleanze  con donne di ogni appartenenza politica. Nel rispetto delle diverse visioni. Molti diritti, che oggi sembrano scontati, sono frutto di questo impegno femminile nella vita politica e nell’evoluzione legislativa del nostro Paese che, di generazione in generazione, ha permesso un profondo cambiamento sociale, culturale e giuridico. Anche nell’ultima legislatura, che è stata  molto dura e contrassegnata dal degrado della politica, c’è stata una operosità femminile incredibile.
E’ sempre più chiaro il legame tra le battaglie di libertà delle donne e la dignità del Paese; come chiara è la necessità di ripensare la politica non più in termini di scontro con l’altro, ma di relazione. Forse non potranno mai sparire gli schieramenti, ma siamo determinate a cercare spartiacque diversi, ben più pregnanti di schemi e ideologie ormai decomposti, cercando di comprendere e di valorizzare tutte e i contributi di tutte. E’ la prova che si può avviare una discussione costruttiva».

Per la prima volta in Italia, le donne in Parlamento sono il 31% E’ successo con una legge elettorale che non permetteva di esprimere preferenze. Eppure è successo, e l’arrivo di questa “onda rosa” ha sorpreso molti. Cosa possiamo aspettarci dalle parlamentari, mai così numerose come oggi?
«Questa presenza femminile cospicua è molto positiva e dimostra che le donne sono una forza e una ricchezza delle società. Mi auguro che riescano a incidere, con determinazione e umiltà,  e misurarsi con le sfide difficili del governo del Paese. Con quella abilità tutta femminile di saper fare squadra,  costruire alleanze».

C’e uno sguardo al femminile nel modo di lavorare, legiferare, un’attenzione che il legislatore maschio non ha?
«Credo la concretezza, la determinazione di ottenere un risultato concreto, voler risolvere davvero i problemi e fare qualcosa di utile per le donne. Ed è questo approccio quello che, pur con visioni diverse, ha consentito questa operosità. C’è un filo rosso che attraversa queste leggi. La promozione della dignità della persona umana attraverso l’inclusione sociale, l’inserimento nel lavoro, che deve essere fonte di dignità per tutti, anche delle persone più fragili, la lotta alle discriminazioni, la valorizzazione dei legami familiari. La promozione della parità e il riconoscimento della differenza femminile. Ciascuna di queste leggi porta il timbro di una concezione e pratica della politica che le donne hanno sempre orgogliosamente rivendicato perché concretamente praticato: l’attenzione al bene comune, la relazione con le persone, la condivisione di valori e responsabilità. Penso per fare solo un esempio alla legge 15 marzo 2010, n. 38  sulle cure palliative e la terapia del dolore, che abbiamo  costruito insieme con le parlamentari del centro destra (la proposta di legge porta la firma Turco-Binetti , allora  capogruppo del Pd nella commissione Affari sociali della Camera, ndr) pone al centro dell’attenzione non più la malattia ma la persona malata, con la sua storia, le sue relazioni umane, la sua complessa identità.  Alla base di questa normativa vi è il rispetto dell’essere umano sofferente, l’attenzione a tutto quello che si può e si deve fare per dare senso e umanità alla vita quando non c’è più niente da fare. Questo paradigma è la vera sfida delle cure palliative che si traduce in un obiettivo concreto: fare in modo che nessuno resti solo di fronte alla malattia, e combattere ogni forma di dolore».

Tra le priorità di questa legislatura?
«Intanto penso che si debbano applicare le leggi che già abbiamo. Le buone leggi ci sono. Ma restano purtroppo poco applicate. Vuole un esempio? Le lavoratrici non occupate, o con occupazione discontinua e precaria, possono avere diritto in caso di nascita di un figlio, di adozione o affidamento a un assegno di maternità a carico dello Stato ed erogato dai Comuni  per mezzo dell’Inps – alle neo mamme che hanno partorito o hanno adottato o preso in affido un bimbo nell’anno corrente (a patto che il minore non abbia più di 6 anni – 18 anni, nei casi di affido/adozione internazionale). Mi chiedo quante donne la conoscono e quanti sono i sindaci che lo dicono. L’esercizio dei diritti e dei doveri presuppone che ciascun cittadino sia consapevole dei medesimi, conosca le opportunità che le leggi mettono a disposizione. Questo volumetto vuole dare un contributo perché ciascuna donna (e uomo) sia consapevole dei propri diritti, conosca le leggi, le utilizzi. E questa è la finalità della Fondazione Nilde Iotti. Detto questo, credo si debba affrontare il tema del riconoscimento delle coppie di fatto etero e omosessuali. La legge 40 è pasticciata.  Dobbiamo rivederla, lo diciamo da sempre, è arrivato il momento di farlo modificando il suo cuore, cioè il concetto di infertilità. Il testo attuale esclude quella derivante da gravi malattie, circostanza che rende una maternità rischiosa per la salute della donna e del bambino. Questo è doppiamente assurdo se pensiamo che la legge 194 consente, invece, in quei casi l’interruzione della gravidanza. Dobbiamo rivedere le norme sulla fecondazione assistita. Andrebbe aggiornata la legge 40 sulla fecondazione  assistita. E’ scomparso il dibattito sul tema del testamento biologico, curiosamente prima ci si scanna e poi scompare: bisognerà tornarci sopra. Oggi per continuare ad affermare i diritti occorre definire politiche generali con essi coerenti e capaci di realizzarli nei fatti, per tutti. Dai diritti alle politiche: è questo il cammino da compiere.  Servono politiche a sostegno dell’occupazione femminile. Nel nostro Paese le donne sono andate avanti in questi anni  investendo su se stesse in formazione, cultura, prendendo coscienza del proprio valore, ma gli effetti della crisi economica si sono fatti sentire soprattutto sulla componente femminile, accentuando le già sensibili differenze di genere: nel 2008, la disoccupazione femminile  era l’8,5% (a fronte del 5,5 % degli uomini)  Oggi è balzata al 12, 9% (quella maschile è pari all’11,7%). Al Sud, nella fascia d’età 15-24 anni sale al 49,9 %. Bisogna fare molto di più per difendere i servizi sociali che in questi anni sono stati massacrati.  Servizi e prestazioni sociali non sono assistenza ma volano per lo sviluppo. Creano lavoro e benessere sociale. Creano giustizia sociale».

di Cristina Tirinzoni
 

IL MERITO E’ TUTTO NOSTRO!

Per capire quanto complesso sia stato il percorso che abbiamo alle spalle, è importante ricordare alcune date: 1950-Legge 860. Per la prima volta, grazie a questa legge, le donne non vengono più licenziate se aspettano un bambino. Nel 1963 possono finalmente accedere alla magistratura; dal 1968 l’adulterio femminile non è più considerato reato; dal 1970 è possibile divorziare; dal 1975 esiste parità tra i coniugi nel diritto di famiglia; nel 1978 viene approvata la legge sull’aborto e nel 1981 il “delitto d’onore” non è più riconosciuto nel diritto penale. Solo dal 1996 la violenza sessuale è reato contro la persona e non contro la moralità pubblica e il buoncostume. E solo nel 2012 si è completata la piena parità giuridica tra figli nati dentro e fuori del matrimonio! Ma resta ancora molto da fare.

C. T.

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