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Meno del 30% delle donne inizia la gravidanza assumendone la supplementazione. Lo conferma la ricerca condotta dall’Istituto GfK Eurisko, per conto di Effik e Italfarmaco, su 800 donne tra i 20 e 40 anni. Dall’indagine emerge che, anche tra coloro che conoscono le forme di prevenzione da mettere in atto quando si decide di avere un figlio, solamente il 17% delle intervistate nomina l’acido folico e solo il 38% conosce il corretto periodo di utilizzo, almeno tre mesi prima del concepimento. Le più consapevoli sono le donne che hanno già avuto figli: tra di loro il 64% ha pianificato la gravidanza, ma rimane comunque bassa la percentuale di chi conosce l’acido folico come forma di prevenzione peri-concezionale: quasi tutte le già mamme hanno preso acido folico, prima di affrontare un’altra gravidanza, ma solo 1/3 di loro l’ha assunto correttamente prima del concepimento.
«Sarebbe sufficiente assumere ogni giorno 0,4 mg di acido folico: almeno tre mesi prima del concepimento e durante i primi tre mesi di gravidanza, per evitare quei difetti di formazione del sistema nervoso che portano alle malformazioni del canale neurale dei nascituri», raccomanda la dottoressa Maria Pisoni, ginecologa, specializzata nelle Patologie dei difetti del tubo neurale fetale presso l’ospedale Niguarda e rappresentante dell’ASBIN (Associazione Spina Bifida e Idrocefalo di Niguarda). «Pur essendo nota come terapia preventiva per queste malformazioni, non si conosce bene la corretta modalità di assunzione: molti ginecologi la prescrivono, infatti, solo a partire dal primo trimestre di gravidanza. E’ importante, invece, immagazzinare questa sostanza prima del concepimento, per consentire al tubo neurale di formarsi correttamente».
Torna dunque d’attualità il tema della prevenzione peri-concezionale (periodo che va da circa un mese prima del concepimento fino al termine del 3° mese di gravidanza): ogni anno in Italia si riscontrano 400 nuovi casi di patologie, legate a Difetti del Tubo Neurale (DTN) nei nuovi nati, quando basterebbe una semplice profilassi di 0,4 mg giornalieri di acido folico da assumere a partire da quando la donna decide di pianificare una gravidanza. Persino l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha riconosciuto l’importanza di questa sostanza nelle prevenzione delle malformazioni del nascituro, inserendo l’acido folico tra i farmaci di totale rimborsabilità.
A chi richiedere le giuste informazioni? La fonte più attendibile dovrebbe essere il ginecologo (76%), soprattutto per chi ha già avuto figli; le donne che non hanno ancora bambini attingono invece le notizie soprattutto dalle amiche (30%) o dai media (17%). «E’ fondamentale fornire un’adeguata informazione, un compito che spetta soprattutto ai ginecologi, ma anche ai pediatri e ai medici di base, che dovrebbero suggerire un adeguato apporto di acido folico fin dall’inizio dell’età fertile», propone il dottor Pierpaolo Mastroiacovo, pediatra, epidemiologo e direttore del Centro che collabora con l’OMS dell’International Centre on Birth Defects and Prematurity (www.icbd.org). «In Europa nascono ogni anno 4.500 bambini con difetti del tubo neurale e il 50-60% di questi potrebbe essere prevenuto con la semplice somministrazione di 0,4 mg di acido folico al giorno. Diversi studi confermano che questi dosaggi potrebbero ridurre il rischio di altre malformazioni, come le cardiopatie e il labbro leporino. Altri studi suggeriscono anche una riduzione del rischio di prematuri, di bambini con basso peso alla nascita, di autismo e ritardo nel linguaggio».
«Negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei sono in commercio alimenti fortificati, con supplementi di acido folico, ma in Italia questa strada, nonostante sia la più economica, non è percorribile», puntualizza il professor Nicola Colacurci, docente di Ginecologia e Ostetricia presso la seconda Università degli Studi di Napoli e delegato AGUI (Associazione Ginecologi Universitari Italiani). «Le linee guida mondiali e quelle italiane suggeriscono la supplementazione, con un dosaggio farmacologico di 0,4 mg, come l’unica reale prevenzione di specifiche patologie congenite. Questo dosaggio deve essere garantito in particolare alle donne che assumono sodio valproato, per problemi di depressione e di epilessia, che potrebbe danneggiare le cellule del tubo neurale».
L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha finanziato di recente un progetto di ricerca, su un migliaio di donne in 30 centri, coordinato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona, che fornisce colloqui pre-concezionali alle coppie che decidono di programmare un figlio, somministrando alle future mamme acido folico a diversi dosaggi, per capire quale potrebbe essere quello ottimale. «L’end-point dello studio si propone di valutare anche la riduzione delle malattie congenite cardiache e della labio-palatoschisi», conferma la dottoressa Renata Bortolus, ginecologa, responsabile scientifica dell’Azienda Universitaria Ospedaliera di Verona. «Un’ipotesi in via di valutazione è anche la riduzione dei parti pre-termine, del basso peso del bambino alla nascita, del rischio di pre-eclampsia».
Per questo l’OMS ha emesso precise linee-guida sulla somministrazione supplementare di acido folico prima e durante la gravidanza. «E’ una presa di posizione importante per la salute materno-infantile, una delle principali innovazioni nell’ambito della prevenzione», puntualizza la dottoressa Serena Battilomo, della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute. «Come Ministero, in collaborazione con l’International Centre on Birth Defects and Prematurity, abbiamo realizzato il progetto “Pensiamoci prima” (www.pensiamociprima.net) per poter valutare il dosaggio ottimale di acido folico da somministrare alle future mamme».
di Paola Trombetta