CHRISTMAS BLUES: VIA QUEL VELO DI TRISTEZZA

Luci, decorazioni, cene, brindisi e regali. C’è chi gioisce all’idea, chi è in trepidante attesa di riabbracciare amici e familiari e chi, al contrario, si sente triste e malinconico e vorrebbe essere già al 6 gennaio con la Befana che tutte le feste porta via. E’ una vera e propria sindrome psicologica che gli esperti stanno studiando da tempo, e che affligge sempre più persone. Gli americani la chiamano Christmas Blues. «Chiamarla depressione è forse troppo ma di sicuro può capitare che in questo periodo dell’anno, in un clima di forzata e imposta felicità, le persone si trovino a fare i conti con sensazioni interiori di solitudine. Sentimenti di malinconia, senso di inadeguatezza», osserva la psicologa e psicoterapeuta Francesca Santarelli. «Perché succede? Colpa di un mix di elementi. Certo, la stagione invernale, con giornate più brevi e la luce che svanisce già dal tardo pomeriggio, facilitano la malinconia, ma il Natale porta con sé qualche disagio ulteriore. Ricordo ancora una paziente proprio all’ultima seduta prima del Natale. Mi disse di aver appena finito di addobbare la sua casa, ma di aver fatto molta fatica. Sentiva il Natale come una forzatura, quasi dovesse obbligarsi a interpretare uno stato d’animo di felicità quando, invece, avvertiva dentro di sé un gran vuoto. L’avanzare dell’età, la perdita degli affetti più cari, il ricordo dei Natali passati con la sua famiglia le mettevano una grande malinconia ma non poteva darlo a vedere, forse nemmeno a sé stessa prima di quel momento. Il suo disagio non sarebbe stato in linea con l’atmosfera natalizia e nemmeno con le aspettative delle persone con cui era a contatto».

Anche per chi non dà a questa festa connotati strettamente religiosi, il Natale è una festa speciale ad alto investimento emotivo. «Fin da bambini impariamo a vivere il Natale come momento di gioia, felicità. Occasione di gioia, ma anche di nostalgia dell’infanzia passata, delle emozioni che la colmavano e delle fantasie che la popolavano» . Come festa della famiglia, il Natale ci avvicina ai nostri cari, ma anche ai vissuti conflittuali che possiamo aver sperimentato nei loro confronti; obbligandoci ad affrontarli. Per le persone che hanno subito invece una perdita dei legami familiari, il disagio e il senso di solitudine possono amplificarsi», osserva Santarelli. «Per non parlare delle famiglie che “devono” riunirsi proprio in quei giorni, anche se sono divise durante il resto dell’anno. Accanto alle quali coesistono nuove famiglie, figli di matrimoni diversi che non si sa bene con chi debbano passare questo “mitico” giorno; figli contesi, magari, o peggio ignorati. Insomma, un cataclisma dei sentimenti, una cascata delle emozioni che spesso durante l’anno controlliamo con difficoltà. Tutto questo non fa che accrescere il disagio».

Insomma, il Natale amplifica le emozioni , la gioia anche le nostre sofferenze, le solitudini, i problemi. E’ come se, tornando bambini, ci si aspettasse che la magia del Natale possa cancellare in un batter d’occhio tutte le proprie frustrazioni o mancanze. A fine dicembre è poi periodo di consuntivi. «Viene quasi spontaneo fare bilanci esistenziali su un anno che se ne va e questo, credo, renda un po’ più pensierosi del solito. Specie se ci rendiamo conto che non abbiamo ciò che vogliamo, e tutte le attese e le speranze sono state deluse. Astronomicamente, il Natale corrisponde all’evento naturale del solstizio d’inverno; momento importante, nella cultura contadina, perché dà inizio al periodo in cui la durata del giorno comincia a crescere rispetto a quello della notte. Come tutti i momenti di transizione può scatenare un sentimento di lutto per ciò che muore ma anche creare ansia o letizia per il nuovo che verrà».

Letizia e malinconia, dunque, si associano inscindibilmente, in una festa ricca di contraddizioni. Come quella della coesistenza di Babbo Natale con Gesù Bambino. Una coesistenza di contenuti apparentemente stridente, ma forse semplicemente v’è bisogno di entrambi. Ognuna delle dimensioni non può prescindere dall’altra, come la gioia dalla malinconia e viceversa. Qualunque sia la prospettiva secondo cui lo consideriamo (festa religiosa o pagana), dovremmo preparare il cuore al Natale, viverlo a modo nostro, un modo vero ed essenziale, cercando tutto il buono di noi stessi. di Cristina Tirinzoni

SETTE CONSIGLI PER SENTIRSI MEGLIO

1. Non facciamoci una colpa per il nostro stato d’animo malinconico. Anche se il resto del mondo vive il Natale in modo felice e spensierato, non dobbiamo sentirci sbagliati o strani. Accettare le nostre emozioni è il primo passo per imparare a conviverci e accettarci per quelli che siamo. Inoltre, non siamo certo i soli a provare queste sensazioni. Non è tutto oro quel che luccica.

2. Ridimensioniamo le nostre aspettative, senza pensare che, perché è Natale, dobbiamo fare cose speciali. Valorizziamo invece ciò che abbiamo, piuttosto che focalizzarci su quello che non abbiamo; cerchiamo di non ruminare troppo sulla nostra vita passata e su ricordi di festività passate felicemente, magari con persone che non ci sono più: questo non fa che scatenare il confronto con la situazione attuale e rattristarci ancora di più.

3. Festeggiare il Natale è una scelta, non un’imposizione. Impariamo a dire di no a qualche invito. Stare in famiglia è importante, ma questo non significa che dobbiamo necessariamente presenziare a qualsiasi riunione con persone che non ci sono simpatiche. Saltiamo almeno un appuntamento obbligatorio. L’odiata cena natalizia coi colleghi che incombe minacciosa. O con parenti che non vediamo dal Natale precedente. I cenoni costringono a una forzata socialità e non c’è niente di più stressante che dover sorridere e festeggiare con qualcuno con cui non si ha nulla da dire.

4. Strategie antinoia. Se nostra cugina è la donna più tediosa del mondo, non sforziamoci di ascoltarla tutto il pomeriggio di Natale: con una scusa andiamo in un’altra stanza e quando torniamo la sopporteremo meglio.

5. Facciamoci un regalo. Nei limiti delle nostre possibilità finanziarie, soddisfiamo da soli un nostro desiderio, senza aspettare di ricevere il dono tanto agognato.

6. Passiamo le feste in un modo diverso. Se stare a casa o andare a un evento familiare ci crea ansia, andiamo da qualche altra parte, facciamo un viaggio. Andiamo a una mostra oppure al cinema o a un concerto. Fermiamoci a parlare con i turisti o con i ristoratori e i baristi, con le persone che come noi si sentono in libertà. Facciamo del volontariato a Natale. Dare una mano a chi sta ancora peggio ridarà un senso alle feste e ridimensionerà i nostri problemi.

7. Spegniamo la televisione che, in questo periodo, gronda buonismo. E cerchiamo invece di passare più tempo possibile all’aria aperta e godere le ore di luce. Stare in mezzo alla natura, passeggiare nel parco è un toccasana per la psiche.

(Cristina Tirinzoni)

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