Lo temono poco, meno di un tumore, eppure l’ictus sta diventando una problematica in crescita nella popolazione femminile, con oltre 55 mila casi in Italia solo nel 2010, affermandosi come terza causa di morte per la donna. Numeri importanti che hanno invitato alcuni fra i maggiori enti internazionali specializzati,precisamente l’American Heart Association e l’American Stroke Association, a stilare le prime Linee Guida al femminile per arginare il problema dal punto di vista clinico e per educare la donna ad assumere comportamenti preventivi contro il rischio di insorgenza di un “colpo”.
«Può capitare a una donna su cinque – spiega Monique Chireau, ostetrica e ginecologa alla Duke University Medical School che ha contribuito alla stesura del documento – con una frequenza maggiore rispetto all’uomo perché ai tradizionali fattori di rischio, rappresentati per entrambi i sessi da pressione alta in primo luogo, diabete e fumo, si aggiungono per la donna anche il diabete gestazionale (preeclampsia), l’assunzione di contraccettivi e l’abitudine al fumo che, se associati a pressione alta, diventano un fattore aggiuntivo per lo sviluppo di ictus. Non vanno poi sottovalutate alcune condizioni predisponenti come l’obesità e la correlata sindrome metabolica, l’emicrania con aura e in età più avanzata la menopausa e le alterazioni ormonali».
Ma la gravidanza resta il periodo più delicato nel quale l’eventualità che l’ictus si possa manifestare è maggiore. «Ciò è correlato a un naturale aumento della pressione nelle donne in attesa e al fatto che la maternità è oggi affrontata in età sempre più avanzata e non in perfette condizioni fisiche. Particolare attenzione deve essere rivolta alla presenza di preeclampsia che raddoppia il rischio di ictus e quadruplica quello di avere la pressione alta anche in età avanzata». E a “proteggere” da questa eventualità e dalle influenze causate dal diabete gestazionale, puntano in modo particolare le linee guida americane che raccomandano a donne con diabete gravidico di sottoporsi a regolari screening, cominciando entro l’anno dal parto, per la pressione, il colesterolo, il consumo di tabacco e l’obesità. Durante i nove mesi di gestazione «donne con pressione alta – scrivono ancora gli esperti – o che l’hanno avuta in precedenza, dovrebbero informarsi presso i propri medici sulla necessità di assumere aspirina a basse dosi, a partire dal secondo trimestre fino al parto, al fine di ridurre il rischio di diabete gestazionale, iniziando anche una terapia farmacologica mirata in caso di pressione molto alta (160-110 mmHg o superiore) o moderatamente alta (150-159 mmHg/100-109 mmHg)». Infatti, l’ipertensione può ridurre l’afflusso di sangue alla placenta e al feto, compromettendo la crescita del piccolo, con il rischio di provocare un parto prematuro. Anche se la maternità non è nelle immediate progettualità della donna che fa dunque uso di contraccettivi, l’attenzione all’ipertensione non deve e non può calare: la combinazione di questi due fattori infatti aumenta fino anche a raddoppiare il rischio di ictus. «Prima di iniziare a prendere questo anticoncezionale, le donne dovrebbero sottoporsi a screening per misurare l’eventuale presenza di ipertensione». E soprattutto niente fumo: associato alla pillola e ad attacchi di emicrania con aura, rappresenta un elemento di rischio in più.
Infine, un’indicazione anche per gli anni d’argento: «Sopra ai 75 anni – si legge ancora nelle Linee Guida – è bene sottoporsi a screening per la fibrillazione atriale. In questa fascia di età aumentano le probabilità di disturbi e alterazioni del ritmo cardiaco che si associa a un rischio quintuplicato di incorrere in un ictus».
Oltre all’assunzione di comportamenti e stili di vita corretti (dieta bilanciata, controllo del peso, abolizione del fumo e regolare attività fisica) che restano la migliore prevenzione contro l’ictus, oggi è possibile conoscere la propria propensione al rischio grazie ad un test semplice e veloce costituito da domande sullo stile di vita, abitudini, età, indici corporei e sesso, elaborato da ActiveAction (http://activeaction.it/test) con la supervisione scientifica di medici cardiologi.
di Francesca Morelli