«Il dolore è pulsante, come tante stilettate che si presentano inesorabilmente a intervalli regolari. Accade ormai da più di dieci anni a pochi giorni dal ciclo: un antidolorifico e via, fino al giorno successivo, quando il dolore si ripresenta, ma meno intenso». Come Mara, 42 enne, ben sei milioni di persone in Italia, convivono con il dolore provocato dall’emicrania: il 70% sono donne. Per il 2-3% di queste persone la sofferenza causa una vera e propria “disabilità”. A soffrire di mal di testa sono anche i bambini, e precisamente il 25% di quelli in età scolare. Molto spesso sottovalutata o trattata solo con antidolorifici sintomatici, l’emicrania è oggi al centro di un dibattito nazionale che ha portato alla stesura di un vero e proprio “Social Manifesto”, nell’ambito dell’Italian Migraine Project, per il riconoscimento dei diritti della persona con cefalea, firmato dalle Società scientifiche Sisc, Anircef, Federdolore-Sicd, Federfarma, Lic-Onlus, Aic-Onlus, Al.Ce Foundation Onlus, con il patrocinio dell’Associazione di Iniziativa Parlamentare per la Salute, presentato in occasione del Congresso “Cefalee e diritti dei pazienti” che si è tenuto i giorni scorsi a Roma.
Obiettivo di questo documento? «Riconoscere la cefalea come malattia sociale e trattarla con farmaci appropriati, prescritti da centri specializzati», risponde il professor Giorgio Bono, presidente della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (www.sisc.it). «Oggi in Italia chi soffre di cefalea, e si tratta in gran parte di donne, utilizza spesso i farmaci in modo improprio e protratto nel tempo, con rischi di tossicità e dipendenze che possono facilitare la cronicizzazione del disturbo. Per questo è fondamentale arrivare al riconoscimento di questo disturbo come patologia sociale, garantendo a ogni paziente un percorso di cura personalizzato e consentendo l’uso delle terapie più innovative che oggi in Italia non sono assicurate in tutte le Regioni». «E’ dunque importante organizzare un sistema di centri di riferimento che prenda in carico il malato, ne studi il percorso terapeutico più adatto per far in modo che possa essere seguito anche sul territorio», ribadisce il professor Francesco Maria Avato, responsabile scientifico dell’Alleanza Cefalalgici (AL.CE). «Un ruolo non secondario può giocarlo la farmacia, come punto di riferimento sul territorio. E’ uno “sportello” di consulenza e di vendita di farmaci, soprattutto antidolorifici, che devono però essere usati in modo corretto, per non creare dipendenze difficili poi da risolvere. Un’attenzione particolare dell’Alleanza sarà dedicata all’età evolutiva, in considerazione della dimensione del problema: la cefalea colpisce, infatti, il 25% dei bambini in età scolare, con importanti ripercussioni sul rendimento scolastico e su comportamenti anomali del bambino, che tanto preoccupano i genitori».
di Paola Trombetta
EMICRANIA GIOVANILE: NON SI COMBATTE CON LA PASTICCA ANTIDOLORIFICA
Sono 1500 giovani, di cui 750 seguiti in Day Hospital: ecco la percentuale importante di adolescenti che ogni anno viene visitata e seguita presso Centro Cefalee dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma con una problematica ricorrente: cefalea (o meglio emicrania) cronica. Casi, denunciano gli specialisti, che sono sempre più in crescita in età pediatrica anche a causa di un cattivo approccio alla problematica. «In molti casi – spiega Massimiliano Valeriani, responsabile del Centro della struttura romana – i giovani sono vittime anche di 15 o più attacchi al mese con ripercussioni negative sulla qualità della vita e della formazione, con giorni di scuola persi e calo del rendimento». A rendere più serio il problema (che ne ha aumentato anche l’incidenza) è il ricorso all’uso-abuso di antidolorifici, con in media una pasticca assunta per ogni crisi emicranica, adottato come il mezzo di cura più rapido e più facile perché autoprescrivibile e autogestibile.
Ma gli specialisti avvertono, mai il fai da-te: una soluzione terapeutica sbagliata può infatti portare alla cronicizzazione piuttosto che alla risoluzione del problema. «In presenza di mal di testa ricorrenti – raccomanda ancora il dottor Valeriani – occorre rivolgersi al medico di famiglia (pediatra) per una accurata diagnosi». In circa il 60% dei casi si accerta come emicrania, ma esistono anche situazioni nelle quali la causa potrebbe essere ricondotta ad altre malattie quali le infezioni delle vie respiratorie o più raramente a patologie cerebrali serie. «Non vanno sottovalutati neppure i problemi di natura psicologica – conclude lo specialista – che possono scatenare l’emicrania con attacchi più frequenti in periodi di stress per i bambini, come può essere la scuola, e migliorando nettamente durante le vacanze». Se necessario sarà il medico indirizzare al Centro specializzato per avviare indagini più accurate come l’analisi del fondo oculare utile alla diagnosi di patologie di base più complesse. Anche e soprattutto l’indicazione del tipo, dosi e frequenza dei farmaci deve essere data dal medico, specie in presenza di attacchi di emicrania molto ricorrenti. «Per questi esistono differenti opzioni terapeutiche con farmaci realmente curativi, che sono diversi dagli antidolorifici e che, agendo sulla causa dell’emicrania, portano al miglioramento del sintomo e, in generale, a un più efficace controllo della condizione dolorosa».
Francesca Morelli