«Un improvviso e fortissimo mal di testa, la corsa al Pronto Soccorso dell’Ospedale “Max Peralla” di Cartago, a 25 chilometri da San Josè, la capitale del Costa Rica. Poi qualche giorno tra alti e bassi, con dolori persistenti e impossibilità di muoversi. E il 14 aprile 2011 il ricovero d’urgenza nel reparto di Terapia intensiva dell’Ospedale “Calderon Guardia” di San Josè. L’esame angiografico conferma una diagnosi terribile: “rottura di un aneurisma dell’arteria cerebrale media destra con emorragia sub aracnoidea”. Mi avevano dato pochi giorni di vita e, non essendoci più alcuna possibilità di intervenire, proposero a mio marito di riportarmi a casa. Ma io non volevo, non potevo morire e lasciare soli i miei quattro figli e mio marito».
Così Floribeth Mora Diaz, la donna costaricana, la cui guarigione è stata riconosciuta come miracolo per la causa di canonizzazione di Giovanni Paolo II, ricorda gli esordi della sua grave malattia, e lo fa in un momento molto particolare e unico nel suo genere: la cerimonia di canonizzazione dei Pontefici, Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII.
Con voce rotta dall’emozione e qualche lacrima agli occhi, Floribeth ricorda quei suoi “ultimi giorni”, immobile a letto, mentre la televisione trasmetteva le immagini di papa Wojtyla nei giorni della Sua beatificazione, avvenuta il 1° maggio 2011. E fu proprio l’immagine di Giovanni Paolo II, vista dal suo letto, a indurla a pronunciare le testuali parole: “Ti prego, intercedi presso Dio, perché non voglio morire, non posso lasciare i miei figli e mio marito: aiutami a guarire!”. E, pur sotto la sedazione dei farmaci, Floribeth rimane lucida per tutta la cerimonia e poi si addormenta. Al suo risveglio, esattamente sette ore dopo la beatificazione, Floribeth racconta di aver sentito una voce che le diceva di alzarsi. Guarda la foto di papa Giovanni Paolo II che aveva in camera e sente ancora la stessa voce. A questo punto decide di alzarsi e, sentendosi meglio, raggiunge il marito in cucina, lasciandolo attonito. Al momento non ebbe la forza di raccontare l’accaduto, perché lei stessa non sapeva spiegare questo improvviso e del tutto imprevisto miglioramento delle sue condizioni di salute. Come pure, i giorni successivi, neppure i medici riuscirono a spiegare questa singolare guarigione, confermata da esami clinici, molto accurati e ripetuti nel tempo, senza aver mai riscontrato alcun esito cicatriziale o possibili conseguenze della malattia. Una guarigione tanto singolare, quanto incredibilmente legata alla figura di Giovanni Paolo II, perché avvenuta proprio il giorno della Sua beatificazione. Motivi questi che hanno indotto quasi subito la Commissione di esperti per i processi di canonizzazione a prendere in considerazione questo evento straordinario e singolare. E nel giro di tre anni, dopo accertamenti, confronti e verifiche mediche, avallate pare anche da particolari esami eseguiti al Policlinico Gemelli di Roma, questa guarigione è stata riconosciuta come “evento che la scienza medica non è in grado di spiegare”. E oggi Floribeth, presente in prima fila alla cerimonia di canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II, è l’esempio tangibile che qualche volta “i miracoli possono accadere”. Anche per chi è scettico e incredulo, la presenza di milioni di persone, giunte da ogni parte del mondo a Roma per la cerimonia della canonizzazione di questi due Papi, figure carismatiche e non solo per il mondo cristiano, potrebbe rappresentare già di per sè un miracolo…
di Paola Trombetta