DERMATITE DA PANNOLINO: SI EVITA CON LA GIUSTA PROFILASSI

Si comincia con un lieve arrossamento localizzato nelle zone a contatto con il pannolino (natiche, inguine e genitali). Poi, se trascurato o trattato in modo sbagliato, può verificarsi un’irritazione più marcata e vistosa con possibilità di comparsa di prurito e di tante piccole vescicole. È la dermatite da pannolino: un problema frequente che colpisce quasi tutti i lattanti e i bimbi fino all’incirca i due anni, non grave, transitoria ma difficile e lunga da curare (intorno a un paio di mesi). È condizionata dall’ambiente sempre umido e coperto dal pannolino e soprattutto da comportamenti scorretti – a causa di una cattiva informazione – che la mamma adotta fin nelle fasi iniziali e che possono portare la dermatite a riacutizzarsi, a peggiorare o a recidivare. Per svolgere un’efficace profilassi bastano invece poche mosse: lavaggio accurato, perfetta asciugatura e applicazione costante di una pasta protettiva e  lenitiva.

«La pelle del bambino – spiega la dottoressa Mariuccia Bucci, dermatologa e Vice Presidente ISPLAD (International Italian Society of Plastic Regenerative and Oncologic Dermatology) – è molto delicata e, specie nelle zone occluse dal pannolino e sottoposte a macerazione per il prolungato contatto con urina e feci, è possibile la comparsa di una vera e propria dermatite. La pelle si presenta irritata, umida per la presenza di sudore e possono comparire piccole pustole che in qualche caso si rompono e s’infettano. In questi casi il bambino può avere dolore e/o prurito. Per evitare tutto questo va attuata un’attenta prevenzione». La prima regola è l’adozione di comportamenti corretti al momento della pulizia e dell’igiene dei piccoli, a partire dal cambio del pannolino che deve essere piuttosto frequente. «Ma, soprattutto – precisa la dermatologa – va accompagnato da un’accurata detersione della parte con acqua tiepida, limitando al massimo l’uso di detergenti e l’uso di salviettine che possono contenere sostanze o profumi che alterano la barriera protettiva della pelle, irritandola».

Anche fuori casa, o in caso di necessità, piuttosto che alle salviettine, meglio ricorrere ad acque micellari (che sono povere di tensioattivi, ossia di sostanze irritanti per la cute delicata del bambino) o termali e, senza risciacquare, asciugare con una salvietta. Ma la giusta detersione da sola non basta: «Una volta ben pulita la parte va asciugata alla perfezione, applicando poi in maniera costante, quindi a ogni cambio del pannolino, paste e creme in abbondanza, che formano una barriera protettiva e isolante dall’umidità per la cute del bambino».  «Nel corso dell’igiene, sarebbe meglio evitare anche l’uso di borotalco – aggiunge Bucci – che contiene profumo e l’acido borico che, in presenza di un’eventuale irritazione o di una microlesione della pelle, può essere dannoso». Questi semplici comportamenti, svolti in maniera abitudinaria, consentono di prevenire la formazione dei tipici arrossamenti nella zona del pannolino a cui possono seguire, come conseguenza, infezioni batteriche e soprattutto micotiche (come ad esempio una candidosi).

Se nonostante le precauzioni adottate, la dermatite da pannolino dovesse presentarsi, il fai-da-te è sconsigliato anche alle mamme più esperte: l’applicazione di creme con farmaci, per il suo trattamento, va sempre consigliata dal dermatologo o dal pediatra. «In fase acuta, può essere indicata una crema al cortisone – commenta la dottoressa Bucci – che ha il vantaggio di essere un antinfiammatorio per eccellenza, ma il suo utilizzo va limitato dai 2 ai 4 giorni a seconda della gravità del problema. Invece, spesso le mamme, vista la rapida risoluzione o riduzione della problematica, cadono nell’errore di riutilizzare questo medicamento ogni qual volta la dermatite si presenta, innescando un “effetto rebound” (effetto rimbalzo): più si applica la crema sulla zona irritata, più si favorisce la ricomparsa della dermatite. Inoltre l’utilizzo improprio del cortisone può stimolare anche l’insorgenzadi micosi in una zona già soggetta a macerazione e predisposta alla formazione di funghi».

Dunque, anche in caso di un banale rossore, meglio un controllo dermatologico: si evita che un problema semplice possa evolvere in qualche cosa di più complesso e di difficile gestione per il genitore.

di Francesca Morelli

 

UN RIMEDIO PER LENIRE LE IRRITAZIONI

È a base di Pantenolo al 5% e, a confermarne la sicurezza, la FDA riconosce questa sostanza come GRAS, vale a dire utilizzabile nei prodotti alimentari senza obbligo di autorizzazione preventiva. Si tratta di una crema lenitiva, indicata per prevenire o essere di ausilio nel trattamento degli arrossamenti da pannolino, in particolare nelle forme di eritema. Valore aggiunto della crema (Bepanthenol, prodotta da Bayer) è la formulazione: caratterizzata da pochi ingredienti, senza aggiunta di profumi e/o conservanti, limitando il rischio di allergie cutanee.

La sua azione benefica è provata scientificamente. Uno studio clinico (G. Putet e collaboratori), condotto su 54 bambini (sia prematuri che neonati a termine e 12 coppie di gemelli) suddivisi in due gruppi, ha confermato l’efficacia preventiva di Bepanthenol. Il primo, trattato con terapia standard (pulizia con sapone delicato, risciacquo con acqua e asciugatura) ha mostrato la comparsa di eritemi in più della metà dei casi, contro poco più del 30% dei neonati del secondo gruppo a cui veniva attuata la stessa igiene personale ma con l’applicazione della crema al pantenolo.

Buoni anche i risultati nel trattamento coadiuvante della dermatite. Due studi effettuati su oltre 200 neonati hanno dimostrato un miglioramento della problematica (pari a più del 60%) dopo 7 giorni di applicazione della crema. Solo in un caso, dopo 21 giorni di trattamento, si è avuto un peggioramento della dermatite da pannolino.

(F. M.)

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