Che l’assunzione di una corretta quantità giornaliera di omega 3, ovvero di acidi grassi polinsaturi, faccia bene a tutti è dimostrato da molti studi scientifici. I loro principali effetti? Contribuiscono a prevenire le malattie cardiovascolari (dall’ipertensione all’infarto), mantenendo nei livelli di guardia colesterolo e trigliceridi. Non solo. Meritano infatti di essere considerati (perché forse non sono altrettanto conosciuti), anche i loro benefici sul cervello, poiché contrastano i processi degenerativi delle funzioni cerebrali negli adulti, aiutando anche a prevenire patologie come l’Alzheimer e contribuiscono allo sviluppo del sistema nervoso nei bambini. «Proprio per questo le mamme in gravidanza devono fare particolare attenzione a garantirsi la giusta dose di questi nutrienti essenziali», spiega Lucilla Titta, nutrizionista e ricercatrice presso il Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. «E poiché il nostro organismo non riesce da solo a sintetizzarli, è irrinunciabile mangiare cibi ricchi di omega 3 (pesce azzurro, noci e olio di semi di lino)».
La gravidanza può essere un’occasione per diventare più consapevoli di quello che si porta in tavola. In proposito la dottoressa Titta precisa che la dose giornaliera raccomandata va da 1 a 4, 5 grammi e, per garantirla, basta mangiare 2 o 3 noci al giorno o prevedere 2 o 3 volte la settimana un pasto a base di pesce fresco, tenendo presente che sarde, tonno e salmone sono i più ricchi di omega 3. E’ interamente dedicato agli acidi grassi essenziali il libro Omega Me (Trenta Editore): una parte del ricavato viene devoluto al progetto Smart Food dello Ieo diretto a promuovere uno stile alimentare sano. Il libro prevede 16 menù e 80 semplici e appetitose ricette firmate da “food blogger”, affiancati da nutrizionisti dello IEO tra cui la dottoressa Titta.
Ma se in condizioni normali una corretta alimentazione può bastare a fornire un apporto di omega 3, adeguato per prevenire il rischio cardiovascolare, in alcuni casi specifici è invece necessario intervenire con dosi supplementari. Avviene per esempio quando si hanno livelli alti di trigliceridi (ipertrigliceridemia familiare, iperlipemia familiare combinata, ipertrigliceridemia con insufficienza renale moderata e grave) e la dieta unita ad altre misure farmacologiche non hanno dato esito positivo o quando si è già avuto un infarto miocardico. In questi casi la scelta più valida per salvare cuore e vita è quella di affidarsi a formulazioni farmaceutiche piuttosto che a semplici integratori, perché garantiscono sia massima qualità delle materie prime impiegate, sia concentrazione, superiore all’85 per cento.
«Gli Omega 3 si trovano in commercio a diverse concentrazioni», chiarisce Alessandro Mugelli, ordinario di Farmacologia, direttore Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino (NEUROFARBA) dell’Università di Firenze: «gli integratori hanno una concentrazione di acidi grassi polinsaturi inferiore a quella garantita dai farmaci, che è superiore all’85%. E’ dunque importante usare i farmaci a base di Omega 3 perché i positivi risultati degli studi clinici condotti sono stati ottenuti con concentrazioni superiori all’85%».
Da segnalare che da pochi giorni si trova in farmacia il primo farmaco generico a base di Omega 3 a misura di spending review perché, a parità di qualità e bioequivalenza , ha un prezzo inferiore del 30 % rispetto ai prodotti di marca. Si tratta di un aspetto importante per un’adeguata prevenzione cardiovascolare, sia se a carico del servizio sanitario nazionale sia se sostenuta dai singoli cittadini. Ma questo non esclude l’importanza di una dieta corretta e di una regolare attività fisica.
di Antonella Franchini