Sono nati in anticipo rispetto alla data prevista del 12 agosto, con taglio cesareo, in una località lontana da Roma, per sfuggire alle pressioni mediatiche che da mesi li rende protagonisti di una vicenda alquanto controversa e di difficile soluzione. Sono i gemelli (un maschio e una femmina) “contesi” da due coppie di genitori, quelli biologici e quelli naturali, a causa di uno scambio di gameti durante la fecondazione assistita all’Ospedale Sandro Pertini di Roma. Sono stati registrati all’anagrafe come figli della coppia che li ha partoriti. Ma i genitori “biologici” hanno presentato una richiesta d’urgenza al Tribunale per poterli riconoscere come figli loro. Nonostante le raccomandazioni del Comitato nazionale di bioetica, di un comportamento solidale tra le parti, affinché nessuna delle due coppie sia esclusa dalla vita di questi bambini, la coppia che ha partorito i piccoli si è sempre mantenuta nell’ombra e sembra voler escludere la partecipazione degli altri genitori. A chi sarà riconosciuto il diritto di considerare i due bimbi come figli? E a chi sarà riservato il diritto di crescerli? La cronaca dei prossimi giorni ci darà notizie riguardo alla difficile decisione dei giudici che, sicuramente, non potranno trascurare un elemento essenziale di tutta questa vicenda: il diritto di questi due bambini di vivere una vita felice e non sentirsi contesi da due coppie di genitori in conflitto!
«Si tratta di un caso unico, molto complesso e anomalo anche per l’ordinamento giuridico italiano», commenta l’avvocato Maria Paola Costantini dell’Associazione Cittadinanza Attiva. «La legge italiana, infatti, riconosce come madre la donna che partorisce il figlio. Per legge, inoltre, il padre “biologico” ha diritto di registrare all’anagrafe il figlio. In questo caso, i gemelli avrebbero la mamma che li ha partoriti e il padre “biologico”, che non è però il marito della mamma. E’ una situazione veramente controversa, destinata a generare molti problemi che rischieranno di compromettere la felicità di sei persone: le due coppie di genitori e i due bambini. Speriamo che, in questo caso, il buon senso abbia il sopravvento tra le due coppie e si possa creare una sorta di “famiglia allargata” per crescere ed educare i due piccoli in armonia, anche se, in questo momento, non sembrano esserci i presupposti per questa soluzione, difficile comunque da praticare. Un caso del genere richiede sicuramente una seria riflessione sulle responsabilità di chi lavora nel settore della Procreazione assistita, come del resto in tutti i casi in cui si ha a che fare con la vita delle persone. In particolare per la PMA è indispensabile rivolgersi a Centri medici qualificati che abbiano avuto le adeguate autorizzazioni, a garanzia del rigore delle procedure mediche e della professionalità degli operatori. E purtroppo non tutti i centri di PMA, per lo meno nella regione Lazio, possiedono questi requisiti. E’ auspicabile che, con l’introduzione della fecondazione eterologa, vengano richieste ai Centri le norme di controllo sulle procedure, al fine di garantire il diritto a procreare nelle migliori condizioni e senza i problemi che le due coppie in questione sono costrette ad affrontare».
di Paola Trombetta
FECONDAZIONE ETEROLOGA: LA PRIMA A PARTIRE SARA’ LA TOSCANA
A rompere gli indugi sulla possibilità di praticare la Fecondazione eterologa è stata la Regione Toscana che ha approvato in questi giorni una delibera che regolamenta la pratica. In particolare queste norme, che entreranno in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, garantiranno che le donazioni avvengano seguendo precisi protocolli medico-sanitari, a garanzia della gratuità della donazione, dell’anonimato del donatore e del buono stato dei gameti. Nella delibera sono indicate nel dettaglio le procedure e le rimborsabilità previste dal Sistema sanitario regionale.
«A prescindere dall’iniziativa della Regione Toscana, i centri di riproduzione assistita attendono l’approvazione del Decreto legge, presentato in questi giorni dal ministro Lorenzin, e prevista entro settembre», conferma il dottor Andrea Borini, presidente della Società Italiana di Sterilità e Fertilità (SIFES). «Il testo dovrebbe riprendere le raccomandazioni, già previste nel Documento approvato dalle società scientifiche, della gratuità delle donazioni e dell’anonimato del donatore, oltre agli esami per garantire lo stato di salute dei gameti. Ovviamente la gratuità della donazione non esclude la rimborsabilità delle prestazioni mediche, soprattutto per la donazione degli ovociti, che richiede procedure interventistiche con tempi lunghi, che dovranno sicuramente essere rimborsati alla donatrice. Le norme per la conservazione dei gameti seguiranno quelle già in vigore con la normativa del Centro nazionale trapianti (CNT) ». Attualmente in Italia, nei Centri di PMA, sono congelati circa 80 mila ovociti, appartenenti a donne che si stanno sottoponendo o si sono già sottoposte a cicli di fecondazione assistita. E questi ovociti crio-conservati, potrebbero forse essere i primi a essere donati.
di Paola Trombetta