Il primo “nemico atmosferico” autunnale – l’ambrosia – lo si potrebbe incontrare già mettendo piede a terra dopo una vacanza. Specie se si è tendenzialmente allergici e si risiede in Lombardia e nei dintorni di Malpensa. In quest’area le concentrazioni di questo polline, importato dagli Stati Uniti, ha infatti trovato terreno più fertile e ha colonizzato anche in zone in cui la vegetazione vera e propria è stata rimossa, come bordi stradali, margini di campi, aree aperte, raggiungendo i picchi massimi. «Non solo l’ambrosia in Lombardia è molto diffusa e può colpire all’incirca 300 mila abitanti fra adulti e bambini al rientro dalle vacanze – spiega il professor Giorgio Walter Canonica, Direttore della Clinica di Malattie dell’Apparato Respiratorio e Allergologia Di.M.I. IRCCS San Martino Genova e Presidente Società Italiana Allergologia Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC) – ma è anche più cattiva rispetto ad altre regioni, acutizzando la sintomatologia caratterizzata da asma bronchiale (non presente ad esempio con altri allergeni respiratori) e da un’abbondante rinite, unita alle tipiche manifestazioni di occhi arrossati, lacrimosi e prurito al naso».
La prima attenzione pratica, se si soffre di una qualsiasi sintomatologia allergica, è quella di sapere preventivamente dove e in che misura il polline incriminato andrà a colpire: consultando il Bollettino Pollinico (www.ilpolline.it/bollettino-pollinico/) aggiornato settimanalmente dall’Associazione Italiana di Aerobiologia, a seconda dei livelli di inquinamento o delle previsioni meteo e delle correnti d’aria che spostano rapidamente i pollini, le vittime degli starnuti da ambrosia potranno sapere, anche a settembre, a quali rischi andranno incontro il loro naso e l’intero apparato respiratorio.
Ma la prevenzione più efficace inizia molto prima: con un vaccino innovativo, registrato su misura per l’ambrosia dalla Food & Drug Administration americana. L’efficacia terapeutica è comprovata da un ampio studio su 784 persone allergiche all’ambrosia monitorate durante tutta la stagione della fioritura pollinica (da luglio a settembre). «Il trattamento con terapia sublinguale contro placebo – commenta il professor Canonica – protratto per 52 settimane, ha dimostrato un significativo miglioramento dei sintomi e un’analoga riduzione della necessità di utilizzare farmaci sintomatici, garantendo una copertura per tutto il periodo a rischio». Un risultato importante se si considera la recente e sempre più vasta diffusione dell’ambrosia partita dalle regioni del nord (Lombardia, Piemonte, Veneto), ma in continua espansione verso nuovi territori, il conseguente contagio sempre più ampio e le manifestazioni sintomatiche più importanti di questo polline rispetto ad altri allergeni. «La terapia sublinguale – aggiunge ancora lo specialista – che si conferma come una preziosa risorsa di prevenzione e cura, consiste nella somministrazione controllata dell’allergene (immunoterapia specifica) allo scopo di desensibilizzare il paziente e renderlo tollerante all’esposizione naturale all’allergene stesso (all’ambrosia in questo caso)». Per ottenere i migliori risultati dalla terapia sublinguale occorre però conoscere il giusto allergene da somministrare: «Ciò è possibile con una corretta diagnosi effettuata attraverso diversi strumenti – dichiara ancora Canonica – che vanno dallo skin test (test cutaneo) sino alla diagnostica molecolare. L’immunoterapia per bocca può essere somministrata efficacemente sia agli adulti che ai bambini, anche se al momento non esistono ancora studi effettuati per questo vaccino specificatamente testati sui piccoli».
Dunque, come agire correttamente per evitare gli attacchi acuti da ambrosia nel breve e lungo termine? «La prima cosa da fare – conclude Canonica – è consultare un allergologo affinché si possa effettuare una diagnosi mirata che consenta di non dovere necessariamente utilizzare i farmaci solo al bisogno, ossia quando si presenta il sintomo, ma di poter instaurare una terapia opportunamente preventiva». Mentre restano valide tutte le accortezze del “viver sano” quali l’abolizione dei fattori di rischio (fumo in primo luogo), la frequentazioni di luoghi out (ad esempio pic-nic nei prati, soprattutto in giornate ventose, lunghi soggiorni in campagna), finestre chiuse durante la notte (sostituite da un condizionatore a cui siano stati puliti i filtri o un ventilatore) se dovessero perdurare anche fuori stagione giornate particolarmente calde, attività fisica non praticata al tramonto o di prima mattina quando l’impollinazione raggiunge il suo picco massimo e mascherina sulla bocca e il naso se si va in bicicletta. Infine, dopo gli ultimi week-end all’aria aperta prima della brutta stagione, cambiarsi subito d’abito al rientro a casa, stendendo poi il bucato lavato in ambienti chiusi piuttosto che all’aperto.
di Francesca Morelli