Ma per tutelare fumatori attivi e passivi delle sigarette di “new generation”, se ne vorrebbe bandire l’uso e consumo dagli spazi e luoghi pubblici chiusi, al pari delle sigarette tradizionali, adottando contemporaneamente in corso di produzione misure che rendano minimo il contenuto e l’emissione di sostanze tossiche, vietando soprattutto le miscele con aromi alla frutta, ai dolci e alle bevande alcoliche. Di contro però si odono anche pareri avversi, o comunque più cauti, da parte degli esperti contrari all’indicazione dell’OMS di equiparare, e dunque classificare le e-cig, al pari delle bionde tradizionali. La motivazione è che le prime (le e-cig), non prodotte da e con il normale tabacco, avrebbero effetti meno dannosi sulla salute. Ad affermarlo e a scriverlo in una lettera/documento indirizzata proprio all’OMS sono 53 noti esperti – fra questi Riccardo Polosa, professore di Medicina Interna all’Università di Catania e direttore scientifico della Lega Italiana Antifumo, Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano – in vista della Convenzione Quadro sul Controllo del Tabacco (FCTC) che si terrà il prossimo ottobre a Mosca, la quale decreterà la futura “carta di identità” della sigaretta tecno e (forse) farà luce su qualche sua implicazione in più.
A riprova di quanto affermato dagli esperti, le prime attestazioni scientifiche parlerebbero in termini di salute a favore delle sigarette tecnologiche: fra i fumatori “svapo” si registrerebbe un migliore stato generale di salute rispetto ai più tradizionali tabagisti e una significativa riduzione del numero di vite perse all’anno a causa del normale fumo di sigaretta. Questo miete infatti ancora molte vittime: 80 mila solo in Italia, con il cancro al polmone in testa provocato da un mix di oltre 70 sostanze cancerogene, emanate dalla combustione di tabacco e carta (assente invece nelle sigarette elettroniche ed ecco la ragione per cui sarebbero meno nocive e tossiche), ma con una prospettiva in crescita e che potrebbe raggiungere gli 8 milioni di morti entro il 2030. Un traguardo nefasto entro pochi anni. «Non è possibile non tenere conto di questi fondamentali aspetti – dichiarano i tre esperti – soprattutto della potenziale inefficacia delle e-cig sui tumori, e diffondere messaggi fuorvianti sulla loro nocività».
Attestazioni più certe riguardano invece un miglior controllo delle malattie che colpiscono l’apparato respiratorio: studi clinici e sondaggi di ricerca dimostrerebbero che fumatori affetti da asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva, passati all’uso regolare di e-cig, avrebbero tratto significativi benefici nella sintomatologia respiratoria e nella funzionalità polmonare. «Pazienti con queste patologie che sono particolarmente vulnerabili alle sostanze irritanti a livello respiratorio – spiegano gli esperti – sembrano non esserlo agli aerosol delle e-cig. Pertanto queste “nuove” sigarette possono considerarsi “parte della soluzione” ai danni causati dal fumo, e non “parte del problema”, perché oltre a migliorare alcune condizioni cliniche correlate al fumo, favorirebbero anche una accelerazione verso la fine del tabagismo».
L’opinione su questa qualità (o presunto merito) della e-cig è ancora contrastante. Da un lato una ricerca sistematica di studi su database e rapporti scientifici di screening condotta dalla Queen Mary University of London, assieme ad altri Istituti, e pubblicata sulla rivista scientifica Addiction, ribadirebbe infatti la minore tossicità delle e-cig in quanto i loro aerosol possono contenere alcune delle sostanze tossiche presenti nel fumo di tabacco ma a livelli molto più bassi, ma soprattutto aiuterebbero alcuni utenti a ridurre o a smettere di fumare. «Il passaggio alla e-cig, come alternativa più sicura al fumo e possibile percorso per completare la cessazione dell’uso di nicotina – concludono gli autori dello studio – è da suggerire ai fumatori che non intendono o non riescono a smettere di fumare attraverso altre modalità». Dall’altra però vi è la posizione dell’Istituto Superiore di Sanità che nella persona di Walter Ricciardi, commissario straordinario, così afferma: «Le evidenze scientifiche che le e-cig facciano smettere di fumare sono ancora limitatissime. Vi è già una buona evidenza scientifica (proveniente anche dagli studi del nostro Istituto Superiore di Sanità) che rilascino nell’ambiente emissioni di diverse sostanze tossiche tra cui particelle ultrasottili, glicol propilene, nitrosamine tabacco-specifiche, nicotina, composti organici volatili carcinogeni e tossine, incluso benzene, piombo, nickel e altri».
Come si concluderà dunque il dibattito fra OMS ed esperti? Non resta che attendere le decisioni moscovite per dare fine o seguito all’annosa questione.
di Francesca Morelli