www.obesityweek.info, ovvero la VII Settimana per la Prevenzione dell’Obesità e per un corretto Stile di Vita, che si è svolta dal 4 all’11 ottobre a Parma. A monte del problema spesso c’è una errata percezione del concetto o dello stato di benessere, soprattutto da parte degli adulti: «I genitori considerano il sovrappeso un fattore estetico o addirittura un segno di buona salute», spiega il professor Sergio Bernasconi, direttore dell’Università parmense. E trascurano consigli di specialisti e pediatri che sono invece fondamentali per evitarlo, limitarlo o risolverlo: «Far regolarmente misurare e pesare il bambino dal medico di riferimento fornisce una valutazione precisa sull’adeguatezza del rapporto peso-statura in relazione all’età», dichiara il professor Claudio Maffeis, membro del Direttivo nazionale della Società Italiana Obesità. «Un’indicazione particolarmente importante tra i 4 e gli 8 anni, quando è molto facile sottostimare il sovrappeso».
E i rischi salutistici di un bambino over-size sono molti e seri, primo fra tutti un’aumentata incidenza di cardiopatie e diabete già in età prescolare, come evidenzia uno studio condotto dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e pubblicato sulla rivista Jama Pediatrics, che ha preso in considerazione più di 5.700 bambini tra i 2 e i 6 anni, tutti visitati dai pediatri della FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) tra il 2011 e il 2012. Di questi, circa 600 (10%) ha sviluppato sovrappeso o obesità nell’ultimo anno e su 219 sono state anche eseguite analisi del sangue che hanno attestato condizioni di insulinoresistenza, pre-diabete, alti valori di colesterolo, ipertensione, complicanze metaboliche, accumulo di depositi di grasso nel fegato. «I risultati dello studio – commenta la dottoressa Melania Manco, ricercatrice di Malattie multifattoriali e Fenotipi complessi della struttura romana – evidenziano che il rischio di alterazioni metaboliche legate all’obesità comincia a manifestarsi presto nella storia naturale dell’aumento di peso, propendendo per la necessità di effettuare screening appositi in età più giovane rispetto a quella attualmente raccomandata». Ma anche di correggere, fin da subito, lo stile di vita dei più piccoli attuando tecniche motivazionali che coinvolgano tutta la famiglia e permettano il raggiungimento di maggiori risultati. Partendo dalle abitudini alimentari scorrette che possono favorire l’aumento di peso: «E’ importante istruire i bambini a comportamenti più sani – aggiunge il professor Bernasconi – ma senza atti proibitivi o punizioni. Nell’alimentazione dei piccoli è bene non introdurre troppi grassi, limitare quelli animali a favore dell’olio di oliva da aggiungere con il cucchiaio; ridurre gli zuccheri; consumare la carne soprattutto bianca solo due o tre volte alla settimana e il pesce (anche surgelato) almeno due volte la settimana; i legumi 2-3 volte la settimana. È poi corretto assumere in tutti i pasti una quota di carboidrati (riso, pane, pasta, cereali); frutta e verdura, almeno 5 porzioni al giorno anche sotto forma di centrifughe, spremute, passato di verdura o vellutate. Queste ultime in particolare sono poco amate dai bambini più piccoli (6-10 anni) che consumano meno frutta e verdura di quelli più grandi e introducono significativamente meno legumi, pomodori, broccoli, cavolfiore, cavoletti, carote, zucchine, fagiolini, peperoni e verdure verdi (spinaci, bietola, coste ed altro) così come meno mele, anguria e melone». È, però, importante anche la gestione degli altri due pasti quotidiani: fare sempre, al mattino, la colazione a base di latte o yogurt con l’aggiunta di cereali e a merenda (mattutina o pomeridiana) variare gli alimenti, previlegiando frutta e yogurt.
«I genitori – continua il professor Maffeis – dovrebbero essere di esempio per i figli sia per la nutrizione che per l’attività motoria. Genitori attivi, che mangiano sano, avranno figli che imiteranno i loro comportamenti. Seguire questi semplici suggerimenti aiuta da un lato a riconoscere con tempestività eventuali problemi di peso del bambino e dall’altro a prevenirli oltre che a curarli». Ma ecco, il secondo tasto dolente: l’attività fisica. I bambini italiani sono troppo sedentari, solo il 18% – secondo OKkio alla Salute – pratica sport e per non più di un’ora a settimana a favore di attività da poltrona: guardano la TV e/o giocano con i videogiochi per oltre 2 ore al giorno (44%) e solo un bambino su 4 si reca a scuola a piedi o in bicicletta. «Occorre invece seguire le indicazioni dell’OMS – prosegue il pediatra – che prevedono per ogni bambino almeno un’ora al giorno di attività fisica a intensità moderata/elevata, cioè che fa sudare. È quindi utile praticare un’attività sportiva con più sedute la settimana (3 è l’ideale) oltre ad altre attività motorie non necessariamente sportive come il gioco libero, la bicicletta, le escursioni praticate negli altri giorni e nel week end». Una ragione per questa raccomandazione c’è: «La sedentarietà infantile – prosegue il professor Bernasconi – è uno tra i fattori principali del sovrappeso per l’accumulo giornaliero di calorie causato dallo sbilancio energetico tra entrate e uscite. Ma il meccanismo è reversibile se il bambino pigro viene convinto a fare esercizio fisico costante. Si tratta di un obiettivo da non mancare perché anche in fascia pediatrica, quando il peso non ritorna normale, si possono manifestare ipertensione e diabete di tipo 2, che in passato non si presentavano in età infantile, tanto più che un piccolo obeso può incorrere in altre problematiche di tipo ormonale ad esempio con uno sviluppo puberale precoce, articolare con disturbi alle articolazioni per l’eccesso di peso e/o respiratorio con asma».
In conclusione? «La vita sedentaria e la scarsa attività dei bambini – tira le somme la dottoressa Michela Barichella, responsabile della Struttura di Dietetica e Nutrizione Clinica ICP Milano, che comprende anche l’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi – potrebbero spiegare l’eccessivo aumento del peso dei bambini più piccoli, mentre le cattive abitudini alimentari e la scarsa introduzione di fibra concorrono a peggiorare il quadro metabolico». Un quadro che richiama l’attenzione su un obiettivo: provare ad arginare l’ondata crescente di bambini extra- large studiando rimedi efficaci e strategie ad hoc.
di Francesca Morelli
TROPPI ZUCCHERI, FIN DALLA CULLA
Bimbi a rischio obesità e diabete, fin dalla culla, e premessa di patologie cardiovascolari in età adulta. Colpa di qualche punta di saccarosio di troppo, aggiunto alle pappe per togliere l’acidità, di un eccesso di carboidrati e amidi che si trasformano in altrettanti zuccheri, di merendine extra, assunte non appena l’età lo consenta. Una dolce (ma cattiva) abitudine, che secondo lo studio italiano Nutritake, condotto dal Professor Gian Vincenzo Zuccotti, direttore dell’Unità Operativa di Pediatria dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano, su 400 bambini tra i 0 e i 3 anni pare costare cara a più del 30% di essi. «Gli zuccheri – dichiara il pediatra – sono fondamentali per la crescita e il sostentamento quotidiano dei piccoli, ma eccedere nel loro apporto, aggiungendoli a quelli già presenti negli alimenti, può influenzare negativamente la salute». La buona regola è invece insegnare ai bambini ad apprezzare sapori diversi affinché possano “costruirsi” le proprie preferenze alimentari. «L’esposizione precoce, già durante la gravidanza e poi durante l’allattamento e lo svezzamento, ad una vasta gamma di gusti – continua Zuccotti – aiuterebbe a porre le basi di una corretta alimentazione, costituita da un’ampia varietà di alimenti e sapori». E’ stato infatti dimostrato che i comportamenti alimentari acquisiti in età infantile vengono mantenuti anche in età adulta. Educare un bambino a mangiare bene e in maniera equilibrata significa offrirgli un importante bagaglio che farà parte della sua vita matura, a favore della buona salute. Come limitare l’apporto di zucchero nella dieta dei bimbi? Insegnando alle mamme che esistono due tipi di zuccheri: quelli semplici (come il cucchiaino di saccarosio, il comune zucchero) che rilasciano energia immediata e quelli complessi (più efficaci) che danno energia con gradualità. Di norma si eccede sempre sui primi, i più nocivi, ed è sull’utilizzo moderato di questi che occorre educare alla loro sostituzione con cibi che lo contengono naturalmente, come ad esempio la frutta. «Questo alimento – spiega Claudio Maffeis, Professore Associato di pediatria all’Università di Verona – è naturalmente dolce e fornisce un complesso di zuccheri ‘buoni’ che portano con sé altre importanti sostanze quali fibre, vitamine, sali minerali con un valore nutritivo ben superiore a quello fornito dal solo fruttosio in essa contenuto». Che serve anche da educazione dei grandi: «Accompagnare il piccolo nell’acquisizione di una “maturità” nutrizionale incentiva anche i genitori ad adottare una alimentazione più sana e naturale, con un ritorno ai gusti genuini e a una limitazione degli zuccheri». È bene poi eliminare anche alcuni gesti abituali scorretti quali aggiungere lo zucchero alla frutta, intingere il ciuccio nel miele per farlo accettare dal piccolo, ricorrere a dolci concessioni per premiare comportamenti virtuosi. E per scegliere sano, non dimenticare la lettura dell’etichetta: «Specie per i piccoli – conclude lo specialista – è importante scegliere prodotti specifici per le differenti fasi di crescita, facendo attenzione alla quantità e al tipo di zuccheri presenti nell’alimento, meglio ad esempio quelli che provengono solo dalla frutta». È chiaro dunque il messaggio dagli specialisti: non sottovalutare l’impatto della nutrizione sul futuro della salute dei bimbi fin dal loro primo vagito.
Francesca Morelli