«La famiglia è una piccola scuola di vita»: l’espressione usata da Papa Paolo VI, beatificato da Papa Francesco, è quanto mai attuale, all’indomani del Sinodo dedicato appunto alla famiglia. Quasi 200 Cardinali (191 per la precisione), provenienti da tutto il mondo, hanno dissertato per due settimane sui valori cardine della famiglia “cristiana”: fedeltà, rispetto e aiuto reciproco tra i coniugi, apertura alla vita, ai figli e ai loro problemi. Una famiglia che sembra oggi essere particolarmente in difficoltà. I matrimoni si sgretolano, le crisi vengono affrontate con superficialità, in modo alquanto sbrigativo e approssimato, “senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio”, come riporta il messaggio conclusivo dei Padri sinodali. I fallimenti delle unioni familiari danno origine a nuove relazioni, nuove coppie, nuovi matrimoni, creando situazioni problematiche per vivere la scelta cristiana. E i credenti si aspettano che la Chiesa sia loro vicina ad affrontare questo difficile cammino. «La Chiesa dovrebbe essere sempre più una “famiglia di famiglie”, non una “fabbrica di sacramenti” che vengono “concessi” a seconda delle situazioni», fa notare una coppia di coniugi, Lucia Miglionico e Giuseppe Petracca Ciaravella, entrambi medici di San Giovanni Rotondo, tra i pochi laici ammessi a questo Sinodo. «Sui temi spinosi delle convivenze, dei divorzi, della morale sessuale non ci aspettavamo dal Sinodo una ricetta immediata, ma siamo fiduciosi che siano state poste le basi per prendere decisioni che tengano davvero conto delle difficoltà personali. Gli stessi sacerdoti dovrebbero essere più vicini alle coppie, soprattutto a quelle in difficoltà, per invogliarle a cercare nella Chiesa un ambiente “familiare”al quale rivolgersi e non un contesto dottrinale dal quale dover fuggire».
Una Chiesa, dunque, più attenta e più vicina ai problemi della gente. «Una Chiesa che si occupi anche delle situazioni di emarginazione, delle donne maltrattate, dei bambini sfruttati, intervenendo direttamente contro quei regimi che non difendono la dignità della donna e non proteggono l’infanzia». E’ l’appello di Ilva Myriam Hoyos Castaneda, procuratore di Stato a Bogotà per la difesa dei diritti delle donne e dei bambini, tra i “pochi eletti” ammessi al Sinodo. «La Chiesa non può “stare a guardare” queste situazioni che ledono la dignità della persona: deve intervenire con determinazione e proteggere i più deboli contro i soprusi».
Le parole dei laici, ammessi al Sinodo come uditori, pur nella brevità dei tempi concessi loro per parlare (cinque minuti circa) hanno comunque dato uno spunto ai Padri sinodali, sollecitandoli a calarsi nella realtà quotidiana delle famiglie, inserite nel loro contesto sociale. Un appello che è stato accolto con grande entusiasmo da Papa Francesco che, commentando le conclusioni del Sinodo, ha ribadito: «…la Chiesa non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone, ma ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti, e non solo i giusti o chi crede di essere perfetto….». Una Chiesa, dunque, come una casa sempre aperta e pronta all’accoglienza.
Commenti a riguardo vengono anche dalle parole del Cardinale Reihnard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca e portavoce del teologo Cardinale Walter Kasper, coordinatore dell’intero Sinodo. «La Chiesa deve affrontare con consapevolezza e apertura tutte le problematiche legate ai contesti sociali, all’aumento di coppie che si separano, alla diffusione di coppie di fatto, e anche alla situazione delle coppie di omosessuali che vivono comunque nelle “regole” della fedeltà e del rispetto reciproco. Chi può giudicare queste persone e impedire loro di accostarsi ai Sacramenti? Come pure, nei casi di fallimenti di matrimoni causati dall’abbandono di un coniuge, perché penalizzare ulteriormente il coniuge che sta soffrendo, impedendogli di accostarsi ai Sacramenti, solo perché ha un altro legame affettivo?». Su questi specifici punti dei divorziati risposati e degli omosessuali, i cardinali hanno espresso pareri discordi, tanto che le votazioni hanno sì confermato una maggioranza di “apertura”, non però superiore ai due terzi. Per la decisione definitiva occorrerà attendere un altro anno, col Sinodo nel 2015.
A Monsignor Bruno Forte, segretario speciale per il Sinodo della Famiglia, il compito di un commento conclusivo: «Questo Sinodo ha rappresentato una svolta nella Chiesa cattolica, in quanto ha messo in evidenza molte problematiche che non possono più essere disattese. E non mi riferisco solo ai divorziati risposati, ma a tutte quelle situazioni di coppie di fatto che chiedono di essere parte integrante del mondo cattolico e, proprio per questo, non possono più venire escluse».
di Paola Trombetta