Dai romantici film d’amore, che celebravano l’immagine della donna languida e sentimentale, alle recenti interpretazioni femminili nei film d’azione, dove la protagonista sembra diventare sempre più simile all’uomo, stiamo assistendo a uno storico mutamento del ruolo della donna. Sempre più protagonista della sua vita e delle sue scelte, la giovane donna sembra però avere scarsa consapevolezza della propria sessualità e delle scelte contraccettive. E’ quanto è emerso dal Congresso “Amore e Ormoni nella vita delle donne”, che ha riunito i maggiori esperti italiani di ginecologia presso la Casa del Cinema a Roma. Nell’occasione è stata presentata un’indagine condotta da Gfk Eurisko sui cambiamenti dell’universo femminile dai primi anni ’90 a oggi e un’indagine sulle scelte contraccettive delle ragazze.
«Dai dati emersi dall’indagine si registra un’adultizzazione precoce delle ragazze che si scontra però con un’insicurezza di fondo legata ai temi della precarietà, della crisi economica e dalla mancanza di informazioni anche nella sfera sessuale», afferma la dottoressa Isabella Cecchini, Direttore del Dipartimento Salute di GfK Eurisko. «Tutte tematiche che in famiglia non si affrontano, nonostante il 74% delle giovani attribuisca a questi aspetti della vita una grande importanza. Il sesso per tre ragazze su 4 è molto importante, ma una su 4 riferisce di viverlo come qualcosa che bisogna fare, quasi un obbligo, per integrarsi col gruppo. Appare evidente inoltre una difficoltà dei genitori a parlare di questi argomenti: le giovani donne scoprono precocemente il sesso ma senza un’adeguata preparazione. La sessualità viene vissuta in maniera più naturale di un tempo, ma in modo superficiale, con poca emotività e romanticismo. Ciò denota una scarsa maturità affettiva dovuta in parte alla precocità d’inizio e in parte al cambiamento dei modelli culturali di riferimento. Ecco allora una sessualità vissuta molto superficialmente senza costruire legami duraturi, poco responsabile. E questo spiega il 40% di giovani donne che non usano alcun metodo contraccettivo e quello scarso 18% di utilizzatrici di contraccezione ormonale, come la pillola, che però viene spesso dimenticata (oltre un quarto delle donne hanno scordato almeno una volta di assumere la pillola nell’ultimo mese)».
A fronte dello scarso dialogo in famiglia, è Internet a farla da padrone. Le giovani parlano e si informano di sesso e di metodi contraccettivi su Internet (75%), con il proprio partner (54%) e con il ginecologo (51%). Seguono le amiche (50%) e tra le ultime posizioni si affaccia la figura materna (23%) seguita dalla televisione e dalle riviste.
Un’indagine condotta da ottobre 2013 ad aprile 2014 su un campione di oltre 700 ragazze, dell’ultimo anno delle scuole superiori, nell’ambito del progetto educazionale “La pillola senza pillola”, promosso da SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e da MSD Italia, ha rivelato che il 68% non conosce alternative alla pillola nell’ambito della contraccezione ormonale. Tuttavia dalla stessa indagine emerge che quasi il 40% delle ragazze che utilizza già un metodo contraccettivo vorrebbe cambiarlo. Il bisogno di maggiori conoscenze e informazioni su alternative disponibili può essere soddisfatto da un counseling adeguato da parte del ginecologo che, secondo le giovani, è ritenuto la figura più adatta a individuare la scelta contraccettiva.
Quali caratteristiche dovrebbe avere il contraccettivo ideale?
«Deve essere un contraccettivo che influisca il meno possibile nel modificare il ritmo della vita, soprattutto dal punto di vista fisico, quindi riducendo al minimo la possibilità di effetti collaterali, ma anche rispetto ai tempi e alle modalità di assunzione», spiega Rossella Nappi, Professore Associato di Ostetricia e Ginecologia dell’Università degli Studi di Pavia/Policlinico San Matteo. «Nel momento in cui si avvicinano alla contraccezione ormonale, i contraccettivi che non richiedono l’assunzione quotidiana di una pillola sono quelli che meglio si adattano alle esigenze delle giovani donne. Tra questi, ad esempio, è da prendere in considerazione il cerotto settimanale, ma anche l’anello contraccettivo, non solo perché è a basso dosaggio ormonale (15 microgrammi), quindi non interferisce con il metabolismo, con la propria fisicità, ma anche perché la somministrazione una volta al mese rende le donne più libere di vivere la propria sessualità senza avere “scadenze” quotidiane. Inoltre è un’ottima occasione per la donna di conoscere meglio il proprio corpo».
«Se all’inizio la ragazza prova una certa riluttanza per l’anello vaginale, quando viene informata e soprattutto lo sperimenta di persona, si convince a usarlo e non lo abbandona per diversi anni», fa notare la professoressa Franca Fruzzetti, della Clinica Ostetrico-ginecologica dell’Ospedale Santa Chiara/Università di Pisa. «Alla riduzione degli effetti collaterali, soprattutto cefalea, aumento di peso, tensione mammaria, spotting, che si possono verificare con la pillola, si aggiunge il fatto che l’anello vaginale ha il più basso contenuto ormonale (15 microgrammi rispetto ai 30 della pillola) e rimane attivo per tre settimane, senza il rischio di dimenticanze. Per questo a utilizzarlo sono soprattutto le giovani tra i 20 e 25 anni che richiedono un metodo pratico ed efficace».
A conferma di ciò, lo studio osservazionale ECOS condotto su quasi 2.000 donne italiane tra i 18 ed i 40 anni (età media 26 anni).
Obiettivo dello studio è stato quello di valutare il counseling, ossia il dialogo informativo tra medico e paziente sui contraccettivi ormonali combinati e di osservare gli effetti sulle decisioni delle donne. È stato comparato il metodo scelto dalla donna con quello che avrebbe voluto scegliere prima del counseling e del confronto con il ginecologo. Emerge che la percentuale di donne che sceglie l’anello contraccettivo, dopo il colloquio con il ginecologo, aumenta di oltre 4 volte, passando dal 5% al 21%; per il cerotto passa dal 3% al 7%, mentre rimane invariata per la pillola. Le donne che non avevano idea su quale fosse il sistema contraccettivo più adatto, dopo il confronto con il medico, hanno optato per un metodo che non prevedesse l’assunzione giornaliera di una pillola, a rischio dimenticanza, adottando una soluzione che semplifica il più possibile la vita.
di Paola Trombetta