Ci risiamo. Di nuovo San Valentino. Come ogni anno, puntuale e impeccabile, ecco la Festa degli Innamorati! Ah l’amore, l’amore… Ma dove è finito? E’ ancora possibile vivere oggi un grande amore? In realtà sentiamo sempre più spesso parlare della difficoltà di costruire legami sentimentali, di unirsi in una “coppia”, che di grandi amori. Viviamo l’epoca del precariato, oltre che lavorativo anche affettivo, dicono le ultime indagini. Innamoramenti, infatuazioni, che evaporano alla terza uscita senza una spiegazione. Storie instabili, fragili, a rischio di esaurimento. Coppie che si formano a fatica e si sciolgono velocemente oppure che si formano, ma non vogliono vincoli: no definizioni, progetti, matrimonio, figli… Eppure sarebbe così bello poter vivere un amore “da film”…
Abbiamo voluto approfondire l’argomento con Maria Giovanna Farina, filosofa e scrittrice che ha appena pubblicato il romanzo Dimmi che mi ami (Silele Edizioni).
Il nostro tempo ha paura dell’amore?
«Direi proprio di sì, perché l’amore è un sentimento disordinato e sovversivo. Svia e spiazza ogni intento conoscitivo. Anche semplicemente perché l’amore, con la comprensione, non c’entra quasi niente. Intorno alla scelta del partner c’è sempre qualcosa di misterioso. Ha a che fare con la dimensione più segreta del nostro essere. Ci pone di fronte a qualcosa di oscuro, incomprensibile, impenetrabile. Che forse nessuna ricerca e nemmeno le neuroscienze potranno mai riuscire a svelare. Terminato il tempo delle grandi passioni, è certo che l’amore è pur sempre al centro della nostra vita, ed è un sentimento da difendere e rivendicare come diritto: il diritto di amare ed essere ricambiati. Quel che conta è non arrendersi a un amore qualunque».
Molte donne si chiedono se ne vale la pena…
«Il mito dell’anima gemella resiste. Ma non esiste una persona fatta apposta per noi, quella o nessun altro! Imporre a se stesse un’idea di persona, cercare solo “quel modello”, vuol dire negarsi un vero incontro. L’amore accade quando si smette di riprodurre schemi antichi, per aprirsi alla differenza e alla specificità di chi ci è accanto. E magari scopriamo che possiamo essere felici proprio assieme a qualcuno che non avremmo mai pensato. Insomma vale la pena provarci sempre, a qualunque età».
Ma innamorarsi e impegnarsi alla soglia dei 30 è difficile.
«Il mio romanzo parla proprio di questo. Leda è una stilista di moda, Marco pilota di linea: si conoscono casualmente al duty free dell’aeroporto di Madrid. E da quell’incontro, molto lentamente, nasce un sentimento. Lei non ha mai incontrato il grande amore perché si è buttata nel lavoro. E lui fa una vita “randagia”. Già, il lavoro: forse è questo il vero punto. L’autorealizzazione, mischiata alla precarietà di oggi, ne ha fatto la questione principale nella vita delle persone, soprattutto attorno ai 30 anni. Quando il lavoro c’è, vi si dedicano tempo e pensieri. Di conseguenza per le relazioni restano poche energie: le persone si incontrano velocemente nei locali, si frequentano altrettanto velocemente. E anche quando nasce un interesse è difficile accoglierlo: in un contesto di simile precarietà è dura ammettere che la propria felicità sia legata alla presenza di qualcun altro».
Sogniamo l’amore, ma quando questo arriva, l’idea di una relazione seria ci manda nel panico. Accade agli uomini come alle donne. Perché?
«Le paure che l’amore risveglia sono infinite: paura di illudersi, di soffrire, di non essere all’altezza, di essere traditi, di perderlo o di perderla… Dipende dalla propria storia, singolare e intima. Oggi affiora una nuova paura, quella di restare incastrati in cappi e legacci troppo stretti, a cui dover, volenti o nolenti, sacrificare la propria personalità o libertà, o le proprie aspettative di vita. Così succede che alle prime crisi o a delle aspettative deluse, ci si convince, magari erroneamente, di aver scelto un partner “sbagliato”. Se a questo aggiungiamo l’idea che “possiamo sempre conoscere qualcuno di diverso e magari migliore”, diventa chiaro perché le “storie” durino così poco ».
Gli innamorati sono per definizione vulnerabili e dipendenti…
«Quando si ama, si rischia. Sempre. E nessuno potrà mai avere la certezza che l’altro non approfitterà delle nostre fragilità e che, prima o poi, non ci rinfaccerà tutto quello che gli abbiamo chiesto, tutto quello che gli abbiamo confessato, svelato. Ma quando amiamo, ci sentiamo anche più forti e inaspettatamente capaci di affrontare situazioni difficili e in questa dimensione recuperiamo una forza che non sospettavamo di avere e nuove possibilità di realizzazione».
Come si riconosce il vero amore?
«C’è un segno inconfondibile: la rinascita. Il vero amore ti cambia, come dice Alberoni (con cui Giovanna Farina ha creato un blog: filosofia dell’amore erotico – NdR). Il più delle volte è difficile riconoscere subito l’amore. La maggior parte di noi non ha la folgorazione, l’amore a prima vista, ma un graduale sviluppo del sentimento amoroso. L’amore, quello vero, nasce sempre dopo. Dopo la passione e dopo il desiderio. Dopo la tristezza e dopo la noia. Quando ci rende conto che, nonostante tutto, è solo con “lui” o con “lei” che si è liberi di essere veramente quello che siamo. Imperfetti. Talvolta anche insopportabili».
Che cosa fa funzionare davvero una coppia? Qual è il fattore determinante perché una storia resista agli urti del tempo, alla quotidianità, alla noia?
«Rispondere è complicato. La durata di per sè non è un indice che le cose vadano bene. Le persone stanno insieme per molti motivi, che spesso non c’entrano nulla con l’amore: per paura della solitudine, per crearsi un’identità sociale, per fare un figlio. Detto questo, io credo che le unioni più felici e anche durature, siano quelle che favoriscono la crescita personale. La coppia che funziona è quella che consente a ciascun partner di migliorarsi, di accumulare esperienze, abilità, consapevolezza personale. Di apprendere cose nuove e realizzarsi come individuo attraverso l’altro. Una domanda che pongo spesso alle mie “pazienti” è: “Quanto l’averlo conosciuto vi ha reso migliori? “Questo amore vi libera o vi chiude?”. Io credo che esista la possibilità di imparare a non dare un rapporto per scontato e a mantenere la curiosità per l’altro anche dopo anni di convivenza. Naturalmente è necessario lavorarci. Una coppia che parla molto, che trova compromessi, nella quale i partner cercano di restare il più possibile veri, autentici, una coppia che non perde la voglia di spiegarsi e di incontrarsi su un piano intimo per quanto aspri o frequenti siano gli scontri, è probabilmente una coppia destinata a durare a lungo».
di Cristina Tirinzoni