Lucrezia aveva due anni e nove mesi quando è stata colpita da meningite che non le ha dato scampo. Tutto è accaduto in meno di due giorni. Da una semplice febbre il venerdì sera, scambiata e trattata come sindrome influenzale, alla comparsa di chiazze sulla pelle che hanno allarmato i genitori. Ricoverata d’urgenza in ospedale la domenica mattina, nonostante il tempestivo intervento dei medici con una terapia antibiotica specifica, Lucrezia non riesce a sopravvivere.
«Non riuscire a salvare un bambino a causa di una malattia come la meningite, che si potrebbe evitare con la vaccinazione, è un’esperienza terribile per un genitore, ma anche per il medico che si sente impotente», commenta Alberto Villani, primario di Pediatria e Malattie infettive all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, in occasione dell’evento “Vaccini, bene sociale: impatto sanitario e corretta informazione. Il caso meningite” che si è svolto i giorni scorsi a Roma, promosso dall’Università Sapienza, con il contributo di Novartis Vaccines and Diagnostics (società del gruppo GSK). «E’ indispensabile fare chiarezza su questa drammatica malattia infettiva, i cui sintomi si confondono spesso con quelli di una banale influenza. Occorre pertanto sensibilizzare i genitori sull’esistenza di vaccini in grado di proteggere i bambini. In previsione dei viaggi estivi, dovrebbero essere vaccinati anche gli adolescenti che vanno a studiare nei college stranieri, dove sono particolarmente diffusi i ceppi A, C, Y, W. Purtroppo però l’informazione è scarsa e si limita a consulenze su siti web».
Da una recente indagine condotta dal Censis su mille genitori tra 22 e 55 anni, con figli di età compresa tra 0 e 14 anni, si è visto come spesso i principali riferimenti per decidere se vaccinare i propri figli siano proprio i siti web. Quasi la metà del campione (48,6%) attinge dai social media le informazioni inerenti le vaccinazioni e oltre il 42% cerca informazioni sul web per decidere se far vaccinare o meno i propri figli. Una percentuale non trascurabile, il 7,8%, sceglie di non vaccinarli proprio a seguito di quanto letto in rete. Molto alta la percezione del rischio sulla meningite (67%), tanto che il 46% afferma di esserne spaventato e tuttavia il 14,1% non ha vaccinato i figli e non ha intenzione di farlo, mentre solo il 9% dice di non sapere che esistono vaccini contro la meningite. In particolare, tra gli intervistati, il 33% dichiara di conoscere il nuovo vaccino anti-meningococco B, ma il 67% non ne sa niente.
«La ricerca evidenzia una conoscenza sommaria delle vaccinazioni da parte dei genitori, che lascia però intravedere un approccio alle vaccinazioni in cui alla dimensione pubblica dell’obbligatorietà si contrappone una scelta prettamente individuale», fa notare Ketty Vaccaro, direttore Welfare della Fondazione Censis. «Nonostante l’alta percezione del rischio riguardo alla meningite, ancora resta molto da fare per informare i genitori sull’introduzione di nuovi vaccini contro questa drammatica malattia infettiva. Il 91% dei genitori è consapevole che i vaccini hanno debellato malattie importanti e che rappresentano un obbligo sociale per difendere se stessi e la collettività, ma non mancano dubbi e incertezze sulla sicurezza dei vaccini che evidenziano una precisa domanda informativa da parte dei genitori, comunque disponibili in larga parte a vaccinare i propri figli anche con un nuovo vaccino come quello contro il Meningococco B. È necessaria un’informazione mirata e autorevole che si avvalga anche di campagne di sensibilizzazione con interventi nelle scuole e che preveda un ruolo di accreditamento da parte del Servizio Sanitario Nazionale, sostanziato anche nella gratuità dell’offerta vaccinale da parte di tutte le Regioni».
Nell’ambito del web, i social network giocano un ruolo di primo piano quali canali informativi rispetto al tema vaccinazioni. Sebbene i siti istituzionali siano i più consultati dai genitori (oltre il 40% dichiara di reperire informazioni da quelli) resta un importante 27,2% che si rivolge ai forum e ai blog.
Il più recente strumento di prevenzione contro la meningite messo a disposizione della collettività e delle autorità sanitarie italiane è il vaccino contro il meningococco B, responsabile in 6 casi su 10 di meningite meningococcica nel nostro Paese, la più temuta da genitori e pediatri in quanto si manifesta improvvisamente soprattutto nei neonati e può portare alla morte in 24 ore. Il vaccino, offerto gratuitamente da nove Regioni, è indicato a partire dai due mesi di vita.
Talvolta si pensa che sia inutile vaccinare i propri figli proprio perché, grazie alla vaccinazione, l’incidenza di una o più malattie infettive è estremamente diminuita, magari sino ad azzerarsi in un intero paese. A ciò può far seguito la reintroduzione di un agente infettivo o un aumento della sua circolazione.
Fortunatamente, però, la ricerca e l’offerta di vaccini sempre più efficaci e sicuri non si fermano. L’Italia in questo momento è leader mondiale per le strategia di vaccinazione per i prossimi cinque anni. Il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione 2014/2018 è in fase di approvazione. Già nel 2012 è stato presentato e proposto il Calendario Vaccinale della Vita, frutto della collaborazione tra la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e la Società Italiana di Pediatria (SIP). Questo nuovo calendario ha l’obiettivo di proteggere dalle principali malattie prevenibili da vaccini, a partire dall’infanzia sino alla senescenza. «Il calendario indica la successione cronologica delle vaccinazioni dalla nascita fino all’età più avanzata», osserva Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie Infettive, Istituto Superiore di Sanità. «E’ una guida necessaria ai pediatri, ai medici di famiglia e ai genitori per rendere operative le strategie vaccinali e conseguire gli obiettivi delle diverse vaccinazioni. Tra le nuove proposte vaccinali, quella contro il meningococco B a partire dal secondo mese, l’HPV per gli adolescenti, femmine e maschi, l’Herpes zooster dopo i 65 anni».
di Paola Trombetta
AL VIA LA CAMPAGNA #VACCINIAMOCI
E’ partita in questi giorni la campagna social #vacciniamoci, che prevede anche una raccolta fondi necessaria per l’attivazione di diversi progetti educazionali rivolti a famiglie, scuole, pediatri e medici vaccinatori. Basta andare sul sito www.amicidelbambinomalato.it, donare un contributo e scattare un selfie con l’hashtag #vacciniamoci: potrai contribuire anche tu a diffondere #vacciniamoci pubblicando la foto sulle tue pagine Facebook e Twitter.
All’iniziativa hanno dato la loro adesione illustri personaggi del mondo scientifico e della società civile. «Sarebbe sufficiente che oltre il 95% della popolazione fosse vaccinato per impedire agli agenti infettivi di circolare; in questo modo si potrebbe proteggere anche quel piccolo numero di individui a cui non può essere somministrato il vaccino a causa di gravi malattie croniche», conferma la professoressa Susanna Esposito, direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura presso la Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e presidente dell’Associazione Amici del Bambino Malato (ABM) Onlus che ha promosso la Campagna. «In questi ultimi anni stiamo assistendo invece a un pericoloso calo delle coperture vaccinali dovuto alla sempre più diffusa percezione che alcune malattie infettive, come il morbillo, non siano gravi e che vaccinarsi può essere pericoloso, senza considerare i rischi della malattia e i benefici dei vaccini che hanno salvato fino a oggi milioni di vite in tutto il mondo e la loro tollerabilità e sicurezza». Malattie come il vaiolo, la poliomielite e l’epatite B sono infatti scomparse o diventate estremamente rare proprio grazie alle vaccinazioni. Allo stesso modo, il peso epidemiologico, clinico, sociale ed economico di pertosse, morbillo, rosolia, parotite e di molte altre malattie si è enormemente ridotto perché in tutti i paesi, compresi molti di quelli in via di sviluppo, sono stati introdotti vaccini efficaci e sicuri contro gli agenti infettivi che le causano.
Purtroppo, nel nostro Paese, in questi ultimi anni la numerosità dei bambini vaccinati è andata progressivamente riducendosi, fino a raggiungere livelli tanto bassi da permettere di nuovo la circolazione degli agenti infettivi, quindi, la comparsa delle malattie nei soggetti non vaccinati.
Parallelamente, non hanno avuto successo le iniziative dedicate agli adolescenti e legate alla somministrazione di alcuni vaccini che perdono nel tempo la loro efficacia protettiva e prevedono quindi il richiamo, ad esempio quelli contro il tetano, la difterite e la pertosse. (P.T.)