VERITA’ E FALSITA’ PER UNA CORRETTA ESPOSIZIONE AL SOLE

Si fa presto a dire: “mi abbronzo”. Se non trattata con tutti i dovuti riguardi, la pelle – prima o poi – presenta il conto. Ma a influenzare i nostri comportamenti sotto il sole sono spesso più pregiudizi che conoscenze reali. Ecco una piccola guida per smascherarli, scegliendo i prodotti ad hoc.

 

Prima di partire per le vacanze, ho usato più volte l’autoabbronzante e ho fatto qualche lampada. Dunque, la pelle è già pronta e non rischia scottature.

FALSO L’autoabbronzante innesca solo una reazione chimica, che provoca una colorazione superficiale, indifferente alla melanina. Anche le lampade, che emanano raggi Uva, non ne stimolano la produzione, limitandosi a ossidare quella già presente a livello epidermico. Nulla a che fare, anche in questo caso, con l’abbronzatura vera e propria dovuta all’azione degli Uvb. In entrambi i casi, è necessario applicare – specie i primi giorni – solari ad alta protezione.

Un ciclo di integratori specifici prima e durante le vacanze aiuta la pelle a difendersi meglio dal sole e ad abbronzarsi più velocemente.

VERO Queste capsule contengono antiossidanti naturali (betacarotene, resveratrolo dell’uva, licopene del pomodoro, estratti di soia del tè verde e probiotici) in grado di bloccare i radicali liberi indotti dai raggi Uv, stimolare l’attività dei melanociti (cellule produttrici di melanina) e aumentare le difese immunitarie.

Se uso il solare “giusto” posso stare al sole fin dal primo giorno, senza limiti.

FALSO Le esposizioni iniziali devono durare il meno possibile perché la melanina, la sostanza con cui la pelle si protegge dal sole, si attiva in 48 ore. Il primo giorno si può prendere il sole per 2 ore, di prima mattina o nel tardo pomeriggio, e con un filtro solare alto, da Spf 20 in su.

L’intensità della tintarella dipende dalla durata dell’esposizione.

FALSO In 20 giorni, ogni fototipo (che indica, il grado di sensibilità della pelle ai raggi Uv) raggiunge il livello massimo di abbronzatura. Dopo, per mantenerla, bastano poche ore al giorno. Quindi, stare al sole senza sosta non serve.

La texture di un solare dipende solo dai gusti personali.

FALSO  Abitudini e preferenze hanno il loro peso, ma ciò che conta di più è il tipo di pelle. Più è secca (o matura) e più ricca sarà la consistenza del prodotto. Bisogna anche considerare che all’azione disseccante dei raggi del sole si aggiunge quella dell’acqua di mare (o del cloro della piscina) e del vento. Se la cute si mantiene ben elastica, si evitano le screpolature e l’abbronzatura dura più a lungo. Chi preferisce le consistenze leggere, o addirittura liquide in versione spray, dovrebbe comunque optare per un prodotto più morbido e ricco, in grado di proteggere viso e collo.

Un solare non scade mai e si può utilizzare anche per anni senza problemi.

FALSO  Come per tutti gli altri cosmetici, questi prodotti hanno una scadenza indicata sulla confezione, che ne indica la validità in rapporto al momento del primo utilizzo (PAO, Period After Opening). Inoltre, potete usare quelli dell’estate precedente solo se non li avete aperti (aria e luce rendono inefficaci i filtri) e li avete conservati in luogo fresco e asciutto. Attenzione: anche in spiaggia i solari vanno conservati in una piccola borsa termica, così non si scaldano troppo.

Con il passare degli anni ci si abbronza con più fatica.

VERO Perché fisiologicamente diminuisce la produzione di melanina. Inoltre la pelle, a partire dai 40 anni, inizia a essere meno compatta, quindi l’abbronzatura risulta più spenta e meno omogenea. 

Alcuni deodoranti e profumi macchiano la pelle al sole.

VERO Soprattutto le fragranze che contengono essenza di bergamotto, una sostanza fotosensibilizzante, alcol e oli essenziali. D’estate, meglio puntare su acque profumate e deo light.

Dopo il bagno si deve fare la doccia prima di riapplicare il solare.

VERO Così si eliminano i residui di cloro o di sale, che tendono a disidratare e irritare ancora di più la pelle, già messa a dura prova dal sole. 

Le fan della sdraio si abbronzano in modo meno uniforme e rischiano di scottarsi tre volte di più delle iperattive, che camminano sulla spiaggia o praticano sport sotto il sole.

VERO Lo rivela una ricerca condotta in Australia. Laggiù è difficile trovare fan del lettino. Le beach girl sono tutte… aspiranti medaglie d’oro di crawl e provette surfiste! Un esempio da seguire per noi mediterranee, pigre e sedentarie. L’importante, prima di dedicarsi a beach volley, tennis, ping pong, applicare sempre gel e lozioni protettive (ad assorbimento rapido, non untuose e antiscivolo), da scegliere tra quelle che riportano le scritte Sport o Water Resistant (lunga tenuta) e Waterproof (idrorepellente), perchè impermeabili al sudore oltre che all’acqua e spesso inattaccabili anche dalla sabbia.

Le precauzioni anti-scottatura devono essere le stesse in qualunque “location” geografica.  

FALSO Trascorrere le vacanze a Rimini o su una spiaggia caraibica non è la stessa cosa. E non solo in termini di… appeal! In prossimità dell’equatore, anche chi ha la pelle scura o già abbronzata deve difendersi in modo molto più accurato. Laggiù l’azione dei raggi solari è infatti più intensa e diretta rispetto ai nostri lidi. Una buona ragione per sostituire l’abituale protezione con un filtro (Uva e Uvb) molto elevato. Soprattutto nei primi giorni e sulle zone fragili (contorno occhi, naso, nuca, seno, décolleté, collo del piede, incavo delle ginocchia). E rinfrescarsi spesso con docce d’acqua.

Bisogna usare un solare anche quando si visitano le città.

VERO Abbigliamento easy e casual, sandali o infradito comodi, guida e cartina in mano. Non bastano: nello zainetto del turista intelligente non deve mai mancare un buon solare. Perché la coda all’ingresso di un museo e la visita di un centro storico non sono meno insidiose di una giornata in riva al mare. In città poi, i rischi aumentano a causa della combinazione smog e raggi UV, micidiale soprattutto tra le ore 12 e le 16. L’ozono, dicono gli esperti, penetra nella pelle e ossida il Dna delle cellule, inducendo mutazioni del gene addetto alla loro riparazione. Per non parlare del riflesso di asfalto o cemento. Anche i più invitanti tendoni e ombrelloni dei caffé all’aperto, dove si consumano drink e spuntini, bloccano solo una parte degli Uvb, alla base di scottature ed eritemi. Ma non i più temibili Uva, responsabili dell’invecchiamento cutaneo.

Gli uomini non hanno bisogno di applicare i solari, perché la loro pelle è più resistente.

FALSO Più grassa rispetto a quella femminile e protetta dalla presenza dei peli, l’epidermide maschile è senza dubbio meno soggetta sia alle scottature che al fotoinvecchiamento. Anzi, proprio per la sua natura seborroica, trae benefici dall’esposizione al sole che vanta una doppia azione astringente e disinfettante. Caratteristiche che, però, non esentano affatto dalla necessità di schermare la pelle dai raggi Uv, specie quella del viso, dove la rasatura quotidiana effettua una sorta di scrub meccanico, che elimina il film idrolipidico. Stesso discorso per i calvi, che rischiano danni anche più seri come i tumori alla pelle.

Il solare va applicato di continuo, perché contiene filtri chimici assorbiti dai tessuti.

FALSO I moderni schermi non penetrano attraverso l’epidermide, ma rimangono in superficie. E sono testati in modo da escludere qualsiasi effetto tossico. Resta vero che il prodotto va steso ogni 2/3 ore perché sciolto dal sudore e dai bagni in mare.

I capelli vanno difesi dal sole come la pelle.

VERO I raggi Uv innescano un processo di ossidazione, che altera il pigmento della capigliatura e in più la rende stopposa. Prima di esporvi vaporizzate, quindi, un olio idratante con filtri Uv, sostanze nutrienti e stabilizzanti del colore. Dopo il bagno, sciacquate i capelli con acqua dolce: i cristalli di sale li rendono opachi, ruvidi e ribelli. Per poi ripetere l’applicazione dei prodotti protettivi. E alla fine della giornata, servono shampoo e balsamo ristrutturanti. A giorni alterni, lasciate in posa per almeno dieci minuti una maschera specifica, meglio se arricchita con olio di palma o di riso.

Dopo una certa età, i bambini possono usare gli stessi solari degli adulti.

VERO Fino a tre anni, la pelle dei più piccoli va protetta con formule specifiche, dotate di filtri non chimici e molto alti (Spf 50). Questo anche per prevenire le malattie della pelle. Dai sette in poi, invece, si possono utilizzare prodotti e filtri simili a quelli degli adulti.

Le formule “water resistant” non sono indicate per chi soffre d’acne.

VERO I prodotti dalla consistenza troppo densa (come quelli resistenti all’acqua) possono occludere i pori, con la possibile formazione di punti neri e il peggioramento dell’acne. Un rischio che aumenta dopo molti giorni di sole, quando la pelle si è ispessita. Meglio scegliere solari specifici per pelli grasse, oil-free e non comedogenici.

di Monica Caiti

 

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