E’ prezioso e indispensabile nella dieta di grandi, senior e piccini, tanto da essere incluso (salvo particolari eccezioni), tra gli alimenti alla base delle piramidi nutrizionali nazionali, internazionali e anche nella recentissima piramide pediatrica transculturale proposta da specialisti e nutrizionisti in occasione di Expo 2015. Inoltre il latte, e non soltanto quello vaccino, può essere considerato a tutti gli effetti un “evergreen”. Studi scientifici hanno attestato che il patrimonio genetico dei nostri avi si è adattato a bere latte contribuendo a uno straordinario vantaggio evolutivo. Poi per secoli è stato la fonte di nutrienti, unica e irrinunciabile, per popolazioni nomadi e stanziali, e ancora oggi rappresenta il modo più sostenibile per assumere proteine nobili, quelle più facilmente utilizzate dall’organismo, minerali come calcio e vitamine liposolubili, quali la vitamina A e quelle appartenenti al gruppo B.
«Anche le Linee guida dell’alimentazione italiana di prossima pubblicazione – dichiara Marisa Porrini, Direttore del Dipartimento di Scienze Alimenti, Nutrizione e Ambiente dell’Università di Milano – confermano il ruolo di questo prezioso alimento per la salute dell’organismo e l’importanza della sua introduzione nella dieta». Benefici nutrizionali che tuttavia non sembrano essere ugualmente riconosciuti da tutte le comunità: salgono infatti in Occidente le percentuali di popolazione che escludono latte, latticini e derivati dalla dieta senza motivi clinicamente acclarati e con poca consapevolezza delle implicazioni che questa privazione alla lunga può causare al benessere dell’organismo, contro invece aree della terra – come Africa e Asia – dove la diffusione e il consumo di latte sta aiutando a migliorare il profilo nutrizionale della dieta di milioni di persone, prevenendo o controllando la malnutrizione e contenendo anche la mortalità.
La posizione degli specialisti riguardo la bontà e l’apprezzamento del latte e derivati nei confronti di qualsiasi fascia di popolazione, a partire da quella pediatrica, non lascia dubbi: «La SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) e la SIP (Società Italiana di Pediatria) – precisa la dottoressa Elvira Verduci, pediatra del Dipartimento di Scienze della Salute, dell’Università di Milano – sono concordi nell’indicare 3 porzioni di latte/yogurt al giorno in un’alimentazione che fornisca almeno 1700 calorie quotidiane, ridotte a 2 porzioni nel bambino in funzione dell’assunzione quotidiana di calorie». Per “porzione” si deve intendere un bicchiere di latte (da 125 ml) o un vasetto di yogurt (sempre d 125 ml), mentre circa i formaggi, la dose raccomandata è di 2 porzioni a settimana, pari a circa 100 g di formaggio molle o 50 g di formaggio stagionato, limitata a circa 50 g nel bambino dall’età scolare fino ai 12 anni.
«La prima colazione – aggiunge la pediatra – che deve fornire almeno il 15% delle calorie giornaliere (il 20% se non si prevede lo spuntino di metà mattina), è il pasto migliore per assumere latte e yogurt che devono essere accompagnati da cereali, meglio se integrali, e da frutta (fresca, spremuta, marmellata). La merenda e lo spuntino pomeridiano permettono di scegliere il momento più gradito per completare il consumo quotidiano raccomandato di questo alimento».
La ricerca, negli ultimi anni, ha sfatato la credenza secondo cui il latte fosse nocivo all’organismo adulto: «Il latte non aumenta il rischio di infarto – fa sapere Andrea Poli, Presidente NFI (Nutrition Foundation of Italy) – e l’impatto sull’incidenza dei tumori è irrilevante. Esiste un leggero rischio, dunque poco significativo, per il tumore della prostata, sebbene debba essere considerato il fatto che si tratta di un tumore ormono-sensibile, ovvero con una componente genetica, mentre il consumo di latte avrebbe effetto positivo sul tumore del colon. Per tutte le altre neoplasie, tumore al seno compreso, non esistono dati scientifici certi». Circa gli effetti del latte su quest’ultimo e in particolare sullo sviluppo di eventuali recidive, si dovrà attendere ancora un anno e mezzo circa, quando dovrebbero essere disponibili i risultati di uno studio multicentrico italiano che ha preso in considerazione donne operate di tumore del seno, alcune delle quali sottoposte a una dieta priva di latte e derivati e altre al normale consumo, con l’obiettivo di valutare una possibile influenza sulle cellule mammarie e la ricomparsa di malattia.
Positivi sarebbero gli effetti del latte anche per la terza età: «Dati ancora preliminari, ma di evidente interesse – aggiunge Poli – dimostrerebbero un’azione protettiva sul rischio di declino cognitivo, demenza e ictus, ma anche contro la perdita di massa muscolare (sarcopenia), fortemente presente negli anziani e primo fattore che induce la caduta. Dunque, queste evidenze sottolineerebbero il ruolo svolto dal regolare consumo di latte nel mantenere per tutta la vita uno stato di buona salute». La cui privazione sarebbe motivata solo dalla presenza di intolleranza al lattosio, ovvero alla componente zuccherina del latte, che si può manifestare su base individuale con sintomi che possono essere sfumati quali “pesantezza” digestiva, meteorismo, o anche più disturbanti come nausea, diarrea, o una intolleranza ad alcune proteine del latte, diagnosticate da esperti e con metodi scientificamente validi: «In questi casi – chiosa Verduci – verranno consigliati sostituti del latte adeguati dal punto di vista nutrizionale». Come ad esempio latti delattosati, che prevedono la scissione del lattosio nei suoi due componenti rendendoli facilmente assorbibili, mentre non è adeguatamente corretto l’uso di latte di mandorla o latte di riso, che non sono dei latti ma bevande molto ipoproteiche sconsigliate soprattutto in età pediatrica o nelle fasi della crescita perché a basso contenuto di ferro, zinco e calcio, utili e preziosi invece per lo sviluppo armonico e il benessere dell’organismo. O anche il latte di soia, un “latte vegetale” che in 100 grammi fornisce circa la metà di calorie rispetto alla medesima quantità di latte vaccino.
Benessere possibile a ogni età e in funzione di ogni esigenza, perché nel rispetto della salute, dal connubio di ricerca e industria, sono nati prodotti latto-caseari con elevate caratteristiche igienico sanitarie. «Questo grazie ad accurate analisi – commenta Ivana Gandolfi che opera a Parma nell’Area Scientifica, Ricerca e Sviluppo Corporate – che coinvolgono tutto il percorso produttivo, dalla materia prima al prodotto confezionato, queste mostrano di essere superiori per numero e tipologia a quanto chiede la legislazione vigente e di avere ottime proprietà nutrizionali che accontentano anche il gusto, offrendo cioè al consumatore alimenti e prodotti con le qualità organolettiche (consistenza, pastosità, sapore) “naturalmente” presenti all’origine».
di Francesca Morelli