Inserire un palloncino nello stomaco per perdere peso. E in molti riescono a perdere anche il 25% del peso totale. Come Maurizio Coruzzi, in arte Platinette, che il mese scorso è stato operato all’Ospedale Maggiore di Parma. E come Simona, 35 anni, che grazie al palloncino intragastrico, inserito più volte nello stomaco, è passata, in due anni, a 80 chili dai 120 di un tempo.
«Questa tecnica è in grado di far perdere fino al 60% del peso in eccesso anche in sei mesi», conferma il professor Alfredo Genco, del Dipartimento di Chirurgia generale del Policlinico Umberto I di Roma. «Con lo stesso strumento utilizzato per la gastroscopia, si inserisce nello stomaco un palloncino di silicone che viene poi gonfiato con una soluzione fisiologica. Il palloncino riempie una parte dello stomaco, aumentando il senso di sazietà e rallentando lo svuotamento gastrico. Per avere un buon calo ponderale, è però indispensabile modificare le proprie abitudini alimentari, assumendo cibi meno calorici, che non superano le 1000-1200 calorie al giorno e facendo tanta attività fisica. E per far questo è indispensabile essere seguiti da un’équipe di medici, nutrizionisti e psicologi».
E non c’è come la condivisione del problema per convincere la persona a seguire i consigli degli specialisti e perdere peso. «Alla nostra associazione “Amici Obesi Onlus” si rivolgono tante persone per chiederci un aiuto, l’indirizzo di un centro o di un professionista», afferma Marina Biglia, presidente dell’Associazione (www.amiciobesi.it). «Ma poi dopo una visita, si arrendono e sconfessano l’intento di dimagrire. In realtà deve scattare una molla psicologica che li induca a intraprendere e mantenere il percorso del dimagrimento. Nel mio caso, ad esempio, è stato mio figlio di sei anni che mi ha detto: “Mamma, se continui così non riuscirò più neppure ad abbracciarti”… Mi sono allora decisa a dimagrire, sottoponendomi alla chirurgia, prima con il bendaggio gastrico, che chiude un tratto di stomaco e poi con il by-pass gastrico che include anche il primo tratto dell’intestino. E da 136 chili che ero, ora ne peso “solo” 75. Avendo provato sulla mia pelle questa esperienza, ho deciso di mettermi in gioco con l’Associazione “Amici Obesi” e parlare apertamente della mia esperienza. Spesso infatti è la condivisione con gli altri che fa scattare la decisione di dimagrire. Fondamentali sono gli incontri di auto-aiuto che organizziamo, con la guida di uno psicologo e di un nutrizionista. L’intervento chirurgico o il palloncino da soli non bastano, se non c’è poi la volontà di cambiare il modo di rapportarsi al cibo, nella consapevolezza di agire per la tutela della propria salute».
«Il sovrappeso e l’obesità, infatti, non comportano solo difficoltà fisiche e psicologiche», conclude Genco, «ma sono l’anticamera di malattie potenzialmente gravi, come diabete, ipertensione, malattie cardiache, problemi respiratori, dolori alla schiena e alle articolazioni, soprattutto delle ginocchia, sterilità, e aumentata incidenza di tumori».
Non dimentichiamo che l’Oms prevede per il 2030 un aumento del sovrappeso che interesserà il 70% degli uomini e il 50% delle donne. Per non parlare dei bambini: oggi l’Italia è il Paese con il più alto tasso di obesità infantile in Europa, con il 22% dei bambini in sovrappeso e il 10% obeso. Ai genitori, un messaggio: prendersi cura della salute dei propri figli non vuol dire semplicemente nutrirli, ma controllare la dieta fin da piccoli per evitare pericolosi eccessi ponderali, difficili poi da correggere.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica su queste problematiche, il 10 ottobre si è svolto l’Obesity Day, con tante iniziative in tutt’Italia che continueranno fino al 18 ottobre, per tutta la settimana dell’Obesity Week.
Per ogni informazioni, consultare i siti Internet: www.obesityday.org e www.obesityweek.info
di Paola Trombetta