«Quando sono andata in menopausa, ho aggiunto ben 10 chili al mio peso che già superava i 90 chili. E non c’è stato verso di abbassarlo, né con diete ferree, né con l’attività fisica che, sinceramente, mi creava non pochi problemi. Nei mesi scorsi mi hanno parlato di un nuovo farmaco, da poco in commercio, e mi sono informata per poterlo provare… Chissà che non riesca davvero a farmi perdere peso?».
Come Chiara sono molte le donne che in menopausa aumentano di peso e non riescono poi a smaltire i chili di troppo. Da oggi per loro, e per tutte le persone in sovrappeso o obese, è in commercio un nuovo farmaco (liraglutide 3 mg) che sembra essere in grado di ridurre dell’8% il peso dopo soli quattro mesi di trattamento. «Fino ad oggi l’obesità è stata una malattia orfana di cure», fa notare Paolo Sbraccia, Presidente SIO-Società Italiana dell’Obesità. «Erano più di 10 anni che si attendeva un nuovo farmaco, ora finalmente disponibile. Liraglutide è un analogo dell’ormone naturale GLP-1 che interviene nei meccanismi della sazietà e si è dimostrato efficace nel trattamento del sovrappeso e dell’obesità. È un farmaco “intelligente”, che interagisce con uno specifico interruttore nel cervello che regola l’appetito, aumentando il senso di pienezza e di sazietà e diminuendo le sensazioni di fame e il desiderio di consumo di cibo».
«E’ indicato, in aggiunta alla dieta povera di calorie e all’aumento dell’attività fisica, per la riduzione del peso corporeo in pazienti adulti con un indice di massa corporea (BMI) superiore o uguale a 30 kg/m² (obesi) oppure uguale o superiore a 27 kg/m² (sovrappeso), in presenza di almeno una co-morbidità correlata al peso come disglicemia (pre-diabete o diabete tipo 2), ipertensione, dislipidemia o apnea ostruttiva nel sonno», puntualizza Frida Leonetti, responsabile dell’Unità di Malattie metaboliche e diabetologia del Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza Università di Roma. «Si somministra per via sottocutanea, una volta al giorno, utilizzando una pennetta preriempita. Attualmente non è rimborsato dal SSN e il costo si aggira sulle 360 euro al mese. Dai recenti dati dei trial clinici si è visto che è in grado di ridurre fino all’8% del peso nei primi quattro mesi per poi aumentare il calo ponderale nei mesi successivi. Per questo se ne consiglia l’utilizzo per anni. In alcuni casi potrebbe addirittura sostituire la chirurgia bariatrica».
Si sono appena conclusi 4 studi di fase 3, in doppio cieco, controllati con placebo, nei quali sono stati arruolati complessivamente 5.358 pazienti (programma Scale). I risultati di questi studi hanno evidenziato, in maniera significativa, come in 56 settimane il 92% delle persone obese o sovrappeso curate con liraglutide abbia perso peso, rispetto al 65% di quelli che avevano assunto un placebo. Addirittura uno su 3 aveva perso oltre il 10% del proprio peso.
«I risultati ottenuti con questo farmaco vanno al di là del solo calo ponderale», fa notare Michele Carruba, direttore del Centro studi e ricerca sull’obesità dell’Università di Milano. «Il trattamento con liraglutide sembra migliorare in maniera significativa i parametri glicemici nei soggetti con glicemia normale, con pre-diabete e con diabete tipo 2. E migliora anche la pressione arteriosa sistolica e la circonferenza della vita rispetto al placebo, riducendo significativamente la gravità dell’apnea ostruttiva nel sonno».
Il fenomeno nuovi obesi in Italia
Sono oltre 100mila i nuovi obesi in Italia ogni anno e quasi 200mila le persone in sovrappeso, per un totale che supera oggi la ragguardevole cifra di 27 milioni di concittadini obesi o sovrappeso, poco meno del 60% degli Italiani adulti. Per l’obesità si spendono circa 9 miliardi di euro tra costi sanitari, calo di produttività, assenteismo, mortalità precoce. Sono alcuni aspetti fotografati nel documento “Il burden of disease dell’obesità in Italia”, realizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation, per conto di Novo Nordisk.
«Sovrappeso e obesità sono in continua crescita nel nostro Paese», spiega Antonio Nicolucci, Presidente del Center for Outcomes Research and Clinical Epidemiology (CORE) e coordinatore del Board sul Burden of disease dell’obesità di IBDO Foundation. «Secondo i dati Istat, negli ultimi dieci anni sono cresciuti di circa due milioni gli Italiani in sovrappeso e di oltre un milione quelli obesi».
«Il problema è serio, perché nonostante si tenda a considerare l’eccesso di peso, e persino l’obesità, ancora come condizione solo estetica, l’obesità è in realtà una vera e propria malattia», puntualizza Antonio Caretto, Presidente ADI-Associazione Italiana di Dietetica e nutrizione clinica. «L’obesità è causa di aumentato rischio di diabete, di malattie cardiovascolari e di alcune forme di tumore. Essere sovrappeso o obesi riduce il benessere psicologico, determina un impatto negativo sulla funzionalità fisica, con diminuzione della capacità di compiere anche le più semplici attività quotidiane, e sulla funzionalità sociale, con depressione, cattiva qualità di vita».
I dati Istat 2013, rielaborati nel rapporto Ibdo, evidenziano la crescita progressiva della percentuale di persone che, all’aumento del peso corporeo, riportano difficoltà funzionali: un obeso su 3 non riesce a chinarsi o a salire una rampa di scale, uno su 5 percorre con difficoltà 200 metri, fino a non essere in grado di fare il bagno o alzarsi dal letto, vestirsi, sollevarsi da una sedia. Anche il benessere psicologico si riduce significativamente all’aumentare del livello di eccesso ponderale e, secondo l’Ocse, l’Italia è uno dei Paesi con più alto indice di disparità socioeconomica legata all’obesità: una donna con basso livello di scolarità presenta un rischio di sovrappeso tre volte maggiore rispetto a una donna con maggiore scolarità, mentre per gli uomini l’eccesso di rischio da bassa scolarità è soltanto del 30%, ma comunque tra i più alti.
di Paola Trombetta