Viviamo in un ambiente che “intossica”. L’elevata concentrazione di smog, soprattutto nelle grandi città, gli agenti inquinanti presenti nell’aria, nelle acque, nei cibi attraverso i pesticidi, ma anche comportamenti scorretti come l’abitudine al fumo, all’alcol, il consumo di caffè in eccesso, l’uso non appropriato di farmaci, assunti anche quando non necessari o con modalità fai-da te, fino alla minaccia di infezioni virali, batteriche e fungine stanno pesando sulla buona salute del nostro organismo. Sul fegato in particolare, che è l’organo principale preposto alla detossificazione e purificazione dell’organismo da tutte le tossine, gravato da un carico tossico eccessivo, tale da poterne compromettere l’efficacia. «Il fegato – spiega la dottoressa Daniela Malagò, docente di Medicina Funzionale presso SIMF (Società Italiana Medicina Funzionale) – è in grado di compiere una serie di processi che scompongono la sostanza tossica presente nell’organismo, inattivando così i fattori nocivi che essa contiene, i quali vengono poi eliminati attraverso la via biliare o renale». Per adempiere in modo efficace a questa funzione, il fegato deve essere ben funzionante, ossia in salute. Invece al suo importantissimo ruolo si pensa poco, meno rispetto ad altri organi. «Il fegato va difeso e protetto – aggiunge la dottoressa – in particolare con l’avanzare dell’età, quando le capacità auto-detossificanti dell’organismo cominciano a diminuire per via dell’invecchiamento funzionale e si riducono le normali attività degli organi preposti alla purificazione del corpo, mentre di contro aumentano i carichi tossici o lo stress ossidativo legato all’azione dei radicali liberi. Un contesto spesso gravato dalla presenza di patologie “da accumulo”, associate al mal funzionamento del metabolismo correlato anche all’età, fra cui diabete, obesità, patologie cardiocircolatorie o anche da terapie salvavita per malattie croniche o per trattamenti chemio e/o radioterapici che contribuiscono a mettere a dura prova il lavoro del fegato».
Dunque in queste situazioni così pesanti, il fegato è chiamato non solo a lavorare di più, ma anche a produrre di più. In particolare a rendere maggiormente disponibile il glutatione, una sostanza “depurativa” naturale. «Si tratta di una molecola – precisa Malagò – costituita da 3 amminoacidi (glicina, cisteina, acido glutammico) che è presente in tutte le cellule del nostro organismo, in concentrazioni diverse, di cui le percentuali più elevate si trovano nel fegato. Il glutatione ha una funzione importante nell’equilibrio del benessere dell’organismo perché svolge un’azione antiossidante, disintossicante e regola il funzionamento della replicazione cellulare. Inoltre è un importante modulatore del sistema immunitario, che è il nostro sistema di sorveglianza contro gli attacchi esterni». L’organismo però non si limita soltanto a produrre naturalmente il glutatione, ma è anche in grado di riconvertirlo. «La forma ossidata viene nuovamente resa nella forma attiva cioè ridotta – spiega la specialista – grazie a un enzima chiamato glutatione reduttasi. Azione, questa, che rimette in atto tutte le funzioni che possono contribuire a migliorare le performance dell’organismo e la sua capacità di reazione agli agenti tossici». Anche questa abilità di riconversione del glutatione ossidato in glutatione ridotto e quindi attivo, viene meno con l’età o sotto gli attacchi di fattori inquinati; tuttavia è possibile supportare il fegato con un aiuto esterno, un integratore. «Non ci sono campanelli d’ allarme – dichiara la dottoressa Malagò – che possano segnalare una carenza di glutatione. Ecco perché il contesto ambientale moderno e la molteplicità di stimoli negativia cui l’organismo è sottoposto, invitano a un’azione preventiva anche precoce con cicli periodici di glutatione, 1 compressa al giorno per 30 giorni, da ripetersi 2-3 volte all’anno.
Oggi disponiamo di una efficace formulazione per via orale (con l’assunzione di Glutaredox la cui compressa viene infatti sciolta a livello orale e sublinguale) che permette al glutatione di bypassare la barriera intestinale ed entrare subito in circolo. Ma il valore aggiunto sta nel fatto che la composizione è concepita per rispondere a una doppia azione: da un lato integrare il glutatione e dall’altro indurre l’organismo a riprodurlo spontaneamente in quantità adeguate e tali da svolgere la sua azione purificante». La terapia integrativa è particolarmente indicata nella donna, che può iniziare ad assumerla a partire dai 30 anni di età, la quale può trovare un aiuto efficace per far fronte al sovraccarico di stress per il suo doppio ruolo di madre e professionista e/o per l’uso di terapie contraccettive, beneficiando anche di un effetto anti-aging, grazie all’azione del selenio che arricchisce la formulazione. Il periodo più indicato per l’assunzione dell’integratore Glutaredox coincide con i cambi di stagione e in particolare con la fine dell’inverno quando l’organismo esce da un periodo stressante a causa di picchi di inquinamento elevati e di un’alimentazione più ricca e grassa che pesa anch’essa sul fegato.
E per potenziare l’azione del glutatione naturale e integrato, è bene seguire stili di vita corretti e “purificanti”. «La prima attenzione va posta alla tavola – continua la dottoressa – con una dieta varia e bilanciata, che preveda un elevato apporto di verdura cotta e cruda, da consumarsi a ogni pasto, e di frutta mangiata a colazione o come spuntino di metà mattina o del pomeriggio, e un limitato consumo di alimenti di origine animale e in particolare di carni rosse. Alla donna consiglio poi la riduzione drastica o ancora meglio l’eliminazione totale di latte e derivati, a causa della loro importante azione infiammatoria e acidificante, che possono essere sostituiti con latti vegetali, senza eccedere con la soia. La buona tavola va alimentata poi anche con la buona attività fisica, almeno 30 minuti di camminata a passo sostenuto ogni giorno (anche non in palestra), sono necessari per mantenersi detossificati. A questa azione depurativa si contribuisce anche con l’abolizione di tutti i fattori di rischio tossici quali fumo e alcolici, ad esempio. Resta concesso, ma sempre con moderazione e durante i pasti, un bicchiere di vino rosso di buona qualità che può essere efficace per il suo contenuto di sostanze antiossidanti, mentre raccomando alle donne, che bevono molto poco – conclude la Malagò – di incrementare l’apporto idrico giornaliero con almeno un litro e mezzo o due di acqua, sforzandosi di bere anche quando non hanno sete». Se non si è abituati a bere, è bene iniziare con mezzo litro di acqua fuori pasto tutti i giorni; a mano a mano che l’organismo comincerà a detossificarsi, inizierà a richiedere acqua e anche a fare percepire il senso della sete, favorendo così l’acquisizione e il mantenimento di questa buona e sana abitudine.
Non ultimo è fondamentale cercare si ridurre lo stress, anche con un aiuto naturale. «Ci sono moltissimi prodotti che hanno un’azione sull’ansia tra cui valeriana, passiflora, o altri rimedi utili a tonificare l’umore come l’iperico che può essere assunto se non ci sono controindicazioni con farmaci o patologie coesistenti. Ma soprattutto dico alle donne di ascoltarsi perché il corpo parla». Dobbiamo solo imparare a riconoscere e conoscere il suo linguaggio.
di Francesca Morelli