www.facebook.com/ilSoleperamico.
Su questa iniziativa e sulle più recenti novità terapeutiche per questa malattia, abbiamo intervistato la professoressa Paola Queirolo, presidente IMI – Intergruppo Melanoma Italiano e responsabile del Dipartimento Melanoma e Tumori cutanei dell’IRCCS San Martino di Genova.
Come nasce questa campagna? Perché l’IMI ha deciso di intraprendere questo impegno di informazione e sensibilizzazione?
«Pochi tumori possono essere contrastati efficacemente come il melanoma attraverso la prevenzione primaria, basata sulla corretta esposizione al sole e la prevenzione secondaria, con l’autoesame della pelle per diagnosticare precocemente la malattia. L’informazione e la consapevolezza dei cittadini non sono cresciute di pari passo con i numeri del melanoma: per questo motivo l’IMI ha deciso di promuovere la campagna “Il Sole per amico”. L’obiettivo? Far crescere l’attenzione dell’opinione pubblica sul melanoma e sui rischi legati a una non corretta esposizione, coinvolgendo in particolare i bambini in età scolare e le loro famiglie. Secondo le evidenze di uno studio condotto nel 2000-2002 in Italia, i nostri bambini sono molto esposti al sole e sono poco protetti, con la conseguenza che spesso riportano scottature. Dopo aver coinvolto nel corso dell’estate la popolazione attraverso il web, nelle stazioni, sulle spiagge, adesso la campagna “Il Sole per amico” è entrata nelle scuole elementari di sette Regioni italiane (Liguria, Puglia, Sardegna, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio) con un progetto educazionale che vedrà coinvolti insegnanti, psicologi, dermatologi e avrà come protagonisti i bambini e le loro famiglie. Con un linguaggio semplice e diretto e l’aiuto di materiali cartacei e multimediali, spiegheremo ai ragazzi come esporsi al sole proteggendo la pelle, senza mettere a rischio la salute e la vita. I buoni comportamenti, infatti, come quello di non prendere il sole nelle ore centrali della giornata e di proteggere la pelle con creme, si apprendono sin da piccoli, anche se l’esempio degli adulti può essere molto utile. Questa campagna oltre che sui contenuti scientifici, punta molto sul linguaggio e la creatività: ci siamo inventati dei personaggi di fantasia come l’alieno Rey e i ragazzi Geo e Gea, abbiamo studiato lo stile più efficace, diretto per coinvolgere i ragazzi, veicolare i messaggi, far diventare questa iniziativa un vero e proprio punto di svolta nella prevenzione del melanoma».
Perché il melanoma è considerato uno dei tumori più aggressivi e temuti? Qual è la sua incidenza, in particolare nella popolazione giovanile?
«Il melanoma è una delle neoplasie più temute perché molto aggressivo, spesso asintomatico nelle fasi iniziali e diagnosticato quando già in fase avanzata. Si tratta di un tumore della pelle che si origina dai melanociti, le cellule dello strato basale dell’epidermide, presenti anche in alcune mucose e nell’occhio, deputate a difendere la cute. La storia naturale del melanoma, se non trattato, ha un’evoluzione fatale. Sebbene sia meno frequente rispetto ai tumori cutanei quali il carcinoma squamocellulare e il carcinoma basocellulare, il melanoma è più pericoloso e colpisce le fasce d’età giovanili con un tasso di mortalità pari al 20%; oltre un terzo dei soggetti colpiti ha meno di 50 anni. L’incidenza del melanoma è più che raddoppiata negli ultimi 15 anni nel mondo; in Australia e Nuova Zelanda si trova la percentuale più alta di nuovi casi, dovuta in parte al fototipo chiaro dei residenti. In Italia il melanoma cutaneo ha rappresentato tra il 2003 e il 2005 il 2,1% di tutti i tumori diagnosticati negli uomini e il 2,6% di tutti i tumori diagnosticati nelle donne e attualmente nel nostro Paese almeno 100mila persone convivono con una diagnosi di melanoma, mentre sono circa 10mila le nuove diagnosi ogni anno».
Negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti sul fronte della diagnosi e delle terapie. Quali sono oggi le principali novità terapeutiche nel trattamento di questa patologia?
«In anni molto recenti le possibilità di trattamento del melanoma sono molto cambiate: oggi abbiamo farmaci che, rispetto ai tradizionali chemioterapici, sono in grado di prolungare la sopravvivenza in modo significativo. Mi riferisco alle terapie a bersaglio molecolare che inibiscono specifiche mutazioni geniche del tumore, come la mutazione BRAF che si trova nel 50% dei melanomi in stadio avanzato. Da qualche anno la ricerca oncologica si è orientata verso la cosiddetta immuno-terapia oncologica che sfrutta le difese immunitarie dell’organismo per combattere le cellule tumorali. La novità più importante è rappresentata da una nuova classe di farmaci, gli anticorpi immunomodulanti anti-PD-1: agiscono sul sistema immunitario rinforzandolo e sbloccando i check-point immunologici, veri e propri freni che impediscono al linfocita di svolgere la sua attività difensiva. Se farmaci come ipilimumab agiscono in una fase preliminare e impiegano anche diversi mesi per allertare il sistema immunitario a rispondere alle cellule del tumore, questi farmaci anti-PD1 agiscono in una fase più avanzata e molto rapidamente, incrementando l’attività dei linfociti che si sono già organizzati contro il tumore».
di Paola Trombetta