SUSANNA ESPOSITO: MAI ABBASSARE LA GUARDIA VERSO LE MALATTIE INFETTIVE

“Faccio bene oppure no a sottoporre il mio bambino alle vaccinazioni? Offrirò dei vantaggi importanti alla sua salute o invece lo esporrò ad altri rischi?” Sono alcune, tra le domande più ricorrenti, che ogni mamma si pone al momento di vaccinare i propri figli. La risposta è una sola: i vaccini sono la più efficace prevenzione contro malattie infettive, alcune delle quali ritenute a torto scomparse definitivamente dal territorio. La professoressa Susanna Esposito, direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico dell’Università degli Studi di Milano e presidente di WAidid (Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici), fa chiarezza su un argomento – quello dei vaccini – tanto delicato e discusso.

Come sono nate la sua vocazione per la pediatria il suo interesse verso l’infettivologia pediatrica?
«Non è mai chiaro capire da dove nasca una vocazione, ma nel mio caso penso abbia giocato un ruolo significativo l’ambiente familiare in cui sono cresciuta. Sono figlia di un infettivologo universitario, da sempre dedito allo studio di queste patologie nell’adulto, e di una pediatra di famiglia che della sua professione ha sempre amato moltissimo la componente “sociale”, cioè il rapporto con le famiglie e le loro problematiche. Scegliendo di fare la pediatra in ambito ospedaliero-universitario, sono riuscita a coniugare entrambi gli aspetti: essere da un lato tutti i giorni a contatto con le famiglie e dall’altro approfondire la mia passione per la ricerca scientifica in ambito dell’infettivologia, specie pediatrica in bambini sani e in quelli portatori di malattie croniche, con particolare interesse verso nuovi farmaci antinfettivi o lo sviluppo di nuovi vaccini».

Sulle polemiche attuali pro e contro le vaccinazioni, come si pone la sua esperienza di mamma?
«Occupandomi di malattie infettive ho ben presente i rischi correlati a queste patologie, tuttavia come mamma ho invece potuto notare che la percezione delle possibili implicazioni che possano derivare, nei genitori è piuttosto modesta. Questo perché in una società del benessere, si è portati a dimenticare la malattia, specialmente quelle ritenute appartenenti al passato, mentre nella mia giornata professionale ancora oggi mi capita di osservare casi di meningite, esiti permanenti da malattie infettive, pleuropolmoniti gravi, inoltre i dati epidemiologici attuali fanno chiaramente percepire i possibili rischi per la popolazione anche riguardo a malattie che non scompaiono in assenza di una adeguata protezione. Penso ad esempio al morbillo, una malattia infettiva molto comune, alla quale sono ancora associati tassi elevati di ricovero: fatto, questo, che desta preoccupazione, se si pensa che il morbillo è una malattia infettiva che può essere prevenuta, anzi eliminata (come è infatti avvenuto in diverse aree geografiche) grazie a un vaccino.
Per ribadire l’importanza e l’efficacia dei vaccini, voglio citare una esperienza personale, occorsa a mio figlio nel 2004, colpito da una grave diarrea da Rotavirus, una patologia largamente diffusa tra i bambini, che ha richiesto un ricovero nel mio reparto. L’episodio è accaduto mentre mi trovavo fuori Milano per un congresso e rientrata dal mio impegno lavorativo, ho deciso di dimettere mio figlio e di curarlo a casa, con enormi difficoltà nella gestione domestica della patologia. Solo il mio orgoglio di medico mi ha impedito di riportarlo in ospedale e ho rimpianto il fatto che, a quell’epoca, ancora non esistesse il vaccino contro il Rotavirus».

Persuaderebbe le mamme ancora un po’ titubanti a far vaccinare i propri figli? E in che modo?
«Con una migliore comunicazione. Quando incontro le mamme dei compagni di mio figlio, vengo vista come “la professoressa”; mi fanno domande ultraspecialistiche per avere delle risposte da esperto che consentano loro di prendere poi decisioni in autonomia, mai mi chiedono consigli da pari, che spesso vengono invece identificati con siti internet o altre vie di comunicazione, talvolta poco accreditate. Mentre occorrerebbe investire proprio su questo fronte per rafforzare, fornire e diffondere un’informazione corretta. Nella sessione conclusiva del 1° Congresso di WAidid,  abbiamo avuto modo di raffrontarci con differenti associazioni di pazienti; erano presenti associazioni di talassemici, asmatici, allergici, di malattie reumatologiche, ciascuna delle quali aveva mandato un proprio rappresentante munito di una serie di domande da rivolgere all’esperto. E’ stato un momento di formazione molto utile perché, grazie al referente dell’associazione, questi messaggi di salute potranno essere poi diffusi capillarmente tra tutti i membri e pazienti dell’associazione stessa. La sessione, grazie a questa interazione medico-paziente, si è rivestita di maggiore umanità ed empatia, con la certezza che la “comunicazion” potrà raggiungere tutti gli affiliati, istituendo una “rete” di solidarietà e informazione sul territorio al di là delle nostre aspettative».

Oltre alle vaccinazioni previste, quali altre sarebbe particolarmente importante eseguire?
«Parlare di obbligatorietà vaccinale potrebbe confondere. Mi preme invece ribadire e raccomandare  l’esecuzione di tutte le vaccinazioni di routine nei bambini, che comprendono entro il primo anno di vita la vaccinazione esavalente e quella contro il pneumococco; nel secondo anno di vita quella contro morbillo, parotite, rosolia e meningococco C; un richiamo per difterite, tetano, pertosse, polio e morbillo, parotite rosolia a 5 anni e un ulteriore richiamo per difterite, tetano, pertosse a 11 anni. Sempre a 11 anni va eseguita la vaccinazione per il papilloma virus (HPV), di recente introduzione e che protegge dal rischio di tumore della cervice uterina nel momento di inizio dell’attività sessuale. Il nuovo piano vaccini, non ancora reso operativo, dovrebbe prevedere, in aggiunta alle vaccinazioni base e di routine, quella contro il Rotavirus nelle prime settimane di vita; il vaccino contro il meningococco B, già a partire dal primo anno di vita e la vaccinazione contro la varicella insieme a morbillo, parotite e rosolia; a 11 anni il richiamo per il meningococco ACYW e la vaccinazione contro l’HPV anche nel maschio. Si tratta di una serie di vaccinazioni preventive, che sebbene non forniscano vantaggi immediati, tutelano la salute futura, senza esporre la persona ad alcun rischio. Anzi i vaccini sono una garanzia di un migliore stato di salute e, nell’adulto, di maggiore qualità e allungamento della vita».

Ci sono malattie del passato che possono tornare in caso di mancata vaccinazione?
«Certamente è possibile. Basta pensare alla poliomielite: in Israele il sistema di sorveglianza ha permesso di identificare ceppi di poliovirus circolanti mostrando che malattie eliminate da alcune regioni europee, in caso di abbassamento della copertura vaccinale, possono ripresentarsi nel mondo moderno. O anche alla difterite, tutt’ora presente in certe aree geografiche come l’Est Europa. Dunque una copertura vaccinale sotto il limite-soglia potrebbe, ancora oggi, esporre o aumentare il rischio di contrazione e diffusione di malattie infettive ritenute erroneamente scomparse o appartenenti a un’epoca passata».

di Francesca Morelli

 

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