VALENTINA PITZALIS: “NESSUNO PUO’ TOGLIERTI IL SORRISO”

La festa della donna è un giorno particolare. Una ricorrenza che dovrebbe ricordare soprattutto le donne che soffrono, che subiscono violenze, vittime dei soprusi di uomini possessivi, che trasformano l’amore in odio. Non ci sono attenuanti, non ci sono giustificazioni, non ci sono motivazioni. C’è solo la ferocia e la premeditazione di uomini meschini e violenti che non sanno amare. Tante donne, dopo ripetuti episodi di violenza, finalmente denunciano il proprio aggressore. Ma non sempre sono tutelate da una legge che spesso lascia impunito il carnefice. Che poi si vendica e mette in atto violenze sempre più pesanti, fino all’omicidio. Sono più di 152, secondo i dati Istat, le donne uccise in Italia nel 2014: 117 in ambito familiare, ovvero da mariti, compagni, ex-conviventi. Per non parlare delle violenze di ogni genere, sia fisiche che psicologiche: sono quasi 7 milioni in Italia le donne che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Per non citare le forme estreme di violenza nel voler sfigurare la vittima con benzina o acido, per annientarla, togliendole persino l’identità. Sono situazioni purtroppo ricorrenti nella cronaca recente. Molte donne si lasciano sopraffare dalle sofferenze e dalle umiliazioni. Altre invece reagiscono. Come ha fatto Valentina Pitzalis, ustionata con la benzina dal marito il 17 aprile 2011 e oggi coraggiosa testimonial per combattere la violenza contro le donne. Ecco la sua storia, riportata nel libro “Nessuno può toglierti il sorriso” (Edizioni Mondadori).

«Ero sposata da tre anni, ma la nostra relazione non andava affatto bene. Manuel aveva un carattere troppo geloso e possessivo. Mi umiliava di continuo, mi faceva sentire una nullità. Dopo mesi di violenze psicologiche, che ti fanno morire dentro, avevo deciso di tornare da mia madre e chiedere la separazione. Purtroppo mio marito non ha mai accettato la fine della nostra relazione. Dopo parecchi mesi senza vederci, riprendiamo a frequentarci: alcuni amici comuni mi avevano detto che Manuel era entrato in uno stato depressivo e usava psicofarmaci. Mi ero fatta impietosire dal suo malessere e avevo deciso di riprendere i contatti. E questo, a posteriori, si è rivelato un grandissimo errore! Abbiamo iniziato a vederci per l’anno nuovo (era il 2011) e il giorno dell’Epifania gli ho pure regalato la calza della Befana, come facevo quando eravamo innamorati, un pensiero che lui gradiva molto. Ci incontriamo anche per trovare un accordo per la separazione e un giorno, il 17 aprile vado a casa sua a portare dei documenti. All’inizio si comporta normalmente, ma quando sto per uscire, all’improvviso chiude la porta col chiavistello, va nell’altra stanza e ritorna con un secchio pieno di un liquido oleoso che mi getta addosso. Non faccio in tempo a rendermi conto di cosa mi stia accadendo, che mi sento bruciare tra le fiamme. Un’esperienza da incubo, che non potrò mai dimenticare…».

www.farexbene.it), grazie all’incontro con Giusy Laganà, tra le fondatrici dell’associazione. E diventa testimonial di campagne di sensibilizzazione rivolte alle donne e alle ragazze, con la promozione di video e messaggi sugli hastag: #unsorrisoconsapevole; #credevofosseamore; spot televisivi, incontri nelle scuole. Dopo aver tenuto conferenze in diverse città d’Italia, a metà marzo sarà a Palermo a parlare nelle scuole, per far capire ai ragazzi che la violenza, anche psicologica, deve essere bandita. A partire dal bullismo, una piaga sempre più diffusa, che rischia di trasformarsi poi in età adulta in atteggiamenti di sopruso e prevaricazione nei confronti del sesso debole. E alle ragazze Valentina raccomanda la necessità di reagire, di denunciare, di allontanare il partner molesto. E le molestie, molto spesso, sono soprattutto psicologiche. “Quante donne muoiono prima di essere uccise”: è stato lo slogan di una compagna d’informazione promossa dall’Associazione “Farexbene”. «Per evitare questo non bisogna piangersi addosso», conclude Valentina. «Al contrario, bisogna andare avanti, reagire sempre con il sorriso, nella ferma consapevolezza che “Nessuno potrà mai toglierti il sorriso”».

di Paola Trombetta

 

“NON ABBIATE TIMORE DI CHIEDERE AIUTO”: I DATI DEL SOCCORSO VIOLENZA SESSUALE DEL POLICLINICO DI MILANO

I casi di violenza sessuale e domestica registrati dal Centro Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) del Policlinico di Milano nel 2015 sono rimasti sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente: le violenze sessuali sono state 387 (rispetto alle 378 del 2014), quelle domestiche 417 (420 nel 2014). La buona notizia, però, è che nel 2015 il 90% circa dei casi di denuncia ha portato a una condanna dell’aggressore. I dati arrivano dalla Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano, dove opera il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) guidato da Alessandra Kustermann. Nel 2015 l’assistenza legale fornita gratuitamente dal Centro Antiviolenza (SVSDAD) Onlus ha contato 191 casi arrivati a sentenza penale: tra questi ci sono 72 condanne per maltrattamenti o lesioni su donne, 62 per violenza sessuale su donne, 26 per violenza sessuale su minori, 5 per stalking, 2 per tentato omicidio, 1 per omicidio. Solo 19 cause sono state archiviate, e solo 4 presunti aggressori sono stati assolti. In definitiva 168 cause su 191 si sono risolte con una condanna, pari all’88% dei casi di denuncia, che sono stati difesi da avvocati dell’associazione.

I NUMERI DELLE VIOLENZE

L’età media delle vittime di violenza che si sono rivolte all’SVSeD del Policlinico è concentrata tra i 18 e i 54 anni (pari al 77% dei casi); il 18% è su persone tra 0 e 17 anni, addirittura il 9% su bambini con meno di 14 anni, mentre il 6% riguarda donne sopra i 54 anni. Quasi la metà, comunque (47%) riguarda donne dai 25 ai 44 anni. «Questo – commenta Alessandra Kustermann, direttore del Pronto Soccorso Ostetrico Ginecologico del Policlinico – dimostra che la violenza può colpire a ogni età e che a volte sono necessari decenni prima che la vittima acquisisca la consapevolezza che dalla violenza si può uscire». Nel 2015, inoltre, sono aumentate le donne che si sono rivolte spontaneamente al servizio. Sono il 39% dei casi trattati, +14% rispetto al 2012: «Questo indica che, da parte di chi subisce violenza, c’è più consapevolezza su cosa non rientra in un normale rapporto di coppia, e sul fatto che violenze, minacce e maltrattamenti configurano un vero e proprio reato». E’ anche aumentato il numero di donne che hanno chiesto aiuto per episodi sporadici di percosse da parte del partner: 204 casi nel 2015, rispetto agli 80 del 2012. Nei casi di violenza sessuale, gli aggressori sconosciuti sono l’11% (12% nel 2012), i conoscenti occasionali il 6%, entrambi i dati stabili rispetto al 2012; mentre le violenze di gruppo sono diminuite di molto, dalle 36 del 2012 alle 11 del 2015. L’86% degli accessi al servizio di SVSeD riguarda donne di Milano e Provincia, l’11% proviene da altre province lombarde, mentre il 3% viene da fuori Regione. La nazionalità delle vittime è in metà dei casi italiana, nell’altra metà straniera. Rispetto al 2012, comunque, i dati delle violenze sono in generale aumentati:  le vittime di violenza domestica sono cresciute del 51% (da 277 del 2012 a 417 del 2015), mentre le vittime di violenza domestica con figli minori sono aumentate del 61% (da 179 a 297). In crescita anche il numero dei figli minori coinvolti negli episodi di violenza (da 313 a 445). «Intervenire per bloccare la violenza intrafamiliare – prosegue la ginecologa – è fondamentale per rompere una catena che determinerà danni fisici e psichici nei bambini coinvolti. I bambini sono le prime vittime che osservano e ascoltano impotenti un lessico famigliare che li danneggia, e che renderà difficile immaginare che le relazioni d’amore possano essere diverse da come le hanno apprese nell’infanzia». 

Anche se nella quasi totalità dei casi di denuncia si arriva a condannare l’aggressore, rimane però ancora difficile per le donne convincersi che usufruire dell’ssistenza legale gratuita offerta da SVSeD, può aiutarle a perseguire il responsabile. Su 804 casi seguiti dall’SVSDAD nel 2015, la metà ha accettato di ricevere una consulenza legale penalistica o civilistica, e di queste solo la metà ha nominato suo difensore di fiducia uno degli avvocati di SVSDAD onlus. Per questo Alessandra Kustermann ha voluto ribadire il proprio appello alle donne: «Non abbiate timore di chiedere aiuto, perché una vita diversa è possibile».  (P.T.) 

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