Basterebbe un’etichetta a far cambiare le abitudini alimentari degli italiani? Forse sì, se questa, oltre agli ingredienti e alle calorie ingerite, prevedesse anche la quota di attività fisica necessaria a smaltirle. Includere nel packaging dei prodotti, bevande o cibi che siano, chilocalorie e passi, è l’innovativa proposta della britannica Royal Society of Public Health, resa nota in un editoriale sul British Medical Journal quale possibile strategia preventiva, o per limitare i tassi in crescita di sovrappeso e obesità. Un problema ben noto anche nel Regno Unito, dove un terzo della popolazione sembra avere dimensioni over-size.
Insomma, da parte di Shirley Cramer, autrice della proposta e a capo della stessa Società, un’organizzazione indipendente impegnata nel miglioramento della salute pubblica e del benessere in Inghilterra, ci sarebbe un “subliminale” invito ai consumatori non solo a leggere l’etichetta con attenzione ma anche a guardare un simpatico omino, fisicamente attivo, che in futuro potrebbe indicare quanto la golosità costa in dispendio energetico. Una relazione, quella tra gola e fatica fisica, che parrebbe molto efficace nel riportare un po’ di rigore ed educazione alimentare tra i consumatori: almeno stando ai risultati di un sondaggio condotto tra circa 2mila inglesi che svelerebbe non soltanto il favore del 63% degli intervistati a questa nuova etichettatura, ma anche che l’omino invoglierebbe più della metà – il 53% – a correggere in modo virtuoso i propri comportamenti a tavola. L’omino in piena attività sarebbe dunque una controproposta ai “semafori rossi e verdi” suggeriti dalla Food Standards Agency inglese e apposti sulle etichette circa dieci anni fa, ma falliti nell’intento di distogliere il consumatore dall’acquisto di prodotti poco salutari, i semafori rossi appunto, verso invece un via libera al prodotto “verde”, la cui bontà sarebbe più certa.
Da questa nuove etichette “caloriche e dinamiche”, potremmo ad esempio apprendere che una lattina di una qualsiasi bibita gassata mediamente contiene circa 138 calorie che, per essere smaltite da una persona di età, peso e corporatura medi, richiedono 13 minuti di corsa o 26 minuti di camminata; mentre una fetta grande di pizza, pari a circa 450 calorie, ha bisogno di un’ora e mezza di passeggiata veloce o di 43 minuti di corsa o che un pacchetto di patatine, spesso posto strategicamente in prossimità della casse per attirare l’occhio e la gola, costa fisicamente un’ora di corsa.
Il binomio attenzione alla tavola e regolare attività fisica, è il fondamento di uno stile di vita sano, tanto più importante in un contesto di prevenzione o di ritorno a un peso forma. Eppure non sempre si è disposti ad ascoltare il messaggio di salute, che ribadiscono con assiduità specialisti e medici di famiglia, con la giusta predisposizione o con la volontà di metterlo poi in pratica efficacemente: con regolarità, costanza e dedizione. Così oggi ci si adopera, per l’ottenimento di questo scopo, anche “visualizzando” il concetto in maniera diretta, forte e chiara, in un’etichetta alimentare. «Il nostro studio – ha concluso Cramer – dimostra che le persone sono tre volte più disponibili a impegnarsi in un’attività fisica se vedono l’indicazione sulle calorie equivalenti». E viceversa, forse, a mangiare meno o più controllato e sano. Con un solo obiettivo: aumentare la consapevolezza di una propria azione, anche mangereccia, che può mettere a repentaglio non solo il peso ma soprattutto la salute.
di Francesca Morelli