DISFUNZIONI DELLA TIROIDE: SI PREVENGONO ANCHE COL SALE IODATO

Non tutto il sale vien per nuocere. Anzi, può essere un toccasana. Almeno quando si parla di tiroide e si è in dolce attesa o si sta programmando la nascita di un bebè, a patto però che il sale venga assunto nelle giuste quantità e sia iodato, ovvero arricchito di iodio. Un giusto apporto di questa sostanza, trasmessa dalla mamma al feto, sarà infatti in grado di proteggere il nascituro dalla possibile insorgenza di ipotiroidismo. Si tratta di una condizione che in età pediatrica può essere congenita, presente dalla nascita e determinata dalla mancata o incompleta formazione della ghiandola tiroidea nell’utero materno, o acquisita se è invece causata da un processo autoimmune.
Il benessere della tiroide del nascituro è correlato alla capacità della futura mamma di proteggerne la funzionalità ancora prima della nascita, fin dal concepimento: «La tiroide in età fetale – spiega Mohamad Maghnie, Past President della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), in occasione della Giornata Mondiale della Tiroide del 25 Maggio – comincia a produrre ormoni solo intorno alla 12a settimana di gravidanza. Prima funziona grazie a quelli che trasmette la mamma. Dunque è molto importante che le donne possano garantire un adeguato apporto di iodio, specie nel primo trimestre di gravidanza, evitando che la carenza nutrizionale possa influenzare il corretto sviluppo neurologico e neurocognitivo del nascituro, quindi anche il QI».
Dell’ipotiroidismo congenito è possibile prevenire o conoscere il rischio sottoponendosi allo screening neonatale, obbligatorio per legge dal 1992 e attivo su tutto il territorio; è particolarmente raccomandato a donne con familiarità per tireopatie autoimmuni o ipotiroidismo; uno screening che ha consentito la diagnosi precoce e il tempestivo avvio della terapia sostitutiva a base di levotiroxina laddove necessario, neutralizzando i danni all’encefalo (cretinismo endemico) correlati a questa carenza.
Ma la prevenzione delle disfunzioni tiroidee si deve fare anche in modo “naturale”, attraverso l’assunzione di iodio con la dieta, perché l’organismo non è in grado di produrre questo microelemento da solo. «Oltre che con il sale iodato – precisa Maghnie – la sostanza può essere acquisita, se necessario, anche con integratori di iodio tanto più consigliati a donne che programmano una gravidanza perché la supplementazione iniziata con largo anticipo rispetto al concepimento, risulta ancora più efficace e, infine, attraverso cibi ricchi di iodio quali pesce, molluschi, crostacei, alcuni tipi di alghe, latte e latticini, uova, pane e pasta». Proteggere la tiroide è fondamentale: «Dalla nascita e in tutte le fasi della vita – aggiunge Paolo Vitti, Presidente Eletto della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) – la tiroide regola importanti processi, come lo sviluppo neuropsichico e l’accrescimento somatico in età evolutiva e in ogni periodo della vita la funzione cardiovascolare, il metabolismo basale, lipidico, glucidico e osseo, arrivando a influenzare anche la fertilità, il ritmo cardiaco, la forza muscolare e molto altro».
Ma in età pediatrica l’ipotiroidismo congenito non è la sola possibile disfunzione tiroidea: si può sviluppare anche una forma di ipotiroidismo acquisita, la cui prima causa potrebbe essere la Tiroidite Autoimmune. «Si tratta di una patologia in aumento soprattutto tra le ragazze adolescenti – commenta ancora il Presidente Eletto SIE – spesso associata a diabete e celiachia. Non sempre la Tiroidite Autoimmune muterà in ipotiroidismo, ma è comunque raccomandato un regolare monitoraggio della funzionalità tiroidea per studiare l’evoluzione della patologia».
Può però anche accadere che la tiroide si metta a lavorare troppo, producendo un eccesso di ormoni, il cosiddetto ipertiroidismo, che ha spesso origine autoimmune. «È il caso della malattia di Graves-Basedow – continua lo specialista – caratterizzata da sintomi quali tachicardia, dimagrimento nonostante l’aumento dell’appetito, diarrea, ipercinesia, gozzo inizialmente curabile con famaci e laddove necessario con terapia radiometabolica con iodio o con l’asportazione totale della tiroide». O, ancora, si possono sviluppare condizioni di malignità, seppure più rare nei piccoli. Come noduli, specie solidi, che potrebbero evolvere in un carcinoma tiroideo. «Interessati da questi tumori – precisa ancora l’esperto – sono soprattutto bambini sottoposti a terapie radianti nella zona anteriore del collo, a seguito di leucemie e linfomi o esposti a radiazioni ionizzanti». Come a Chernobyl dove alcuni anni dopo l’esplosione del reattore si è registrato un aumento di neoplasie tiroidee nei piccoli e negli adolescenti a causa di una ipercaptazione della ghiandola, più attiva che nell’adulto, di iodio radioattivo assunto anche dalla massiccia presenza nelle acque, nel terreno e nell’aria, in una popolazione già di per sé iodio-carente, dunque più bisognosa di questa sostanza. «L’incidente di Chernobyl – ha dichiarato Furio Pacini, Presidente della European Thyroid Association – ha insegnato che l’implementazione della profilassi iodica non solo è benefica per un normale sviluppo fisico e mentale, ma anche nella prevenzione dei danni indotti da radiazioni ionizzanti sulla tiroide».
Ragione di più per attivare iniziative e campagne di prevenzione su tutto il territorio, visto poi che i dati dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia (OSNAMI) dell’Istituto Superiore di Sanità attestano che il nostro Paese è a carenza iodica, con un consumo di sale iodato pari a circa il 56% contro il 90% raccomandato dall’Oms. E tutto ciò nonostante la legge (n. 55) abbia imposto dal 2005 la vendita obbligatoria di sale iodato in tutti i punti vendita (che dovrebbe essere l’unico esposto negli scaffali dei supermercati e negozi di alimentari, unitamente a una locandina dedicata del Ministero della Salute), nonché il suo utilizzo nella ristorazione collettiva e nell’industria alimentare.
Inoltre per sensibilizzare all’importanza e consumo di sale iodato per contenere il rischio di disfunzioni tiroidee è stato avviato, per il triennio 2016-2019, il “Progetto iodoprofilassi per le scuole”, rivolto a tutte le Scuole Primarie e Secondarie di Primo Grado italiane, voluto dal MIUR, dall’Istituto Superiore di Sanità e dalle principali Società Scientifiche endocrinologiche quali AIT (Associazione Italiana della Tiroide), AME (Associazione Medici Endocrinologi), SIE (Società Italiana di Endocrinologia), SIEDP (Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica) e dal CAPE (Comitato Associazione di Pazienti Endocrini), con l’obiettivo di formare gli insegnanti sulla prevenzione dei disordini da carenza iodica e, attraverso loro, educare studenti e famiglie secondo un percorso formativo corale. «Siamo fiduciosi – conclude la dottoressa Antonella Olivieri, Responsabile Scientifico di OSNAMI – che questo progetto possa portare alla riduzione delle patologie correlate alla carenza nutrizionale di iodio, molte delle quali prevenibili o evitabili».
Saranno molteplici le iniziative attive su tutto il territorio durante la Settimana Mondiale della Tiroide (23-27 maggio 2016), consultabili al sito: www.settimanamondialedellatiroide.it.

di Francesca Morelli

TI RICONOSCI NEI SINTOMI?
In occasione della Settimana Mondiale della Tiroide arriva la terza edizione della campagna di sensibilizzazione “Tiroide, RIFLETTIAMOCI!: ti riconosci nei sintomi delle disfunzioni tiroidee?”, promossa dalla Fondazione Cesare Serono con il patrocinio di Federfarma e delle Società Scientifiche endocrinologiche AIT, AME, SIE, SIEDP e del CAPE a cui, per la prima volta, partecipano anche le farmacie. La compilazione di un questionario on-line permetterà di scoprire la sintomatologia ma anche la propria predisposizione o il rischio di sviluppare ipo o iper-tiroidismo: due disfunzioni tiroidee largamente diffuse tra la popolazione, con oltre 3 milioni di casi solo in Italia e una sensibile incidenza al femminile, spesso sottostimate o sottovalutate a causa di sintomi lievi e aspecifici. «Un’iniziativa importante – dichiara Annarosa Racca, Presidente Federfarma – perché per la natura “sfuggente” dei sintomi, molti non sanno di soffrire di disfunzioni tiroidee e rischiano di arrivare in ritardo alla diagnosi e alla cura più adatta, peggiorando la disfunzione con impatti significativi sulla salute e qualità della vita». Mentre i campanelli di allarme ci sono: come un aumento ingiustificato di peso che altera il metabolismo e sensibilità eccessiva al freddo in caso di scarsa funzionalità tiroidea (ipo) o, di contro, una diminuzione ingiustificata di peso e sensibilità al caldo se la ghiandola lavora troppo (iper). Sul sito www.tiroideriflettiamoci.it sarà anche possibile trovare un questionario dedicato a pazienti già con una diagnosi di malattia tiroidea e uno ai medici per valutare la correttezza delle informazioni diffuse dalla Campagna. «Fondazione Cesare Serono – conclude il direttore Gianfranco Conti – rinnova il proprio impegno di sensibilizzazione con l’obiettivo di raggiungere quante più persone possibile, sfruttando sia i canali social cme la rete, sia la farmacia, quest’anno nostro partner di eccezione». Nel rispetto di un’efficace campagna di prevenzione. (F. M.)

UNA CAMPAGNA DI IODOPROFILASSI INTERNAZIONALE
C’è anche una iniziativa di informazione e prevenzione multiculturale. È la “Campagna internazionale di sensibilizzazione sull’importanza dello iodio in gravidanza e nei bambini”, promossa da IBSA Farmaceutici Italia, dedicata a giovani donne in età fertile e a future mamme, immigrate in Italia, soprattutto dall’Africa e dell’Est Europa, o là residenti. Paesi cioè che il Global Iodine Nutrition Netword ha classificato a carenza iodica.  La campagna, che ha l’obiettivo di promuovere l’adozione di una corretta iodoprofilassi e se necessario la supplementazione con iodio tra queste popolazioni, vanta anche dei partner locali. In Albania, coi gesuiti di Tirana e la Caritas Internationalis, dove sono stati attivati 40 centri sanitari afferenti a Caritas in cui è possibile ricevere del materiale informativo sulle disfunzioni tiroidee da insufficienza iodica; e in Camerun, con l’arcidiocesi di Bamenda dove, oltre alle informazioni sulla problematica, è prevista anche la distribuzione controllata e gratuita di integratori di iodio. Infine in Italia, a Milano, il punto di riferimento è l’Assistenza Sanitaria San Fedele: un centro che conta 10mila accessi ogni anno, 3.500 pazienti stabili, di cui anche 500 donne in età fertile, originarie soprattutto del Nord Africa. Anche qui saranno diffusi volantini in italiano, francese e arabo e distribuiti gratuitamente, se necessario, integratori di iodio. Partner scientifico dell’iniziativa, è l’Università di Pavia, in particolare l’ambulatorio del Dipartimento di Endocrinologia, il cui coinvolgimento consentirà di valutare la presenza epidemiologica di problematiche tiroidee in donne migranti. Per ulteriori informazioni e per scaricare degli opuscoli informativi: www.tiroide.com   (F. M.)

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