«Mia madre aveva solo 38 anni quando si accorse, palpandosi il seno, di avere un nodulo che in realtà, dopo esami approfonditi, si era rivelato un tumore. Si era sottoposta a numerosi interventi chirurgici ma, dopo diversi anni in cui la malattia sembrava sconfitta, sono comparse le metastasi. Dodici anni e poi nel 2011 mia madre venne a mancare: aveva solo 50 anni. Conoscevo bene la sofferenza che si vive negli ospedali. Prima di mia mamma avevo visto morire di tumore mia nonna e un mio cugino. Per questo ho deciso di fare qualcosa per le persone malate di tumore e in particolare per prevenire questa malattia. E ho accettato di diventare testimonial della Campagna di prevenzione del tumore al seno, promossa dalla LILT per tutto il mese di ottobre». Così Elisabetta Gregoraci racconta la sua decisione di impegnarsi nella prevenzione di questa malattia, incoraggiando le donne a sottoporsi periodicamente alla mammografia. Pur sottolineando la difficoltà che spesso si incontrano a prenotare gli esami, soprattutto al Sud. «Nella mia Regione d’origine, la Calabria, si rischia di aspettare più di un anno per fare un’ecografia mammaria», fa notare la stessa Gregoraci. «Se si riuscisse a fare la diagnosi precoce a tutte le donne, si potrebbe davvero guarire il tumore nel 95% dei casi».
«Oggi di tumore al seno si guarisce invece nell’80-85% dei casi», commenta il professor Francesco Schittulli, presidente LILT e direttore scientifico della Clinica “Mater Dei” di Bari. «E questo dato dipende dalla diagnosi precoce e dalle recenti “target therapy”, con farmaci innovativi che distruggono le cellule tumorali. Se l’obiettivo da raggiungere è la guarigione del tumore nel 95% dei casi, stiamo assistendo invece a un aumento di incidenza del 30% nelle donne sotto i 50 anni. Una fascia d’età purtroppo esclusa dal programma di screening previsto dal Sistema Sanitario Nazionale, oggi riservato alle donne di età compresa tra 50 e 69 anni. Si stima che nel 2016 in Italia saranno oltre 50 mila i nuovi casi di tumore al seno. E un tumore può impiegare diversi anni per raggiungere dimensioni di 1 cm, mentre per raddoppiare può anche impiegare un tempo assai breve, di soli 7 mesi. Per questo è indispensabile la prevenzione, che deve partire dall’autopalpazione, un esame che la donna, soprattutto se giovane, dovrebbe fare una volta al mese. Tra i 25 e 30 anni consigliamo una visita senologica annuale e, se richiesta, un’ecografia. In seguito, dopo i 40 anni, la mammografia una volta l’anno. Oggi esistono apparecchiature diagnostiche più sofisticate, come il mammotome, in grado di asportare eventuali microcalcificazioni e la tomosintesi mammaria a più alta defiizione».
Ovviamente la prima regola per combattere il tumore rimane comunque la prevenzione. «Abbiamo bisogno di “gridare” prevenzione», ribadisce la Ministra della salute Beatrice Lorenzin. «E lo dobbiamo fare a partire dalle scuole, con insegnamenti accurati alle giovani su come eseguire l’autopalpazione. Possiamo inoltre migliorare gli stili di vita, attraverso una sana alimentazione ed eliminando cattive abitudini come il fumo. Anche se capisco le enormi difficoltà che io stessa ho sperimentato, avendo una mamma grande fumatrice che ha smesso di fumare solo quando si è accorta di essere molto malata. Purtroppo, dati recenti, confermano addirittura un aumento del 20% dei fumatori under 17. Per questo il principale obiettivo del Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018 è il miglioramento degli stili di vita e la diagnostica preventiva. Abbiamo inoltre concentrato molte risorse nella programmazione sanitaria: preparare gli operatori a lavorare in équipe e sfruttare al meglio le risorse diagnostiche presenti nei centri specialistici. Le Breast Unit devono diventare una realtà nei principali centri oncologici ed essere presenti in tutte le Regioni.
Per incentivare le donne a fare prevenzione, nel mese di ottobre, in tutte le sedi LILT (più di 300 in 106 sezioni provinciali), saranno a disposizione medici senologi per visite e consulenze gratuite. Per informazioni più dettagliate, vedi News.
Per informazioni: #iofaccioprevenzione, www.lilt.it oppure chiamare il numero verde “Linea SOS LILT”: 800-998877. Durante il mese di ottobre, inoltre, per sottolineare il messaggio di prevenzione, verranno illuminati importanti monumenti ed edifici rappresentativi, piazze, fontane, con luce rosa, colore simbolo della lotta contro il tumore al seno.
di Paola Trombetta
STOP AL FUMO, VIA LIBERA AI FARMACI ONCOLOGICI
Creare un fondo per i farmaci oncologici, attraverso la tassazione delle sigarette e di altre sostanze potenzialmente cancerogene; disponibilità di farmaci innovativi in tutte le Regioni; esenzione dal ticket per esami diagnostici su tutto il territorio nazionale per le donne positive al test sui geni BRCA 1 e BRCA 2 e quindi a rischio di tumore al seno o alle ovaie; test biomolecolari ai pazienti affetti da cancro per assicurare l’appropriatezza terapeutica. Sono alcuni degli impegni che il Governo si appresta ad assumere per garantire un’assistenza omogenea sul territorio ai pazienti oncologici, limitare la migrazione sanitaria in altre Regioni e trovare nuove risorse per far fronte alle rivoluzioni terapeutiche in corso. E questo grazie alle iniziative, mozioni e interpellanze, promosse dall’Intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro”. Composto da oltre 70 parlamentari di tutti gli schieramenti impegnati a promuovere la lotta al cancro come una priorità della politica sanitaria nazionale, l’Intergruppo è stato costituto su iniziativa di Salute Donna onlus e altre dodici associazioni di pazienti oncologici nell’ambito del progetto “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”.
Oggi In Italia le persone vive dopo una diagnosi di cancro sono oltre tre milioni, pari al 5% della popolazione italiana; negli ultimi anni la mortalità per tumore è scesa di circa 1% ogni anno, mentre la sopravvivenza a 5 anni è in costante aumento.
«Il lavoro che abbiamo iniziato deve creare una “cultura del diritto” che nel nostro Paese in fatto di sanità è molto carente e deve fare in modo che a tutti i cittadini di ogni età e sesso, di qualunque ceto sociale, livello di istruzione, area geografica, venga garantito l’accesso alle cure e all’assistenza, senza essere costretti a migrare dalla propria Regione», afferma Annamaria Mancuso, presidente Salute Donna onlus, che ha sperimentato in prima persona l’esperienza del tumore. «Non è un lavoro facile e i risultati non si possono ottenere in tempi brevi, però un cambiamento iniziamo a vederlo: le Associazioni pazienti e le loro richieste cominciano a essere ascoltate. Le proposte contenute nelle iniziative parlamentari scaturiscono dalle azioni indicate nel Documento programmatico, messo a punto lo scorso anno dalla Commissione tecnico-scientifica per limitare l’impatto della malattia, migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari, ridurre la migrazione sanitaria. Queste azioni riguardano la creazione della rete dei Centri oncologici; l’attivazione dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) uguali su tutto il territorio nazionale; la definizione di indicatori di performance attraverso i quali valutare la qualità dell’assistenza oncologica e individuare le criticità; e, infine, l’accesso rapido ed equo ai farmaci innovativi che, nel caso dei pazienti con tumore, si traduce in allungamento della sopravvivenza».
(P.T.)