VIA LIBERA ALLO SPORT, ANCHE AI BAMBINI ASMATICI

I bambini asmatici non vanno lasciati in panchina, favorendo la sedentarietà, ma piuttosto incentivati all’attività fisica, anche a livello agonistico, come ogni altro coetaneo sano. È questo l’importante messaggio diffuso e promosso dalla Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (Siaip), soprattutto tra i genitori più ansiosi, che terrebbero i loro piccoli con il fiato corto sotto una campana di vetro. Convinti di tutelarne la salute, ottenendo invece possibili esiti contrari. «L’attività fisica – spiega la dottoressa Marzia Duse, presidente Siaip – migliora l’efficienza cardiorespiratoria e previene l’insorgenza di sovrappeso e/o obesità». Condizioni, queste ultime, largamente diffuse tra i bambini asmatici – con una percentuale pari  a oltre il 32% rispetto a poco più del 21% tra i piccoli senza malattia – e che rappresentano un importante effetto collaterale per l’asma. Sovrappeso e obesità, infatti, non solo aggravano la sintomatologia dell’asma qualora già esistente, ma possono anche predisporre all’insorgenza in età adulta di malattie come diabete, osteoporosi, rischi cardiovascolari o l’asma stessa. Il fiato corto è invece vissuto da mamme e papà come un limite, o addirittura una controindicazione, alla normale pratica fisica dei loro bimbi: convinzione che trova giustificazione solo nel caso in cui l’asma non sia tenuta efficacemente sotto controllo o il bambino non sia adeguatamente monitorato da un lavoro (medico) di squadra.

Va detto però che il binomio sport-asma richiede la messa in atto di qualche accorgimento clinico e preventivo: «La prima regola – aggiunge la presidente – è rispettare la terapia prescritta del medico, al fine di evitare rischi o crisi inutili e prevenibili, a favore dello svolgimento della pratica sportiva in sicurezza. Che deve essere preceduta da una fase di riscaldamento, insegnando e invitando il bambino a respirare dal naso piuttosto che dalla bocca: un efficace “stratagemma” per ridurre il contatto con gli allergeni. Vanno quindi evitati ambienti inquinanti o in cui siano possibili concentrazioni elevate di acari, polveri e pollini, così come le ore più calde della giornata in cui vi è maggiore presenza di ozono. Mentre costituiscono un veto assoluto alla pratica sportiva alcuni sintomi quali tosse, sibili, affanno e le crisi d’asma».

Ma non è tutto, perché attorno a sport e asma girano falsi miti che gli esperti della Società intendono sfatare. Eccoli:

  1. Il solo sport possibile per i bambini asmatici è il nuoto. Falso: si tratta di una credenza passata, smentita da più moderni studi scientifici secondo cui ogni attività sportiva, fatta eccezione per gli sport estremi e le immersioni subacquee, possono essere praticate anche in caso di fiato corto. E persino a livello agonistico, previa valutazione funzionale e certificazione del medico dello sport.
  2. Il cloro peggiora gli stati asmatici. Alcuni studi scientifici avrebbero attestato che questo agente chimico può aumentare l’iperreattività bronchiale e il rischio di asma, tuttavia una revisione di svariati studi contenuti nei maggiori database internazionali, quali ad esempio il Cochrane Database,  dimostrerebbe che il nuoto è tra gli sport meglio tollerati da bambini e adolescenti con asma stabile, a tal punto da migliorare anche la funzionalità respiratoria e la fitness cardiopolmonare.
  3.  L’attività fisica è responsabile dell’asma da sforzo. Niente di più falso anche in questo caso. Alcuni sintomi quali tosse, sibili, affanno, senso di costrizione al torace, che possono insorgere ed essere osservati durante la partica sportiva in bambini asmatici, non sono riconducibili allo sport bensì alla malattia controllata in maniera poco efficace. Ecco perché è fondamentale praticare sport sotto corretta terapia e monitoraggio medico.
  4. I farmaci per l’asma sono dopanti. Il riferimento sarebbe rivolto in particolare a  salbutamolo e corticosteroidi assunti per via inalatoria (CSI), utilizzati nella terapia standard dell’asma. L’affermazione è tuttavia smentita da studi effettuati su atleti professionisti in trattamento con questi agenti a un dosaggio giornaliero di 1600 mcg, in cui non è stato rilevato alcun effetto dopante. Di contro è vietato l’uso degli stessi farmaci per via sistemica o un dosaggio elevato, come salbutamolo>1600 mcg/die.

Ma questa combinazione farmacologica è l’unica possibile per il controllo dell’asma? Diciamo che a questa terapia standard in futuro potrebbe essere offerta una valida e efficace alternativa. Uno studio, denominato CanoTinA-asthma®, presentato a Londra in occasione del Congresso Internazionale della European Respiratory Society (ERS) dimostrerebbe un miglioramento significativo della funzionalità respiratoria in bambini dai 6 agli 11 anni in terapia con un farmaco innovativo (Tiotropio Respimat®) in aggiunta a quella di mantenimento per il controllo dell’asma, rispetto al gruppo placebo. Terapia che avrebbe anche altri valori aggiunti: ovvero un profilo di sicurezza nei bambini da 1 a 5 anni, in linea con quello riscontrato in bambini e ragazzi più grandi e/o negli adulti, e un profilo di efficacia e sicurezza anche in bambini e ragazzi tra i  6  e i 17 anni.
Dunque via libera al nuovo trattamento in aggiunta a quello di mantenimento? Non ancora o almeno non nei piccoli, perché il nuovo farmaco non è stato ancora approvato per l’uso nei minori di 18 anni nell’Unione Europea e nei minori di 12 anni negli Stati Uniti. Ma le premesse fanno sperare nella possibilità di un prossimo utilizzo anche nelle età  in erba.

di Francesca Morelli

Articoli correlati