«Mi capita spesso di uscire di casa e dover rientrare di corsa perché il bisogno di urinare è impellente. È un disagio enorme che limita molto la mia vita relazionale. Anche perché essere in giro con le amiche o sul posto di lavoro e dover andare sempre e di corsa in bagno non è certo piacevole… Ho provato di tutto, dai pannoloni, ai farmaci, alla ginnastica pelvica. Niente da fare! Ho poco più di sessant’anni e non voglio fossilizzarmi in casa solo perché soffro di incontinenza urinaria!». Il disagio di Giulia è condiviso da molte donne, più o meno il 20-30%, rispetto al 5-10% degli uomini. Molte di loro però non ne parlano, neppure al medico di famiglia. E le più anziane pensano addirittura che sia una condizione fisiologia naturale, legata all’invecchiamento.
In realtà l’incontinenza urinaria è tra le 5 patologie più diffuse e costose interessando, solo in Italia, circa 5 milioni di persone, e rappresenta un problema sanitario e sociale di enormi dimensioni che registra molto “sommerso” non diagnosticato e che invece potrebbe essere contrastato in modo significativo. Ne sono convinte la Società Italiana di Urodinamica, la Fondazione SIU Urologia, l’Associazione italiana di Urologia ginecologica e del Pavimento pelvico e la Fondazione Italiana Continenza che, nel corso di un incontro promosso a Roma dalla Società Italiana di Comunicazione Scientifica e Sanitaria, hanno presentato le prospettive offerte da alcuni modelli di assistenza sul territorio che, pur lentamente, si stanno realizzando in alcune regioni italiane per utilizzare nuove soluzioni terapeutiche a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
L’incontinenza, nel suo complesso, costa come l’artrite e più dell’influenza e dell’osteoporosi: mediamente circa 360mila euro all’anno, dove i costi preponderanti sono rappresentati dai pannoloni. Ne soffrono migliaia di persone e può incidere anche pesantemente sulla qualità di vita, sociale e professionale. Eppure, le istituzioni faticano ancora a riconoscerla come patologia pesantemente invalidante.
Per il mese di novembre è prevista la chiusura dei lavori del tavolo ministeriale sull’Incontinenza urinaria, da cui si attende l’elaborazione di un documento indirizzato alle Regioni. Al centro del testo l’ipotesi di costituire in ogni Regione italiana una rete assistenziale ad hoc sul modello del Piemonte. «Il Piemonte è stata la prima Regione a istituire sul territorio Centri dedicati all’incontinenza urinaria e la prima ad aver deliberato (la Regione Lazio è seconda, con delibera dell’8 agosto scorso) l’istituzione di un percorso di presa in carico (PAC – Pacchetto Ambulatoriale Complesso) per l’incontinenza urinaria da urgenza e neurologica, con l’obiettivo di utilizzare da subito la recente opzione di rimborsabilità della terapia con tossina botulinica, già autorizzata per questa patologia, che si è dimostrata efficace per queste due forme di incontinenza», puntualizza Roberto Carone, direttore della Neuro-Urologia, Città della Salute di Torino e principale protagonista nel percorso di approvazione in Piemonte. «L’iter delle pazienti è infatti molto lento e complesso, sia per pudore, che per mancata sensibilità dei medici di base, che non sempre sono in grado di prendere in carico il problema. L’uso smodato dei pannoloni (rimborsati dal SSN), che incide pesantemente sui costi complessivi della malattia, e la spesa eccessiva che i pazienti devono affrontare per poter utilizzare i farmaci antimuscarinici e beta3adrenergici, che non vengono invece rimborsati dal SSN, ha indotto gli specialisti a orientarsi verso l’utilizzo di un nuovo trattamento, come la tossina botulinica, autorizzata e rimborsata proprio per l’incontinenza urinaria». Il percorso PAC prevede di accompagnare le pazienti lungo un percorso organizzato e predefinito in tutte le fasi della diagnostica e della terapia, ma soprattutto ne rimborsa i costi. «Al momento solo la Regione Piemonte nel maggio scorso e la regione Lazio in agosto, hanno definito questa tipologia di prestazione», aggiunge Mauro Cervigni, segretario scientifico dell’AIUG e Responsabile Centro Medicina e Chirurgia Ricostruttiva Pelvica Femminile del Policlinico Gemelli di Roma. «Il paziente, invece di assumere farmaci o indossare pannoloni, in caso di incontinenza da urgenza o neurologica, avrà un risultato risolutivo con la tossina botulinica, in genere entro due, massimo tre settimane, e durevole per 6/12 mesi, a un costo a carico del Servizio sanitario nazionale e non del paziente, anche per tutti gli esami necessari prima del trattamento e nel successivo follow-up». Come agisce la tossina botulinica nel controllo dell’incontinenza? «Il trattamento consiste in alcune infiltrazioni nella parete vescicale, mediante cistoscopia, con dosaggi fissi di tossina botulinica di tipo A», spiega Andrea Tubaro, professore di Urologia alla Sapienza Università di Roma. «La prestazione può essere erogata in sede ambulatoriale, in day hospital o talvolta con un ricovero, a seconda dell’organizzazione della singola regione e delle condizioni di salute del paziente. Il trattamento è mini-invasivo e il paziente può tornare a casa dopo poche ore. È ben tollerato e ha dimostrato significativi benefici. La durata di azione è di circa 6 mesi per la vescica idiopatica e di 9/10 mesi per la neurogena, che necessita di dosaggi un po’ più elevati. Il trattamento può essere eseguito con una frequenza di una o due volte l’anno, contribuendo, anche sotto questo profilo, a determinare miglioramenti nella qualità di vita delle persone che ne soffrono. La tossina botulinica, esercita la sua efficacia modulando il rilascio di diversi neurotrasmettitori che possono agire su percorsi efferenti (acetilcolina) e afferenti (CGRP, sostanza P) determinando così rilassamento muscolare e riduzione dell’urgenza. Grazie al suo meccanismo d’azione, da oltre vent’anni la tossina botulinica è utilizzata come efficace strumento terapeutico per la cura di pazienti affetti da disturbi neurologici caratterizzati da dolore severo, eccessiva e irregolare contrazione muscolare o attività ghiandolare, a beneficio di persone affette da disturbi debilitanti quali disordini del movimento, spasticità, iperidrosi, emicrania cronica e incontinenza dimostrando miglioramenti non solo in termini clinici ma anche di qualità di vita e di relazioni».
Per saperne di più è attivo un portale dedicato a questa patologia: www.curaincontinenza.it, dove è possibile trovare moltissime informazioni sull’incontinenza e soprattutto dove si può accedere a una sorta di test di autodiagnosi per capire che tipo di incontinenza si ha. Non manca naturalmente un link che può indirizzare il cittadino al centro più vicino a casa per avere una diagnosi corretta e, possibilmente, risolvere il problema.
di Paola Trombetta
ALLE TERME PER LA RIABILITAZIONE DEL PAVIMENTO PELVICO
Le acque termali sono utilizzate da tempo immemorabile per molte patologie femminili, in particolare quelle ginecologiche e urogenitali. Alle Terme di Sirmione è stato di recente avviato un percorso uro-ginecologico per la riabilitazione del pavimento pelvico. «I benefici delle acque solfuree e salsobromoiodiche sull’apparato genito-urinario trovano riscontro nella cura di molti processi infiammatori cronici e degenerativi», conferma il dottor Gianfranco Minini, specialista in Ostetricia, Ginecologia e Urologia e consulente scientifico alle Terme di Sirmione. «In particolare il servizio uro-ginecologico si rivolge a frequenti patologie, quali l’incontinenza urinaria, il prolasso utero-vaginale, le cistiti acute, recidivanti e croniche. Per la prevenzione e terapia dell’incontinenza urinaria è attivo un percorso di riabilitazione del pavimento pelvico, indicato per ogni età, sia alle over-60 che lamentano disturbi genitali nel 50% dei casi, sia alle donne giovani dopo il parto. E’ molto efficace in associazione alla crenoterapia termale. La terapia termale ginecologica prevede bagni, irrigazioni vaginali, fanghi pelvici. Lo zolfo, in particolare, agisce migliorando la contrazione muscolare e la circolazione sanguigna, entrambi elementi che si riducono nel caso di incontinenza. Il Servizio Sanitario Nazionale favorisce la terapia idrica termale in ambito ginecologico stabilendo, con specifiche disposizioni, le indicazioni e modalità terapeutiche».
Per info: www.termedisirmione.com
P.T.