“Con tus ojos” alla scoperta di Pablo Picasso. E’ lo spettacolo che la danzatrice e coreografa Susanna Beltrami presenterà al Festival della danza contemporanea “MILANoLTRE”, sabato 15 e domenica 16 ottobre, al teatro Elfo Puccini di Milano (con Daniele Ziglioli e Selene Manzoni). La rappresentazione attraversa i diversi ambienti del teatro: Galleria Puccini, foyer, spazio Atelier e sala Bausch, per un viaggio attraverso luoghi che ricreano le atmosfere e la vita di Pablo Picasso. Infine culmina nella sala Shakespeare, il cui palcoscenico, anch’esso diviso in stanze, rappresenta l’ultimo periodo del maestro.
Ma chi è Susanna Beltrami? Forgiata dalla danza classica, poi approdata al contemporaneo, e in seguito a New York al modern, alle scuole di Alvin Nikolais, Martha Graham e Merce Cunningham, è stata insegnante nei corsi di formazione del Teatro alla Scala e coreografa per Luciana Savignano dal 1995. Il mondo della danza Susanna lo ha indagato da cima a fondo, non esclusi i talent. Infatti con la Savignano ha fondato la Compagnia Pier Lombardo Danza (1998), con la quale nel 2009 è stata coreografa di danza moderna nel talent show di Rai 2 “Italian Academy”. Ma non le bastava. E così nel 2006 ha fondato un’accademia tutta sua, la “DanceHaus”. E’ una cittadella della danza, nata ridando vita a un’ex area dismessa di Milano. Risultato, un contesto affascinante, un ambiente ampio e raccolto, in cui convergono, oltre alla DanceHaus Susanna Beltrami, altre due scuole: Kataklò (scuola di danza acrobatica) e Modulo Factory (danze urbane).
«Ho voluto esprimere un pensiero all’americana – spiega Beltrami – creando un confronto tra scuole totalmente diverse, ma simili. Come educatore spingo le persone verso una visione il più possibile aperta». E così dal mondo degli atleti di Kataklò si trae un’ispirazione artistica, mentre per le danze urbane, senza regole, vengono fissati dei canoni per farne un vero e proprio corso di studio. La scuola diventa laboratorio anche per i giovani coreografi (Diego Tortelli e Matteo Bittante) che hanno a disposizione la sala prove e per gli allievi neodiplomati (Laura Boato, Laura Pante, Samuel Fuscà, Claudia Andragna e Camilla Sandri), che porteranno i loro lavori al Festival Mito nella sezione Under35 in scena, il 6 e il 16 ottobre.
Come ha presto forma la sua DanceHaus?
«In precedenza ero direttore di altre scuole di danza di Milano che ho lasciato. Allievi e genitori hanno voluto seguirmi e così ho aperto un primo padiglione e poi l’altro a seguire. Ho portato con me gli insegnanti storici Carmen Ragghianti, Matteo Bittante, Sandro D’Andria, Davide Montagna».
Il futuro dei giovani ballerini sarà in Italia o all’estero?
«L’Italia è un paese straordinario per l’arte. C’è tutto il meglio. Io non sono esterofila, ho un percorso formativo artistico in Italia. Il nostro paese ha portato la danza nei più grandi teatri del mondo. Bisogna che le istituzioni sostengano il pensiero dell’arte per non far andare via i giovani. Se venisse speso per l’arte un millesimo di quanto viene destinato al calcio, fiorirebbero spettacoli e grandi compagnie».
Manager della scuola e artista: come si conciliano i due ruoli?
«Quand’è nata mia figlia avevo 42 anni ed ero provata nel corpo e nello spirito. Poi un’ostetrica mi ha detto: “anche in trincea e sotto le bombe, i figli sono sempre stati con la mamma”. E così ho fatto. Mia figlia è stata sempre con me e ho condiviso tutto con lei. Alle mamme consiglio: non create settori nella vita familiare. I figli più li coinvolgi e più sono felici. Certo la mancanza di tempo lascia le sue cicatrici. L’unica cosa che consiglio è scoprire nel pianeta un luogo che ti fa stare bene, dove coltivare le passioni che fanno uscire l’energia. Per me è ad Amorgos, un’isola delle Cicladi, sperduta, dove l’energia vitale è molto forte. E’ il punto più profondo del mar Egeo, con montagne e monasteri. Lì abbiamo lanciato un progetto “Body and soul”: un’attività di meditazione, concentrazione e danza che culminerà in un evento in programma a novembre, in collaborazione con Milano Yoga Festival».
di Cristina Bertolini