«È stato merito di mia moglie se mi sono accorto tempestivamente di avere un tumore al pancreas. Vedendomi spesso stanco e con dolori addominali, ha insistito con mio figlio Gabriele, specialista in malattie del pancreas, per sottopormi a esami mirati che hanno evidenziato il tumore a uno stadio per fortuna operabile. Mi sono subito sottoposto all’intervento di asportazione e a diversi cicli di chemioterapia che hanno bloccato la diffusione di metastasi. A tre anni dall’intervento sto bene e non ho avuto recidive».
A raccontare la sua esperienza di malattia è il professor Lucio Capurso, già primario all’Istituto Regina Elena e specialista gastroenterologo all’Ospedale Sant’Andrea di Roma. Pur lavorando a contatto con persone malate di tumore, ha rischiato lui stesso di sottovalutare i sintomi, particolarmente subdoli nel caso del tumore al pancreas, la cui incidenza è aumentata del 18%, negli ultimi cinque anni (13.500 nuovi casi rispetto a 11mila nel 2011), in particolare nelle donne fumatrici. Il fumo è infatti tra le principali cause di questo tumore, insieme alla scorretta alimentazione e all’eccesso di peso: l’obesità aumenta del 12% il rischio di questa malattia. Ma solo l’8% degli italiani sa che anche a tavola è possibile prevenirla. Per questo, in occasione della terza Giornata Mondiale sul Tumore del Pancreas, che ricorre il 17 novembre in tutto il mondo, è stato presentato il Progetto “Cooking Comfort Care”, promosso dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), con il contributo di Celgene, per proporre ricette semplici, ma gustose, ai pazienti con tumore al pancreas (www.aiom.it; www.pancan.org). Gli opuscoli con queste ricette sono distribuiti in tutta Italia. Tra le iniziative previste nella Giornata, sono stati illuminati di viola i principali monumenti delle città, dove si sono svolte tante iniziative. In particolare venerdì sera a Napoli, presso il Teatro Sannazaro, si è tenuto l’evento musicale “Insieme per un futuro degno di nota”, preceduto da un momento di talk show condotto da Cesara Buonamici.
«Il tumore al pancreas è una patologia in forte crescita in tutto il mondo», puntualizza il professor Carmine Pinto, Presidente Nazionale AIOM. «Nel 2020 interesserà 418mila persone e diventerà la seconda causa di morte per cancro in Europa. Le nostre conoscenze risultano ancora limitate e i programmi di screening sono inesistenti. In Italia solo il 7% dei casi è diagnosticato allo stadio iniziale, cioè quando possiamo intervenire con maggiore efficacia. E il 7% è anche la percentuale di sopravvivenza a cinque anni. La prevenzione primaria è quindi ancora più importante. Scarsa attività fisica, fumo, alimentazione ricca di grassi e zuccheri e chili di troppo sono tutti fattori di rischio che possono essere contrastati attraverso corrette campagne informative ed educazionali. L’obiettivo è creare una nuova alimentazione per contrastare la malnutrizione, un fenomeno che interessa l’80% dei malati. Lo scarso appetito e i problemi gastro-intestinali sono controindicazioni abbastanza frequenti legate alle terapie anticancro».
«Con questa iniziativa si vuole dare un aiuto concreto agli oltre 14mila italiani che vivono con una diagnosi di carcinoma pancreatico», aggiunge la dottoressa Laura Del Campo, della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato In Oncologia (FAVO). «Durante e dopo i trattamenti si verificano infatti una serie di cambiamenti relativi all’aspetto nutrizionale. Per questo assieme all’AIOM e alla Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo (SINPE), abbiamo elaborato una “Carta” dove sono stabiliti criteri scientifici per garantire una valida comunicazione tra clinici e pazienti su un aspetto delicato delle cure oncologiche come l’alimentazione».
Un’alimentazione corretta può contribuire anche alla maggiore adesione alle cure. «Oggi abbiamo a disposizione una nuova arma terapeutica», fa notare il professor Evaristo Maiello, Presidente del Gruppo Oncologico Italia Meridionale GOIM. «E’ il nab-paclitaxel, un farmaco che sfrutta le nanotecnologie ed è in grado di penetrare direttamente all’interno delle cellule cancerogene. Si tratta di una combinazione tra il chemioterapico paclitaxel e l’albumina in nano-particelle, una proteina in grado di legarsi più facilmente alle cellule tumorali, che veicola il farmaco stesso, facilitandone la penetrazione. Per queste proprietà ha dimostrato di rendere più efficace la terapia, migliorare la sopravvivenza globale e di provocare minori effetti collaterali. E’ già utilizzato con successo, in Italia e all’estero, da diversi anni, nel trattamento del carcinoma della mammella e del polmone».
di Paola Trombetta