A volte si tratta di un semplice raffreddore, altre volte di rinosinusite o infezioni respiratorie ricorrenti, altre ancora di allergie. Problematiche di diversa natura, ma con un denominatore comune: il naso, o comunque le alte vie respiratorie… La popolazione coinvolta? Bambini per la gran parte: uno su 3 in età prescolare, fino ai 5 anni. A tal punto che queste infezioni rappresentano una delle cause più frequenti (con tassi anche dell’80%) che inducono a rivolgersi al medico: si sta a casa da scuola o dal lavoro almeno 10-12 volte l’anno, quindi mediamente una volta al mese, con un sensibile impatto sulla qualità della vita. «Il 25% dei bambini con meno di un anno, – conferma Michele Miraglia Del Giudice, Pediatra e Allergologo presso la Seconda Università di Napoli – il 18% di età compresa fra 1 e 4 anni, soffre di infezioni respiratorie ricorrenti e il 10% di rinite allergica, in pratica un terzo dei bambini ha problemi alle alte vie respiratorie, in forma più o meno cronica». La massiccia presenza di queste problematiche nasali è riconducibile a diversi fattori: l’immaturità immunologica dei piccoli, carenti fino ai 3 anni di anticorpi, la ridotta capacità di filtraggio dell’apparato mucociliare, ossia le ciglia presenti sulla mucosa nasale, e dunque di protezione contro agenti patogeni e irritanti esterni, che hanno così più facile accesso alle vie respiratorie, dove accendono infezioni acute e croniche dei seni nasali e paranasali.
Per lo più hanno origine virale: «I virus – spiega Paola Mastromarino, microbiologa e virologa del Dipartimento Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza di Roma – sono i microorganismi più coinvolti nelle infezioni respiratorie. Nella maggior parte dei casi si tratta di rhinovirus, che possono associarsi anche ad almeno il 60% di episodi di esacerbazione dell’asma, a cui si aggiungono il Virus Respiratorio Sinciziale, gli adenovirus, i virus influenzali e parainfluenzali. Sono infezioni virali subdole, perché possono favorire la successiva insorgenza di un’infezione batterica, aggravando ulteriormente la problematica». Complici anche le famose cellule ciliate che, se non sono in grado di svolgere efficacemente un ruolo difensivo, possono favorire la comparsa di sovrainfezioni batteriche che tendono a formare dei biofilm. «Il biofilm è costituito da un insieme di cellule batteriche – aggiunge Lorenzo Drago, Microbiologo, Università degli Studi di Milano – che sono unite in maniera molto resistente a una superficie e protette da una matrice extracellulare composta essenzialmente da polisaccaridi e proteine, formando così un ambiente adatto nel quale i batteri riescono a sopravvivere anche in condizioni di ostilità, resistendo sia all’azione opposta esercitata dal sistema immunitario sia da eventuali antibiotici, privandoli della loro efficacia terapeutica». Questo meccanismo di “resistenza” – che sta alla base dell’insorgenza di infezioni croniche o recidivanti a carico dell’apparato respiratorio, ma anche urinario, gastroenterico… – è la premessa della sfida: la ricerca sta infatti studiando possibili soluzioni che possano demolire il biofilm e superare il fenomeno della resistenza batterica stessa, stimolata dall’uso eccessivo di antibiotici, ma anche di potenziamento delle colture vegetali.
E proprio dal mondo “naturale” sarebbe emersa una interessante opzione terapeutica: il resveratrolo. Un polifenolo prodotto dalle piante, a cui si associano proprietà cardioprotettive (in particolare anti-aterosclerotiche, anti- ipertensive e anti-aggreganti), immunitarie, antiossidanti, antinfiammatorie e antivirali. Nel caso delle infezioni delle vie respiratorie superiori, il resveratrolo sembrerebbe in grado di inibire la replicazione di rhinovirus, virus dell’influenza e virus respiratorio sinciziale. «L’utilizzo di questa sostanza nella pratica medica – precisa Mastromarino – è stato limitato dalla scarsa solubilità e stabilità in soluzione acquosa, tuttavia una formulazione acquosa che associa strategicamente il resveratrolo a un glucano (carbossimetilglucano), contribuisce a ridurre la degradazione del polifenolo a vantaggio di una maggiore biodisponibilità, velocità di assorbimento e idratazione delle mucose». Inoltre, studi scientifici attesterebbero l’efficacia di resveratrolo e carbossimetilglucano, in soluzione spray, anche contro forme allergiche persistenti o infezioni respiratorie ricorrenti, alleviando la sintomatologia nasale tra cui prurito, starnuti, tosse e ostruzione, e riducendo l’insorgenza di nuove infezioni respiratorie. Due eventi che si traducono in minori giorni di febbre, assenze da scuola e visite pediatriche. Con un valore aggiunto: «Rispetto ad altre soluzioni terapeutiche testate sull’adulto e “adattate” al bambino – conclude la dottoressa Mastromarino – il complesso di resveratrolo e carbossi metil-betaglucano ha dimostrato le sue proprietà con studi effettuati proprio su una popolazione di età pediatrica».
di Francesca Morelli
È importante “sorvegliare” i virus respiratori nei bambini
Progettare e attivare “Centri di Riferimento Europei per la Sorveglianza del Virus Respiratorio (VRS) Sinciziale e dell’Enterovirus D68 e A71”. Ecco una evidente necessità emersa dal meeting European Centre for Disease Prevention and Control, tenutosi di recente ad Amsterdam (Olanda). Da un lato, infatti, questi due ceppi virali sono spesso all’origine di infezioni respiratorie, come bronchioliti e polmoniti che, se mal trattate o controllate, possono sfociare in gravi complicanze, da frequenti ospedalizzazioni nei bambini di età inferiore a 12 mesi per le bronchioliti o fino alla mortalità (con un’incidenza del 3% nel mondo) per il virus respiratorio sinciziale in casi a rischio o difficili. Dall’altro, questi centri specializzati nel monitoraggio, efficace della circolazione dei due specifici virus, sono presenti solo in pochi Paesi europei, tra cui Olanda e Francia. Ma non in Italia. Tra le priorità del progetto, quale sfida scientifica e terapeutica, vi è anche lo sviluppo di vaccini mirati al VRS, in particolare di vaccini vivi attenuati, dedicati alla prima infanzia o alle donne in gravidanza, e vaccini inattivati a subunità virali per l’immunizzazione in dolce attesa. «I vaccini anti VRS, in Italia – commenta la professoressa Susanna Esposito, presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidi) – sono in via di sperimentazione in queste fasce di popolazione e gli esperti prevedono che saranno disponibili nei prossimi 5-10 anni. Anche le opzioni di cura specifiche per la bronchiolite oggi sono limitate: non sono indicati i corticosteroidi, sono in discussione i beta2-stimolanti e l’adrenalina, mentre le linee guida internazionali in fase sintomatica suggeriscono la somministrazione di liquidi e di ossigeno, se necessario, ed eventualmente una terapia con broncodilatatori. Sono sconsigliati gli antibiotici, a meno che non vi sia il sospetto di complicazioni come la polmonite batterica secondaria». Nuove attese anche per le infezioni da enterovirus. Queste ultime infatti nei mesi primaverili e estivi delle ultime quattro stagioni hanno registrato un picco di casi di infezione respiratoria da enterovirus D68 e A71 associate a gravi manifestazioni neurologiche, quali paralisi flaccide e mieliti, verso cui tuttavia non si è ancora in grado di rispondere con misure terapeutiche e preventive efficaci. Da cui la necessità di strutturare una rete europea di centri che monitori la circolazione di questi agenti infettivi, al fine di sviluppare terapie antivirali efficaci, che contrastino il rischio di complicanze neurologiche permanenti. F.M.