Quasi 25 milioni e mezzo di casi, solo in Italia, di cui il 35% sono donne. Sono i numeri del mal di testa che martella soprattutto nella fascia di età tra i 25 e i 45 anni: quelli più produttivi, quando la vita gira a pieno ritmo. A cui invece l’emicrania mette un freno, almeno 2 volte al mese, limitando le attività di svago (20%), gli impegni familiari (17%), il sonno (16%). Perché gli attacchi sono intensi, nel 40% dei casi, pervasivi, frontali o nucali, e duraturi, dalle 5 alle 10 ore circa. Lo rivelano i dati di 12 mila italiani, da Nord a Sud del Paese, tutti maggiorenni, il 65% donne, in un’indagine “real-life”, condotta attraverso la App iMalditesta da GfK nel mese di aprile e presentata in occasione della prima Settimana della prevenzione del Mal di testa (8-14 maggio). Tante le cause, talvolta anche concomitanti: stress e sentimenti di preoccupazione o ansia (36%), stanchezza fisica (19%) e mentale (10%), affaticamento agli occhi (17%), a cui si aggiunge per la donna anche il ciclo mestruale (20%), durante il quale gli episodi sono più ricorrenti e di maggiore intensità. Spesso accompagnati da tristezza, depressione e irritabilità con ricadute negative sul benessere generale, sulle relazioni sociali e sulla vita personale e professionale.
«La cefalea – spiega Leandro Provinciali, Presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN) – è una patologia tra le più diffuse nella popolazione, ma è talmente sottovalutata da non essere riconosciuta e trattata come tale. Invece può essere sintomo di una condizione di malattia severa o rappresentare l’unica espressione di una condizione che peggiora sensibilmente la qualità della vita dei pazienti». Lo dimostra il fatto che solo un episodio di mal di testa su quattro viene curato, attendendo negli altri casi che passi da solo: una disattenzione o trascuratezza che potrebbe portare anche alla cronicizzazione. «L’attacco emicranico – aggiunge Cristina Tassorelli, Professore associato di neurologia all’Università di Pavia e direttore dell’Headache Science Center dell’Istituto neurologico nazionale con sede nella stessa città – si annuncia con alcuni segnali premonitori, che occorre imparare a riconoscere, tenendo un diario di monitoraggio che è utile al paziente per scovare le cause scatenanti e al medico per valutare la frequenza/intensità/associazione degli attacchi e optare per il più corretto trattamento. Questo perché l’emicrania va trattata tempestivamente con un farmaco di pronto intervento, sintomatico, che è tanto più efficace quanto più precocemente viene assunto rispetto all’inizio dell’attacco stesso, con un sensibile miglioramento sulla qualità della vita. Ma non solo, se il mal di testa ricorre più volte al mese, potrebbe essere opportuno inserire anche un farmaco di prevenzione, oltre a quello di pronto intervento, dietro consiglio del medico».
Il mal di testa non è solo questione di predisposizione, perché sull’insorgenza possono incidere anche altri fattori, come cattive abitudini, che possono influenzare la ricorrenza degli attacchi e la gravità della malattia. «Sregolatezza alimentare e dei ritmi quotidiani, sedentarietà, stress, scarsa qualità del sonno, consumo eccessivo di alcolici – precisa Provinciali – sono solo alcuni dei comportamenti che possono scatenare gli episodi di cefalea che, se trascurati o non gestiti correttamente, a lungo andare possono richiedere l’intervento del neurologo per un trattamento specifico».
Dunque tra le prime regole che possono aiutare a correggere gli attacchi di cefalea, occorre pensare a un “programma” di buona tavola e regolarità dei pasti, consumati soprattutto con calma, introducendo nella dieta cibi non raffinati e il più possibile vicini alla loro forma originaria, prodotti di allevamenti e colture non intensive, possibilmente biologici, cibi di stagione, prediligendo le verdure e alimenti vegetali sia crudi che cotti (con la giusta cottura), pesce, un po’ di grassi buoni e limitando, invece, il consumo di glutine e di zuccheri. A cui devono aggiungersi delle sedute programmate di attività fisica regolare, di intensità moderata e di tipo aerobico che non causi sforzi eccessivi, e che contempli esercizi di tonificazione, stretching avendo cura di bere prima, durante e dopo l’allenamento. Insomma, occorre trovare la giusta sinergia per combattere il mal di testa, anche con lo stile di vita in regola: sano, equilibrato, attento. Che è anche l’obiettivo della prima Settimana di Prevenzione del Mal di testa, dall’8 al 14 maggio, promossa da Angelini con il contributo della SIN (Società Italiana di Neurologia), che con la collaborazione di 4 esperti – una neurologa, un mental coach, una fitness coach e una healthy chef – attiva un programma inedito di coaching (tutoraggio) per avere informazioni, consigli pratici e suggerimenti su come gestire e prevenire il mal di testa attraverso contributi, videotutorial e “pillole dello stare bene”. Grazie al collegamento diretto con la App iMalditesta si potrà anche creare un percorso personalizzato secondo le caratteristiche del proprio mal di testa, modificando su misura abitudini e stile di vita. Punto di riferimento dell’iniziativa è il sito imalditesta.it che è anche una sorta di blog, al quale è già possibile inviare domande agli esperti che verranno chiarite e approfondite nel corso della Settimana di prevenzione. Inoltre, grazie alla collaborazione con la SIN, sarà disponibile un servizio di consulenza gratuita nei centri cefalea in tutta Italia aderenti all’iniziativa, reperibile allo stesso sito.
di Francesca Morelli
Nuove terapie in sperimentazione
Contro gli attacchi più gravi e persistenti di emicrania, sono in fase di studio nuovi farmaci. Si tratta di anticorpi monoclonali che hanno come bersaglio il peptide CGRP (Calcitonin Gene Related Peptide) o il suo recettore. Erenumab è il primo anticorpo monoclonale contro il recettore di CGRP, completamente umano e appositamente progettato per la prevenzione dell’emicrania. La molecola funziona bloccando in modo mirato il recettore del peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP, Calcitonin-Gene-Related-Peptide), che si ritiene svolga un ruolo chiave nello sviluppo del dolore emicranico, pulsante e invalidante. Nel 2016 sono stati annunciati i risultati positivi di uno studio di fase II e di due studi di fase III con AMG 334 (erenumab) nella prevenzione dell’emicrania: nel corso di questi studi, il farmaco, somministrato una volta al mese per via sottocutanea, ha ridotto in modo significativo il numero di giorni mensili con emicrania rispetto al placebo, dimostrando un profilo di sicurezza comparabile a quest’ultimo. I risultati dettagliati degli studi di fase III sono stati presentati al Congresso annuale dell’American Academy of Neurology di Boston e verranno in seguito sottoposti a revisione per la pubblicazione. Questi dati contribuiranno a supportare le discussioni con le agenzie regolatorie, mentre il deposito della domanda di autorizzazione è previsto nel secondo trimestre del 2017. L.R.