«Mi sono accorta di avere l’epatite C da un semplice esame del sangue di controllo, che ha evidenziato un valore molto elevato di transaminasi. Non avevo disturbi particolari e ad oggi non so ancora spiegarmi come abbia potuto contrarre questa malattia. Forse nel passato, l’uso di siringhe poco sterilizzate oppure ho preso l’infezione dal dentista che purtroppo ha la cattiva abitudine di non usare i guanti!». Antonia, oggi 70enne, racconta così gli esordi della sua malattia, scoperta solo qualche anno fa, per il momento asintomatica e non trattata con alcuna terapia. Da oggi anche per lei si profila la possibilità di utilizzare nuovi farmaci, in grado di eradicare completamente il virus.
Ha infatti ottenuto l’autorizzazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per il trattamento del virus dell’epatite C cronica, Genotipo (GT) 1 o 4, una nuova combinazione di due antivirali: elbasvir, inibitore della proteasi NS5A del virus HCV, e grazoprevir, inibitore della proteasi NS3/4A. La sicurezza e l’efficacia di elbasvir/grazoprevir sono state valutate in un vasto programma di studi clinici su più di 2.300 soggetti con epatite C cronica, che ha incluso differenti tipologie di pazienti con epatite C, compresi quelli più difficili da trattare, con tassi di risposta superiori al 90% in pazienti naive e pretrattati, anche in presenza di cirrosi, insufficienza renale, co-infezione HIV/HCV. Approvata lo scorso mese dall’AIFA anche un’altra combinazione di farmaci (sofosbuvir/velpatasvir), pangenotipica, che agisce cioè sui quattro ceppi virali ed è risultata efficace nel 99% sui genotipi 1, 2, 4 e nel 95% sul genotipo 3.
Lo schema terapeutico di questi farmaci è semplice: una pillola, una volta al giorno, senza restrizioni di cibo, per 12 settimane di trattamento nella maggior parte dei pazienti, senza ribavirina. Non si evidenziano interazioni farmacologiche significative con i più comuni farmaci utilizzati (es. inibitori di pompa protonica).
«I risultati ottenuti con queste nuove combinazione di farmaci contro il virus HCV sono in generale molto buoni», dichiara Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano. «Negli studi clinici su pazienti mai trattati prima, indipendentemente dal fatto che fossero cirrotici o meno, dodici settimane di assunzione di elbasvir/grazoprevir una volta al giorno hanno consentito di eradicare il virus nel 95,8% dei casi. Identico risultato è stato raggiunto nelle persone coinfettate con HIV (96%), nei pazienti trattati con antagonisti degli oppiacei (94%) e nei pazienti con danno renale (99%). Anche il sottotipo 1b, il più “difficile”, è stato debellato in oltre il 93% dei casi».
In Italia, si stima che siano oltre un milione le persone con infezione da HCV, delle quali solo 300mila diagnosticate. L’epatite C è pertanto considerata una questione prioritaria di salute pubblica e, come tale, richiede un approccio che associ trattamento dei pazienti e attività per promuovere la prevenzione e la diagnosi del sommerso.
«L’epatite C colpisce l’1-2% della popolazione mondiale: circa 150 milioni di individui infetti – dichiara Stefano Fagiuoli, direttore dell’Unità complessa di Gastroenterologia, Epatologia e Trapiantologia dell’ ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo. «Alcune stime riportano un milione di soggetti infetti dal virus HCV in Italia. I pazienti seguiti e registrati dai Centri specializzati di cura sono circa 300mila, 75mila già trattati; mentre non è possibile quantificare il sommerso. Ogni anno si verificano nel nostro Paese quasi mille nuovi casi di infezione da HCV. L’obiettivo dell’eliminazione dell’epatite C potrà essere raggiunto solo associando l’azione del trattamento di tutti i casi conosciuti con un’azione per individuare quanto possibile i casi sommersi».
In merito al trattamento, in Italia è stato recentemente compiuto un ulteriore passo avanti: l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha ridefinito i criteri di rimborsabilità dei farmaci innovativi per l’epatite C cronica, ampliando così le possibilità di accesso alle terapie di ultima generazione e attivando i Registri per il monitoraggio. «Con l’ampliamento dei criteri di accesso ai farmaci innovativi cambia tutto», dichiara Ivan Gardini, presidente EpaC Onlus. «Se prima i farmaci venivano offerti e rimborsati dal SSN solo a metà dei pazienti con epatite C che ne avevano diritto, da un mese a questa parte tutti i pazienti possono avere accesso alla terapia e ottenere dal proprio medico curante l’indicazione su quando verranno messi in trattamento, grazie alle liste d’attesa nelle quali saranno inseriti. È ora auspicabile che le Regioni ripensino alle strutture ricettive che possono prendere in cura i pazienti, rinforzando i Centri esistenti, e creando nuovi Centri. Per adesso siamo all’anno zero di un vero piano di eliminazione dell’epatite C che, secondo l’OMS, dovrebbe essere raggiunto entro il 2030».
di Paola Trombetta
Meno ansie e timori per i pazienti
L’epatite C non fa più paura. Lo riferiscono i pazienti stessi che hanno pubblicato più di mille post su Facebook, raccolti in un’indagine condotta da Voices from the Blogs, spin-off dell’Università degli Studi di Milano. «Rispetto a quanto è stato rilevato negli anni precedenti, nel 2017 i post su Facebook rivelano uno stato d’animo meno ansiogeno, in quanto registrano un aumento del 5% dei messaggi che esprimono emozioni positive», conferma Andrea Ceron, co-fondatore di Voices from the Blogs. «E questo cambiamento è certamente legato all’arrivo di nuovi farmaci che potrebbero davvero eradicare la malattia». P.T.