«Ricordo mia madre, che lavorava nei campi e all’improvviso abbandonò la campagna per tornare a casa a festeggiarmi: le avevano comunicato che avevo avuto il menarca». La prima mestruazione, un tempo, era un evento molto importante, segno che la ragazza diventava donna e poteva procreare. Ma oggi, il progetto di maternità è spostato nel tempo, quasi sempre dopo i 30 anni, e avere le mestruazioni diventa sempre più un impiccio, che ostacola i rapporti col partner “in quei giorni”, la possibilità di viaggiare, e può creare problemi anche sul lavoro per il malessere che comporta. Per non parlare di situazioni patologiche che provocano stati di sofferenza e rischiano di compromettere la fertilità futura.
Il vissuto della mestruazione da parte della donna, ma anche dell’uomo, è stato al centro del dibattito “Quei giorni, da vivere senza tabù”, promosso da Gedeon Richter, nell’ambito del Convegno “Il Tempo delle Donne”, organizzato da Corriere della Sera, Io Donna, La 27Ora, ValoreD, alla Triennale di Milano.
«La mestruazione, nell’opinione collettiva, si sta sempre più trasformando da evento positivo, espressione di fertilità della donna, a fatto negativo, che crea problemi e limitazioni nella vita della donna e anche della coppia», conferma Cristina Cenci, antropologa ed esperta di social media. «Il malessere che il ciclo può provocare, l’impossibilità di avere rapporti in “quei giorni”, gli impedimenti nei viaggi e nelle attività lavorative inducono molte donne a voler “eliminare” la mestruazione. Non sono rari i casi di donne che chiedono al proprio ginecologo di usare in modo prolungato la pillola per eliminare il problema. Una scelta contraccettiva molto in voga nei Paesi del Nord, ma che si sta sempre più diffondendo anche da noi. In assoluto contrasto con quanto avveniva nel passato, quando addirittura la mestruazione, soprattutto se abbondante, era segno di maggiore fertilità». Una credenza che oggi si è rivelata falsa e molto pericolosa per la salute riproduttiva della donna.
«La mestruazione troppo abbondante e prolungata nel tempo potrebbe anzi essere un segnale di condizioni patologiche, come i fibromi, che sempre più spesso colpiscono anche le giovani», mette in guardia la professoressa Alessandra Graziottin, responsabile del Centro di Ginecologia e Sessuologia medica dell’Ospedale Resnati/ San Raffaele di Milano. «Non bisogna sottovalutare che stati di malessere, debolezza fisica, ma anche depressione nelle ragazze potrebbero dipendere da mestruazioni troppo abbondanti, che provocano anemia, anche grave. Il consiglio, in questi casi, è di eseguire un semplice esame del sangue per valutare la sideremia e la transferrina, indicatori della quantità di ferro, e un’ecografia per controllare la presenza di fibromi, quasi sempre causa di mestruazioni abbondanti. Queste neoformazioni di natura benigna, compaiono nel 30-40% delle donne in età compresa tra 35 e 55 anni e raggiungono anche il 70% in premenopausa, ma sono sempre più frequenti anche prima dei 30 anni: in totale interessano più di 3 milioni di donne. È fondamentale individuarli precocemente per poterli curare con successo, senza dover poi ricorrere alla chirurgia invasiva per asportarli, se aumentano di volume. Oggi è in commercio un farmaco (Ulipristal acetato) in grado di ridurre le dimensioni dei fibromi e tenerli sotto controllo. Viene somministrato per tre mesi e ripetuto per 4 cicli, con un intervallo di due mesi ciascuno. Si è visto che è in grado di ridurre drasticamente le dimensioni del fibroma, anche grosso (8 cm) e, in molti casi, di eliminare la necessità dell’intervento chirurgico, a cui spesso si ricorre ancora con troppa leggerezza. Vorrei ricordare che anche l’intervento di asportazione parziale del fibroma in isteroscopia potrebbe creare danni alla parete uterina, con conseguenze sulla fertilità, un rischio che, spesso, non viene nemmeno preso in considerazione».
di Paola Trombetta