«Mi sono svegliata una mattina con un dolore acuto e pungente, come se avessi tanti spilli conficcati nella testa e vicino all’occhio. Impossibile pettinarmi: quando cercavo di infilare il pettine tra i capelli, sentivo una scossa elettrica insopportabile. Ho pensato a un attacco di emicrania e ho subito preso degli antidolorifici. Ma il dolore non passava e la mia qualità di vita era totalmente compromessa: non riuscivo più a uscire di casa, a fare la spesa e persino le normali attività quotidiane, come far da mangiare o lavare la biancheria mi pesavano. Mi sono allora rivolta al medico. La prescrizione degli antidolorifici si è protratta per un mese intero, senza averne però benefici duraturi. Finché, dopo aver peregrinato da diversi specialisti, sono approdata nello studio di un reumatologo che, finalmente, ha dato un nome alla mia malattia: si trattava di Herpes Zoster, un’infezione virale contro la quale potevo finalmente avere una cura. Nel giro di qualche settimana, con specifici antivirali e antidolorifici, il dolore si è attenuato, fino a scomparire del tutto. Ma rimane il terrore che questo maledetto virus possa ricomparire e rovinarmi di nuovo la vita».
Il vissuto di Anna, oggi 81 enne, è comune alle molte persone, circa 157mila, affette ogni anno da quest’infezione, più conosciuta come Fuoco di Sant’Antonio. «Si tratta di una patologia che colpisce i gangli nervosi e la cute circostante», spiega il dottor Sandro Giuffrida, direttore della U.O.C. di Igiene dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria: «È causata dalla riattivazione del virus della Varicella che rimane per tanti anni latente nei gangli sensitivi dell’encefalo e del midollo spinale e poi, a causa di un improvviso abbassamento delle difese immunitarie, ricompare con dolori molto forti e localizzati in alcune terminazioni nervose. Poiché colpisce più di frequente persone avanti negli anni, può comportare come conseguenza la Nevralgia Post-Erpetica, un dolore neuropatico prolungato e severo che può persistere per mesi, essendo molto resistente alle terapie antalgiche, e rischia anche di compromettere l’attività lavorativa e le normali attività quotidiane».
Lo conferma un’indagine realizzata da DoxaPharma, per conto di MSD Italia, che ha coinvolto oltre 200 persone tra i 60 e i 70 anni colpite da questa forma di nevralgia, che interessa il 20% dei pazienti con l’Herpes Zoster pari a circa 30mila soggetti. Con un dolore persistente e di elevata intensità, giudicato tra “forte” e “insopportabile” dalla quasi totalità degli intervistati (98%), la Nevralgia Post-Erpetica comporta di conseguenza un forte impatto sulla quotidianità: oltre il 40% del campione dichiara che il dolore ha compromesso la sua vita professionale, con una perdita di circa 13 giorni lavorativi. Inoltre, il 55% degli intervistati ha sottolineato che nella fase più acuta non è stato più in grado di gestire autonomamente diverse attività quotidiane. Per fortuna oggi questa patologia e le sue conseguenze possono essere evitate: è da poco entrato in commercio un vaccino, incluso anche nel Piano nazionale di Prevenzione vaccinale, in grado di prevenire, con una sola dose, l’insorgenza dell’Herpes Zoster e della neuropatia che ne consegue. Ma tre intervistati su 4 ne ignorano completamente l’esistenza.
«La percezione del rischio di ammalarsi di Zoster è elevata solo nelle persone che hanno conosciuto la malattia per averla contratta personalmente o per averla sperimentata attraverso un familiare o un amico», ribadisce Giuffrida. «Chi non ha la percezione del rischio, in genere, non sa nemmeno che esiste un vaccino che può prevenire la malattia. Per questo motivo è importante informare la popolazione circa il maggior rischio che si corre, oltre i 60 anni, o se affetti da patologie croniche, di contrarre l’Herpes Zoster e contemporaneamente far sapere che, grazie alla vaccinazione, è possibile ridurre di molto la possibilità di contrarre la malattia».
L’alleanza tra Sanità pubblica e ASL potrebbe avere un’importanza cruciale per veicolare l’informazione e per il ruolo svolto dai medici di medicina generale, che sono i principali referenti dei pazienti anziani e dei soggetti a rischio.
«Il contributo del medico di Medicina generale, rispetto alla vaccinazione contro Herpes Zoster, è fondamentale», spiega Tommasa Maio, responsabile dell’Area Vaccini FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale). «È infatti il primo referente in grado di individuare i soggetti a rischio e può fare azione di informazione sulla vaccinazione ai pazienti».
Il vaccino anti Herpes Zoster in Italia è previsto dal nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, inserito nei Livelli Essenziali d’Assistenza (LEA). Viene oggi offerto gratuitamente ai 65enni. Se acquistato in farmacia il costo è di 160 euro, che viene dimezzato a 80 euro se ci si rivolge alle ASL.
«È fondamentale evitare, quando possibile, il dolore e le sofferenze alle persone, soprattutto più avanti negli anni», dichiara Sabrina Nardi, responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni di Malati Cronici, presso Cittadinanzattiva onlus, che ha in programma, nei prossimi mesi, una Campagna di prevenzione delle malattie oncologiche (#nonaspettare). «Il dolore deve essere prevenuto quando possibile, riconosciuto e trattato negli altri casi perché potrebbe compromettere la qualità della vita. Purtroppo esiste ancora una sorta di retaggio culturale riguardo al dolore, considerato come parte ineludibile della malattia, da sopportare. E invece rischia di limitare fortemente le attività quotidiane della persona e la sua indipendenza. Non stupisce che gli intervistati dichiarino che hanno dovuto rinunciare al lavoro e chiedere il supporto di un caregiver, perché il dolore che hanno riferito è di un livello molto alto e importante. L’impatto è fortissimo sia dal punto di vista economico che psicologico: vedere ridotta la propria autonomia non è mai un’esperienza piacevole, ancor più quando si tratta di persone anziane».
di Paola Trombetta