È una tappa fisiologica della donna. La menopausa si verifica solitamente tra i 48 e 52 anni, ma una donna su 100 smette di avere il ciclo mestruale prima dei 40 anni e il 3-4% prima dei 45 anni. Con non poche conseguenze sulla salute, a causa dell’improvvisa perdita degli estrogeni, considerati gli ormoni del benessere.
Come prevenire e affrontare questa menopausa anticipata? Ne abbiamo parlato con Rossella Nappi (nella foto sotto), professore di Ostetricia e Ginecologica all’Università di Pavia e responsabile del Centro di Procreazione medicalmente assistita, Endocrinologia e Menopausa del Policlinico IRCCS San Matteo, intervenuta al primo Congresso nazionale “La salute della donna”, promosso i giorni scorsi da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) a Milano.
Esistono campanelli d’allarme che potrebbero far prevedere una menopausa precoce?
«C’è sicuramente una componente genetica che potrebbe allertare la donna, nei casi in cui, ad esempio, la mamma abbia avuto una menopausa precoce (prima dei 45 anni). C’è poi la menopausa causata dai farmaci che la donna deve assumere dopo un tumore oppure gli interventi chirurgici che rimuovono le ovaie. Nel 50% dei casi però non si conoscono i reali motivi. I primi segnali d’allarme sono le irregolarità del ciclo mestruale o anche la difficoltà a concepire un figlio. In molti casi, infatti, la giovane donna, pur continuando ad avere il ciclo mestruale, ha una scarsa riserva di ovociti, con conseguenti problemi di infertilità. In questi casi sottoponiamo la donna ad esami specifici, come la ricerca di alcuni marcatori (ormone anti-mulleriano e ormone follicolo-stimolante nei primi tre giorni del ciclo). In presenza di valori anomali, possiamo ipotizzare l’insorgenza di una menopausa precoce».
Cosa fare in questi casi? Esistono farmaci che si possono assumere per ripristinare la fertilità?
«Purtroppo non esistono farmaci che possano riattivare la funzionalità ovarica, anche perché, solitamente, quando ci accorgiamo che la donna è in procinto di entrare in menopausa precoce, la produzione ovarica è già molto scarsa e gli ovociti di bassa qualità. Per questo abbiamo coniato il termine di “Fertipausa”, che indica appunto la sospensione della fertilità. Tentativi di ringiovanimento delle ovaie sono stati fatti con il DHEA (deidropiandrosterone), un ormone precursore degli estrogeni e degli androgeni, senza però ottenere risultati promettenti sulla fertilità. In questi casi, purtroppo, dobbiamo supportare la donna, soprattutto psicologicamente, e aiutarla ad affrontare questa realtà, proponendole, se sta cercando un figlio, i percorsi di fecondazione assistita con l’ovodonazione».
Oltre alla perdita di fertilità, quali ripercussioni sulla salute può comportare la menopausa precoce?
«La perdita degli estrogeni comporta un rischio per la salute delle ossa e di organi quali cuore e cervello. Non a caso, nelle donne in menopausa precoce, è più elevato il rischio di osteoporosi, ma anche di malattie cardio-cerebro-vascolari (ipertensione, ictus, diabete) e disturbi emotivi e cognitivi (calo della memoria, irritabilità, insonnia, fluttuazioni del tono dell’umore). Ma non solo. Oltre agli estrogeni, vengono meno anche gli androgeni, ormoni che regolano il desiderio sessuale e l’energia fisica, con conseguenti problemi di secchezza vaginale, affaticamento e stanchezza».
Alcuni recenti studi ipotizzano addirittura una riduzione degli anni di vita, nelle donne che non producono estrogeni…
«In particolare sono stati pubblicati proprio in questi giorni sulla rivista Menopause i risultati di una rivisitazione del famoso studio americano WHI (Women Health Initiative) condotto su più di 16mila donne, dai 40 ai 79 anni. Si è visto che avere le mestruazioni per più di 40 anni aumenta la possibilità di raggiungere l’età di 90 anni del 13% rispetto ad averle per meno di 30 anni. In uno studio precedente, infatti, era stato calcolato che, per ogni anno di ritardo della menopausa, si registra la riduzione del 2% di mortalità».
Un motivo in più, allora, per perorare la causa della Terapia ormonale sostitutiva (Tos), soprattutto nelle donne che vanno precocemente in menopausa.
«È un orientamento ormai consolidato dalle più importanti Società scientifiche, ma poco conosciuto dal mondo femminile. La Tos è oggi consigliata alle donne in menopausa, che non hanno fattori di rischio per tumore mammario, e che hanno sintomi, soprattutto vampate, irritabilità, insonnia, secchezza vaginale. Diventa una terapia essenziale per le donne che vanno in menopausa precoce, perché le protegge soprattutto dal rischio cardiovascolare, di osteoporosi e malattie neurodegenerative, oltre a evitare inutili sofferenze causate dai sintomi, più severi e inaspettati rispetto alle donne che vanno in menopausa fisiologica. In particolare, per le donne che devono assumere farmaci anti-tumorali e hanno problemi di secchezza vaginale, è disponibile oggi un farmaco (ospemifene) che ha una specifica indicazione per questi casi e sembra agire anche sul metabolismo dell’osso, purché venga prescritto al termine dei trattamenti oncologici. Sono allo studio nuove molecole (antagonista dei recettori della neurochinina 3) che potrebbero in futuro essere utilizzate con successo anche per controllare in modo specifico le vampate di calore, senza usare ormoni».
di Paola Trombetta