Disinformazione, scarsa consapevolezza dei rischi, falsi tabù sui metodi contraccettivi: i giovani sembrano trascurare l’importanza della contraccezione sicura nelle loro esperienze sessuali. Lo conferma uno studio, supportato da Bayer GKF Health, “Youth and Contraception Report: a Survey of global youth perceptions of Sex and Contraception”, condotto su più di 3 mila giovani, di cui 200 in Italia, tra 18 e 25 anni. Tra questi l’85% ha dichiarato di essere sessualmente attivo; il 57% ha ammesso di avere avuto rapporti non protetti (il 62% delle donne). Di questi il 41% ha dichiarato di non avere avuto un contraccettivo disponibile in quel momento; il 30% ha deciso di rischiare; il 18% pensava che l’eventualità di una gravidanza fosse un evento improbabile.
Per poter meglio interpretare queste risposte e capire perché i giovani non utilizzano contraccettivi per una sessualità responsabile, abbiamo intervistato la professoressa Franca Fruzzetti, responsabile dell’Ambulatorio di Endocrinologia ginecologica e Contraccezione dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa e presidente del Congresso della Società Italiana della Contraccezione (SIC) che si è appena concluso a Firenze.
Dall’indagine riportata emerge che il 57% dei giovani dichiara di avere rapporti sessuali non protetti. Perché i giovani non utilizzano una contraccezione sicura?
«I dati di alcuni studi italiani, a cui ha partecipato anche la nostra Clinica, presentano un quadro un po’ differente e distinguono i giovani alla prima esperienza sessuale che, effettivamente, non usano alcun metodo contraccettivo, perché non ne hanno uno a disposizione in quella circostanza, da quelli che hanno rapporti consolidati, dove viene usato soprattutto il preservativo (più dell’80%). Si evidenzia invece, in quasi tutti gli studi, come i giovani, soprattutto gli adolescenti, tendano a sottostimare i rischi ai quali possono andare incontro, soprattutto una gravidanza indesiderata, ma anche possibili infezioni a trasmissione sessuale, pericolo che potrebbe essere in parte evitato con l’uso del preservativo, che però non scongiura al 100% una gravidanza».
Sembrano oggi in leggero aumento le gravidanze indesiderate nelle adolescenti, con conseguenti interruzioni volontarie (IVG), mentre si registra un calo nelle giovani, già maggiorenni. Questi dati potrebbero trovare una spiegazione dalla recente liberalizzazione della “pillola del giorno dopo”?
«Indubbiamente, negli ultimi due anni, abbiamo registrato una riduzione delle IVG, soprattutto nelle ragazze dai 18 anni in su. Una fascia d’età nella quale è oggi possibile acquistare liberamente, senza ricetta, la pillola del giorno dopo. E non è escluso che le due situazioni siano correlate, anche se non abbiamo ancora dati scientifici confermati. Tale andamento non si registra invece nelle adolescenti (15-17 anni) proprio perché in questa fascia d’età i rapporti sessuali sono più a rischio e non si prendono neppure le minime precauzioni, come usare il profilattico».
Il mancato uso del preservativo è correlato all’aumentata incidenza di malattie sessualmente trasmesse, anche queste in crescita nelle giovani…
«L’infezione più ricorrente e più subdola, perché non dà sintomi, è oggi la Clamidia, in aumento nelle giovani e tra le più frequenti cause di infertilità. Facile da curare, se viene diagnosticata precocemente, tende invece a cronicizzare, in caso contrario, e compromettere la fertilità, perché può creare infezioni alle tube e aderenze che compromettono l’apparato genitale, spesso asintomatiche. Non esistono veri e propri programmi di screening per individuarla. Alcuni istituti, come il nostro ospedale, o alcuni consultori, in totale autonomia di gestione delle risorse, propongono alle ragazze un semplice test delle urine, in grado di individuare precocemente l’infezione. E questo potrebbe davvero diventare un prezioso strumento di diagnosi precoce per un’infezione che si cura con un semplice terapia antibiotica da usare in mono-somministrazione. Per fare questo test, occorre individuare il laboratorio che utilizza il metodo di diagnosi più sensibile (test di amplificazione)».
Cosa dire a proposito della vaccinazione contro il Papilloma virus? Protegge veramente da questa pericolosa infezione?
«La vaccinazione contro l’HPV rappresenta un ottimo approccio per la riduzione del rischio di infezione e dei più gravi rischi ad essa connessi. Sono utilizzati diversi tipi di vaccino, tra cui il più recente contro ben 9 tipi di virus, compresi i 4 più oncogeni. I dati oggi disponibili documentano la riduzione delle infezioni e quindi l’efficacia della vaccinazione».
Da tutte queste considerazioni si evince che manca una corretta informazione ai giovani. L’indagine in questione conferma che le fonti sono soprattutto i siti Internet (78%, sia quelli educativi che quelli dozzinali), gli amici (48%), i genitori (28%), il ragazzo o la ragazza (25%). Da queste fonti, la scuola
sembra essere completamente assente. E lo conferma l’82,5% dei giovani interpellati nell’indagine…
«Effettivamente la scuola non dà gli strumenti ai giovani per un’educazione sessuale responsabile. Come SIC abbiamo tentato di organizzare corsi in alcuni licei di città come Milano, Trieste, ma erano situazioni sporadiche. Manca invece la continuità dell’insegnamento scolastico che dovrebbe educare anche a questi delicati argomenti, fondamentali per una responsabile vita sessuale. Purtroppo esistono ancora molti tabù da sfatare: ad esempio che gli ormoni fanno male, fanno ingrassare, che i rapporti sessuali non sono a rischio di gravidanze e via di seguito. Oltre alla scuola, anche i medici hanno un ruolo importante. I più gettonati dai ragazzi sono quelli dei consultori, dove l’accesso è libero e non richiede documenti o impegnative. Molti ragazzi ricorrono oggi a queste strutture, che sono diventate un buon punto di riferimento e di informazione per una sessualità responsabile. Ma anche il medico di famiglia dovrebbe essere più coinvolto e così pure i genitori, che in realtà dovrebbero essere i primi a consigliare ed educare i figli».
di Paola Trombetta