Amano la loro professione, alla quale si dedicano non più solo ambulatorialmente o in ambito pediatrico, ma entrando anche in sala operatoria, dove apportano un po’ della loro sensibilità e umanità. Si sentono realizzate come donne, soprattutto nel rapporto medico-paziente, e come professioniste, senza rivalità o discriminazione nei confronti dei colleghi maschi con i quali condividono possibilità di carriera anche fino ai massimi gradi, arrivando a occupare posizioni di primariato e riconoscimenti alla pari. Sono alcuni dei dati emersi da un questionario/indagine, promosso dalla S.I.O.L. (Società Italiana Oftalmologia Legale) fra le donne medico che si dedicano al trattamento e cura della vista, in occasione della Giornata mondiale della vista (12 ottobre). Il sondaggio è suddiviso in due parti: la prima con informazioni, come l’anno di specializzazione, la zona geografica di provenienza, e la seconda più legata all’esperienza professionale in tutti i suoi aspetti, come ore di lavoro, rapporto con i colleghi e i pazienti, da cui emergono importanti novità. Tra queste il fatto che le iscrizioni al femminile al Corso di Laurea in Medicina sono in netta crescita, con una preferenza sensibile “in rosa” per la specialità in Oftalmologia. La dottoressa Sonia Palmieri, membro della Commissione Donne Medico di S.I.O.L., lo ha testimoniato in una intervista in esclusiva.
Dottoressa Palmieri, a chi è stato rivolto il questionario?
«Le donne che hanno risposto al sondaggio sono prevalentemente oculiste che lavorano sia nel pubblico sia nel privato, dedicandosi alla loro attività a tempo pieno con una media di 40 ore settimanali. Meno di 1/3 svolge attività part-time (all’incirca 20-30 ore settimanali), con l’intento di conciliare al meglio impegni professionali e familiari. Infine, oltre il 50% ritiene che una medicina sempre più al femminile porterà ad ulteriori cambiamenti organizzativi all’interno del Servizio Sanitario Nazionale».
C’è stata un’evoluzione della vostra professione nell’arco degli ultimi anni?
«Sì, sebbene l’oculistica sia stata sempre una specialità scelta dalle donne, oggi la professione è vissuta con maggiore “completezza”. Mentre le oculiste, solo fino a poco tempo fa, si dedicavano prevalentemente all’ attività ambulatoriale, per lo più in ambito di Oftalmologia Pediatrica, anche in funzione delle loro innate capacità umane e relazionali, le giovani generazioni di oculiste donne si stanno sempre più orientando verso la professione a 360°, includendo anche l’attività chirurgica, soprattutto microchirurgia, che richiede molta attenzione e precisione, due qualità che non mancano alle donne, ed è “più adatta” a noi proprio per le caratteristiche anatomiche e fisiche femminili. Infatti da una chirurgia più di routine come gli interventi di cataratta, che presentano comunque un elevato grado di complessità, si stanno indirizzando verso interventi di chirurgia più complessi, come la vitreo-retina. Insomma in quest’ambito, stiamo “rubando” spazio ai colleghi uomini».
Come vi ponete nei confronti dei colleghi? Esiste rivalità o discriminazione?
«Affatto. Negli ultimi anni si sta assistendo a un riequilibrio tra la componente maschile e quella femminile anche all’interno degli ospedali e in sala operatoria (sebbene quest’ultima resti ancora più “frequentata” dagli uomini), e a maggiori possibilità anche per le donne di aspirare a posizioni di vertice, come il ruolo di direttore di un reparto, il primariato in ospedali di eccellenza o in Unità operative di chirurgia oftalmica complessa. Un’evoluzione importante che dà alla donna nuove e interessanti opportunità di carriera e la possibilità di portare il proprio pensiero e esperienza anche in congressi internazionali, in qualità di relatrici».
Qual è il suo impegno come membro di S.I.O.L.?
«La Società ha istituito una Commissione Donne che sta cercando di lavorare affinché le oculiste possano affermarsi maggiormente anche in ambito di medicina legale oftalmologica, settore e attività che sono appannaggio degli uomini, con una proporzione dell’80% contro il 20% al femminile. Lo conferma anche il nostro sondaggio: una minima parte delle intervistate ha competenza in oftalmologia legale, la branca dell’oculistica che si occupa, ad esempio, di tematiche quali il rilascio di certificati per invalidità, valutazione di idoneità alla guida, ma anche di proporre disposizioni ed interventi legislativi, previdenziali e assicurativi, tenendo conto anche degli orientamenti e dei programmi europei, al fine di offrire al cittadino-paziente il migliore servizio e la migliore competenza possibile in qualsiasi ambito di interesse oftalmologico».
Cosa si aspetta per il futuro della professione e il ruolo della donna?
«Insieme a S.I.O.L. auspico che le donne prendano ancora maggior piede in questa disciplina, sebbene in oculistica non esistano grossi ostacoli e disparità con i colleghi uomini. Dai dati analizzati emerge, infatti, che le donne non si sentono così discriminate nemmeno dal punto di vista salariale. Tuttavia il nostro auspicio è comunque rivolto a una ulteriore crescita e miglioramento della professione al femminile, con l’obiettivo di sviluppare una medicina che ha a cuore non solo l’accuratezza diagnostica e terapeutica, ma anche l’attenta gestione del paziente sul piano umano e relazionale».
di Francesca Morelli