Secondo le previsioni, quest’anno saranno circa 5 milioni gli italiani colpiti dall’influenza, soprattutto bambini e anziani. Lo confermano le notizie preoccupanti provenienti dall’Australia, dove si è rilevato un alto incremento della diffusione della malattia e dei casi gravi rispetto agli anni precedenti. L’influenza non va sottovalutata poiché è la terza causa di morte fra le malattie infettive, dopo la Tubercolosi e l’Aids. Il 90 per cento dei decessi si registra fra gli anziani, spesso preceduti da complicanze che ne provocano la degenza in ospedale. «Se è vero che l’influenza non deve destare preoccupazione nella popolazione sana, può portare invece conseguenze gravi nei soggetti più a rischio», dichiara il professor Fabrizio Pregliasco, virologo, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario IRCCS Galeazzi di Milano. «Per questo il vaccino rappresenta un salvavita per le categorie più fragili: i bambini piccoli, gli over 65 e chi è affetto da patologie croniche, respiratorie o cardiache».
Anche se il picco influenzale vero e proprio è atteso dopo l’Epifania, più di 2 milioni di italiani sono già stati colpiti da virus “cugini”. «Oltre ai primi sporadici casi di influenza conclamata, stiamo assistendo, principalmente, alla circolazione di forme parainfluenzali legate agli sbalzi termici, causate da uno dei 262 virus diversi che hanno sintomi meno pesanti dell’influenza stagionale, ma che sono ugualmente debilitanti», precisa Pregliasco. Come distinguere l’influenza dagli altri “mali di stagione”? «La “vera” influenza – prosegue Pregliasco – si riconosce per la presenza contemporanea di tre fattori: febbre elevata (più di 38 gradi) a esordio brusco, sintomi sistemici come dolori muscolari/articolari e sintomi respiratori come tosse, naso che cola, mal di gola, congestione/secrezione nasale. Questi sintomi perdurano per diversi giorni e, nei soggetti più deboli, possono insorgere gravi complicanze. Per tutte le altre patologie circolanti nei mesi invernali, si parla di infezioni respiratorie acute o sindromi parainfluenzali, ugualmente fastidiose, certo, ma non pericolose come può essere l’influenza per alcune categorie o fasce d’età più avanzate».
Oltre alla vaccinazione, ci sono alcune misure efficaci nel prevenire infezioni di questo tipo: lavarsi frequentemente le mani, coprire la bocca e il naso quando si starnutisce e tossisce e rimanere a casa nei primi giorni di malattia respiratoria febbrile, per non contagiare le persone con cui si viene in contatto.
A ciascuno il suo vaccino
L’influenza è “età-dipendente”: se è vero che il paziente anziano è maggiormente vulnerabile al virus di tipo A, il virus B ha un impatto relativamente maggiore nei bambini e negli adolescenti. Per questo una strategia vaccinale ottimale dovrebbe tener conto di questi aspetti epidemiologici.
«Gli anziani, anche se in buona salute, hanno una ridotta capacità di risposta agli stimoli antigenici ed è quindi importante scegliere per loro un vaccino in grado di potenziare la risposta immunitaria», aggiunge Pregliasco. «Nei vaccini adiuvati, oltre all’antigene, cioè quella sostanza che è propria dei batteri o dei virus verso la quale dobbiamo innescare la difesa, contiene anche altre sostanze “adiuvanti”, che aiutano il sistema immunitario a reagire in maniera più efficace al virus». Non a caso di recente il Joint Committee on Vaccination and Immunization (JCVI) Inglese ha espresso parere positivo sull’utilizzo del vaccino trivalente adiuvato negli over 65 in Gran Bretagna a partire dalla stagione influenzale 2018-19.
di Paola Trombetta