Si fa un gran parlare di innamoramento, di giovani, di coppie, soprattutto in un giorno come quello dedicato a San Valentino. Ma si dimentica spesso che la disinformazione e la mancata educazione sessuale dei giovani può portare a gravi conseguenze, come le malattie a trasmissione sessuale e il ricorso all’interruzione di gravidanza, con conseguenze gravi, soprattutto psicologiche. A questo proposito fanno riflettere i dati resi noti di recente dall’OMS, dai quali emerge che, nel mondo, il 41% delle gravidanze sono indesiderate e di queste la metà ha come esito un’interruzione volontaria. L’OMS conferma che, se tutte le donne utilizzassero contraccettivi sicuri, il numero delle gravidanze indesiderate crollerebbe del 70%.
In Italia sembra in calo il ricorso all’IVG negli ultimi anni, anche per la recente diffusione della “pillola dei cinque giorni dopo”, che pare aver ridotto di due terzi il rischio di gravidanze indesiderate. Con il pericolo però che questa contraccezione d’emergenza sostituisca quella tradizionale. Siamo infatti al di sotto della media europea per l’utilizzo dei contraccettivi ormonali, con una percentuale del 14%, al pari dell’Ungheria, rispetto al 40-42% di Olanda e Belgio e al 31% di Germania e Francia, dove la pillola viene però rimborsata dal SSN. In Italia esistono stridenti differenze regionali sull’uso della pillola, che vanno dal 29% in Sardegna al 7% in Campania e Basilicata, con una media del 18% in Lombardia e Piemonte. Qual è il motivo di percentuali così basse? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Manuela Farris, specialista in Ginecologia e Ostetricia e docente alla Sapienza Università di Roma, consigliere della Società Italiana di Ginecologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SIGIA) e membro della Società Italiana di Contraccezione (SIC), in occasione dell’evento promosso a Milano da Bayer Italia.
Perché c’è ancora tanta diffidenza nella pratica di una contraccezione responsabile?
«I giovani sono decisamente poco informati sull’efficacia dei vari metodi contraccettivi e hanno molti pregiudizi, soprattutto sulla contraccezione ormonale, tra cui la falsa credenza che faccia ingrassare o interferisca sull’equilibrio ormonale. L’89% delle ragazze ricorre a Internet come fonte d’informazione, con la conseguenza di incappare spesso nelle cosiddette “fake news”. Il 48% chiede agli amici. E questo a scapito dei ginecologi che dovrebbero essere al primo posto come fonte d’informazione su sessualità e contraccezione. E a scapito anche delle mamme che dovrebbero incoraggiare le figlie a rivolgersi al ginecologo. Molte, invece, ostacolano l’uso della contraccezione per le figlie, perché sono ancorate a retaggi del passato, quando la contraccezione ormonale si avvaleva di pillole a dosaggi molto alti che provocavano non pochi problemi. Ci sono poi le mamme più “aggiornate” che addirittura consigliano direttamente alla figlia di utilizzare la spirale, perché anche loro l’avevano usata in passato. A questo punto forse si dovrebbero “informare” anche i genitori e la scuola potrebbe essere il luogo idoneo per questo compito. Un esempio pilota è stato attuato di recente dal dottor Francesco De Seta, ginecologo di Trieste, che ha organizzato incontri con i genitori e i ragazzi per parlare di sessualità responsabile».
Spetta dunque principalmente ai ginecologi il compito di informare le giovani sulle scelte contraccettive più opportune?
«Il ginecologo deve diventare la figura di riferimento delle ragazze. E dovrebbe saper fare anche il medico e contemporaneamente lo psicologo per conquistare la loro fiducia. A volte vengono da me le giovani accompagnate dalle madri, a volte un po’ troppo invadenti. E’ mia abitudine un colloquio preliminare con entrambe. Ma poi preferisco parlare solo con la ragazza e mi è capitato anche di dover accompagnare alla porta la mamma troppo “insistente”… Se si riesce a guadagnare la loro fiducia, le ragazze ti parlano della propria intimità e a questo punto puoi introdurre serenamente il discorso sulla contraccezione, spiegando loro che il contraccettivo ideale è doppio: il preservativo per evitare le infezioni sessualmente trasmissibili e la pillola per evitare le gravidanze indesiderate. Per evitare che le mamme si preoccupino, ogni tanto trovo qualche giustificazione alla prescrizione della pillola, sottolineando più la funzione curativa che quella di contraccettivo…».
Ma le giovani di oggi conoscono l’esistenza di tante tipologie di contraccettivi?
«La conoscenza delle giovani sui contraccettivi è purtroppo molto limitata. Nonostante il 50% delle ragazze consideri la contraccezione fondamentale, più della metà ha rapporti non protetti. Pur considerando la pillola (88%) e il preservativo (93%) i metodi anticoncezionali più efficaci, il 55% ritiene che anche la “pillola del giorno dopo” sia un sistema contraccettivo efficace. Gli altri metodi contraccettivi sono, per la maggior parte dei giovani, praticamente sconosciuti. Eppure esistono tanti altri sistemi che si possono adattare alle singole esigenze. Come i cerotti settimanali o l’anello vaginale mensile, che potrebbero risolvere il problema delle dimenticanze. Oppure il nuovo sistema intrauterino, più piccolo della vecchia spirale, che rilascia bassi dosaggi ormonali solo a livello uterino ed è indicato anche per le ragazze giovani, e per chi soffre di mestruazioni abbondanti, la cui efficacia contraccettiva dura tre anni. Per non parlare del bastoncino da impiantare sottocute che dura tre anni, ma in Italia viene proposto molto raramente. Insomma non c’è che l’imbarazzo della scelta: tanti sono i sistemi contraccettivi in grado di rispondere alle esigenze di ogni ragazza a qualsiasi età. L’importante è conoscerli e saperli scegliere liberamente, meglio se con la consulenza del ginecologo, che deve però conoscere a fondo la paziente, come fosse il suo medico di fiducia, per comprendere le sue esigenze e individuare eventuali problemi organici che potrebbero interferire con l’uso di certi contraccettivi ormonali».
di Paola Trombetta
Una petizione per la contraccezione gratuita
Spirale al rame (Iud), nuovi sistemi intra-uterini con progestinico, soprattutto per donne con perdite emorragiche uterine non associate al ciclo mestruale (metrorragia), pillola progestinica, impianto sottocutaneo con progestinico, preservativi per minorenni e partner di persone Hiv positive, pillole di seconda generazione, anello vaginale e cerotti. Sono queste le 6 opzioni di contraccezione, attualmente più efficaci e maggiormente utilizzate, per cui è partita un mese fa una petizione online, che ne chiede la gratuità. Su tutto il territorio e per tutta la popolazione in età fertile, perché in Italia i contraccettivi, salvo rare eccezioni, sono a carico dei cittadini. Un costo aggiuntivo che pesa sul budget, già in crisi, della popolazione e delle famiglie e che non risponde al diritto alla procreazione responsabile sancito dalla legge del 1975, che già da allora istituiva i consultori familiari. La petizione in poche settimane ha già raccolto 60mila firme: forte di questi numeri, il Comitato per la Contraccezione è pronto a rivolgere all’Agenzia del Farmaco e al Ministero della Salute, la richiesta di un’intimità “protetta” da costi aggiuntivi, dal rischio di gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili. Insomma “gratuitamente” sicura. Una richiesta che farebbe allineare l’Italia ad altri Paesi europei come la Francia, il Belgio e la Germania in cui pillole e preservativi sono gratuiti. E che ridurrebbe anche la spesa pubblica, per la riduzione del numero di interruzioni di gravidanza in regime di ricovero, che costano al Sistema Sanitario Nazionale all’incirca 2mila euro l’una e ridurrebbe significativamente le gravidanze indesiderate. Senza dimenticare i risvolti positivi sulle donne o le famiglie che affrontano già disagi economici e sociali, per le quali il supporto di una contraccezione gratuita rappresenterebbe una garanzia di salute per la donna, ma anche per la sessualità e il benessere della coppia. Se vuoi sottoscrivere la petizione, clicca qui. F.M.