«I miei due figli (19 e 16 anni) mi chiamano “mamma metastatica” per sdrammatizzare la mia malattia. Ma poco più di tre anni fa non è stato facile per loro accettare la mia diagnosi di tumore al seno e il successivo percorso di una malattia che ha intaccato anche altri organi». È il racconto di Stefania Pisani, 55 enne di Napoli, che da 2 anni convive con un tumore al seno “metastatico”.Una diagnosi tardiva, un nodulo scambiato per un fibroadenoma di un centimetro e nel giro di 6 mesi più che raddoppiato come dimensioni. «Sentivo che il nodulo era diventato più grosso e per questo ho ripetuto, dopo soli sei mesi, una mammografia che ha confermato, insieme all’ago aspirato, la diagnosi: carcinoma duttale infiltrante con linfonodi positivi. Alla mastectomia totale è seguita a breve la chemioterapia e la radioterapia, che sembravano aver bloccato il tumore. Purtroppo però, dopo un anno e mezzo, la malattia è progredita, con metastasi alla pleura, prima, e al polmone poi. All’inizio ero veramente scoraggiata: l’idea di percorrere questo “miglio verde” che avrebbe avuto un esito letale, mi sconvolgeva. Poi però, quando la malattia si è presentata in tutta al sua gravità, ho avuto una reazione positiva, mi sono detta: voglio vivere a tutti i costi, anche per i pochi anni che le terapie mi consentiranno. In un anno di vita si possono fare tantissime cose! E spero che gli anni diventino sempre più numerosi… grazie alle terapie innovative». Proprio per incoraggiare la ricerca di nuove cure, Stefania si è impegnata nell’Associazione “Noi ci siamo”, nata da circa un anno con l’appoggio di Europa Donna, fondata 24 anni fa da Rosanna D’Antona, che si propone di aiutare le donne a prendere consapevolezza della malattia e rivolgersi ai centri di riferimento specializzati. Perché le terapie innovative e i centri di cura all’avanguardia, oggi sono in grado di cronicizzare una malattia, come il tumore, prima letale. «Anch’io sono in attesa di poter entrare nella sperimentazione di un nuovo protocollo di cura, presso l’Istituto Pascale di Napoli», conclude Stefania. «E spero tanto che questo avvenga al più presto…».
I giorni scorsi, in occasione dell’evento promosso da Pfizer al Centro Congressi La Nuvola di Fuksas a Roma, è stata presentata la prima terapia, approvata da 10 anni a questa parte, per il trattamento delle donne con tumore al seno metastatico, positivo ai recettori ormonali HR+ e negativo al fattore di crescita HER2, che rappresenta circa il 60% di tutti i casi di carcinoma mammario metastatico. Palbociclib, ora disponibile anche nel nostro Paese, dopo aver ottenuto la rimborsabilità da parte di AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, può essere assunto in associazione a un inibitore dell’aromatasi, o in associazione a fulvestrant in donne che hanno ricevuto una terapia endocrina precedente. Nelle donne in pre o perimenopausa, la terapia endocrina deve essere somministrata insieme a un agonista dell’ormone luteinizzante (LHRH).
«In Italia si stima siano circa 30mila le donne con tumore al seno in forma avanzata o metastatica», conferma il professor Sabino De Placido, direttore dell’Oncologia Medica all’Università degli Studi di Napoli Federico II. «Solo il 5-10% dei 50mila nuovi casi all’anno di tumore al seno è in fase metastatica al momento della diagnosi, ma circa il 30% delle donne con diagnosi iniziale di tumore al seno in stadio precoce potrà sviluppare un tumore al seno metastatico nella sua vita. Questo tumore, a differenza della forma non metastatica, si diffonde attraverso i vasi sanguigni o linfatici, e raggiunge altri organi e tessuti, sviluppando nuove sedi di malattia: per questo la guarigione è più difficile con i trattamenti finora a disposizione. Numerosi farmaci innovativi approvati negli ultimi anni, tra cui Palbociclib per le forme ormonopositive, stanno però rendendo il tumore mammario metastatico una malattia “cronica”, con la quale le pazienti convivono sempre più a lungo e con una discreta qualità di vita». I meccanismi molecolari, alla base del processo di diffusione, sono da ricercare nella riprogrammazione dell’espressione genica di alcune cellule neoplastiche, che subiscono mutazioni che le rendono differenti rispetto al tumore primitivo, provocando resistenza ai farmaci antitumorali.
«Nel tumore al seno metastatico HR+/HER2 negativo, la terapia endocrina rappresenta ancora la pietra miliare del trattamento antitumorale: purtroppo però la stragrande maggioranza delle pazienti acquisisce col tempo resistenza a questa terapia», spiega il professor Angelo Di Leo, direttore dell’Oncologia Medica, Nuovo Ospedale di Prato S. Stefano. «Palbociclib rappresenta oggi un’opzione terapeutica ulteriore per prolungare il controllo della malattia senza dover ricorrere alla chemioterapia in un gruppo di pazienti che mostra resistenza alle terapie endocrine tradizionali, con tossicità accettabili e mantenendo una buona qualità di vita. Negli studi registrativi, l’associazione di Palbociclib e fulvestrant ha raddoppiato la sopravvivenza senza progressione di malattia».
Questi incoraggianti risultati sono il frutto di ben tre studi: PALOMA-1 su 150 donne in post-menopausa con carcinoma mammario metastatico positivo al recettore degli estrogeni (ER+)/HER2- che non avevano ricevuto una precedente terapia per la loro malattia avanzata; lo studio PALOMA-2 eseguito su 600 pazienti e il PALOMA-3 in donne con cancro al seno metastatico HR+/HER2- dopo terapia endocrina. Tutti e tre gli studi hanno dimostrato che Palbociclib, in combinazione con una terapia endocrina, prolunga significativamente la sopravvivenza libera da progressione rispetto alla sola terapia endocrina.
di Paola Trombetta
Prosegue la Campagna “Voltati. Guarda. Ascolta”
Ritorna nei primi mesi del 2018 la campagna “Voltati. Guarda. Ascolta”, promossa da Pfizer in collaborazione con Europa Donna Italia e Susan G. Komen Italia, con l’obiettivo di rompere il silenzio che circonda il tumore al seno metastatico e ribadire l’importanza di garantire a tutte le pazienti il diritto alla migliore qualità di vita possibile, l’accesso alle più innovative terapie, la continuità o il reinserimento lavorativo. «Il successo registrato dalla campagna durante lo scorso anno e la grande partecipazione delle pazienti dimostrano che si tratta di uno strumento efficace per aiutare le donne a uscire dall’isolamento e offrire loro l’opportunità di esprimersi, di essere ascoltate, di raccontare la propria esperienza di vita», afferma Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia. «Possiamo dire con soddisfazione che stanno finalmente cominciando a nascere quella solidarietà e quel consenso sociale che rappresentano una leva importante per la nostra richiesta di una Giornata Nazionale dedicata alle donne con tumore al seno metastatico». Fino al 31 marzo le pazienti potranno inviare le loro storie al sito www.voltatiguardaascolta.it: oltre alla diffusione di tutte le storie attraverso il sito, come nella prima edizione, tre racconti delle pazienti saranno selezionati da una giuria per essere diffusi attraverso libretti e audioracconti letti da attrici professioniste. Una delle storie verrà poi selezionata per la trasposizione in un cortometraggio, veicolato attraverso i canali social e Festival cinematografici.
Nella prima edizione della campagna 2017, ecco le storie delle donne protagoniste degli eventi di piazza organizzati intorno all’installazione La Folla Immobile che ha coinvolto tre città – Napoli, Torino e Bologna – alle quali si aggiungono quest’anno Verona, Bari e Catania. A maggio, “Voltati. Guarda. Ascolta” parteciperà con un proprio stand al villaggio della Race for The Cure 2018 nell’edizione di Roma (17-20 maggio) e di Bari (25-27 maggio). P.T.