Con la stagione più calda, si accentuano problemi quali pesantezza e gonfiore alle gambe, dolore e indolenzimento, inestetismi spesso associati alla comparsa di capillari e varici: per una donna su 2 sono disturbi comuni, influenzati dalla familiarità e legati all’invecchiamento. Solo il 32% li riconosce come espressione di una patologia sottostante, la malattia venosa cronica, che interessa fino all’80% della popolazione, le donne tre volte più degli uomini, e che può insorgere già a partire dai trent’anni. «Le donne non hanno consapevolezza del significato dei diversi sintomi associati alla malattia venosa: quasi sette su 10 ignorano che possono essere segnali di una patologia cronica, tant’è che solo il 30% si rivolge al medico per intraprendere un percorso di cura», afferma Paola Parenti, Vice President DoxaPharma, commentando i risultati di un’indagine condotta nel mese di marzo su oltre 500 italiane tra i 35 e i 45 anni e presentata i giorni scorsi a Milano in occasione dell’evento: “Donne in gamba. Imparare a prendersi cura di sé a partire dalle gambe”, promosso da Mediolanum Farmaceutici.
«La scarsa conoscenza del problema – continua l’esperta – si scontra però con il peso dei sintomi sulla qualità di vita, anche delle giovani donne: una donna su 2, tra i 35 e i 45 anni, dichiara di aver sofferto o di soffrire di disturbi alle gambe, in particolare gonfiore (37%), presenza di vene varicose (19%), pesantezza (18%), dolore (13%). Non va poi trascurato che per una donna su 2 la malattia venosa ha un impatto psicologico importante, dovuto soprattutto alla visibilità degli inestetismi (65%) e alle limitazioni nello stile di vita (43%)». Quali rimedi adottare? «Se non è possibile agire su fattori di rischio quali familiarità, sesso, età, è invece possibile fare prevenzione intervenendo sulle abitudini di vita quotidiane, sul controllo del peso e sull’alimentazione», puntualizza Ambra Morelli dell’Associazione Nazionale Dietisti (Andid). «Si consiglia di arricchire la dieta con frutta e verdura che, oltre a favorire il controllo del peso, forniscono vitamine e nutrienti ad azione antinfiammatoria e antiossidante che preservano l’integrità dei vasi. Anche l’idratazione è fondamentale per un buon funzionamento del sistema cardiovascolare. Infine, sarebbe opportuno mantenere il più possibile le gambe in movimento durante il giorno, magari preferendo le scale all’ascensore, scegliendo di andare a piedi per piccoli spostamenti, usare scarpe e indumenti comodi che rispettino l’ anatomia e non siano di ostacolo al ritorno venoso».
«La patologia venosa cronica è infatti causata da disfunzioni nei meccanismi di ritorno del sangue, dalla periferia verso i polmoni», spiega il professor Angelo Santoliquido, responsabile dell’Unità di Angiologia, della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma. «Nelle vene delle gambe, il sangue deve compiere un percorso contro la forza di gravità, possibile solo grazie a valvole che si aprono all’arrivo del sangue, spinto dai muscoli e dalla pompa plantare, e si richiudono dopo il suo passaggio per impedire che ritorni verso il basso. Già verso i trent’anni, complici anche la gravidanza, la sedentarietà, il sovrappeso, l’eventuale utilizzo di terapie ormonali, unitamente alla predisposizione genetica, le pareti delle vene cominciano a perdere elasticità e le valvole tendono a dilatarsi, provocando quella serie di sintomi fastidiosi – gonfiore, pesantezza, dolori, crampi – che, se non si interviene tempestivamente, tendono a progredire con la formazione di vene varicose che possono degenerare in edemi, ulcere, fino ad arrivare all’evenienza estrema della trombosi. Per questo è fondamentale mantenere trofico l’endotelio, il tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, implicato anche nei processi infiammatori, alla base della malattia venosa cronica».
Ai primi campanelli d’allarme, si consiglia allora il consulto di uno specialista per una corretta diagnosi. Oggi ci sono terapie specifiche che possono essere assunte proprio per prevenire l’insorgenza della malattia. «Il trattamento efficace non è quello che riduce l’intensità dei sintomi, come accade con gli integratori alimentari, ma che agisce sulla causa del problema, ovvero l’infiammazione, con il duplice effetto: di limitare la progressione della malattia, e di migliorare i sintomi», aggiunge il professore. «Esistono diversi farmaci di provata efficacia clinica, tra i quali il mesoglicano che, essendo costituito dagli stessi componenti di cui è fatto l’endotelio, lo “nutre”, correggendone le disfunzioni e migliorando il tono del microcircolo venoso».
Per sensibilizzare le donne a questo problema, è partita in questi giorni la campagna “Donne in Gamba”, un’iniziativa social al femminile: coinvolgerà le piattaforme Facebook e Instagram, per condividere esperienze, scambiarsi consigli ed affrontare con grinta ogni situazione (#proteggiletuegambe).
di Paola Trombetta